Giocattoli e stereotipi di genere: colpevoli anche le musiche degli spot

Suoni più forti e rumorosi per i maschi, melodie più soft per le femmine: è il risultato dello studio fatto dalla Queen Mary University di Londra che porta la firma di Luca Marinelli

7 novembre 2024

Giocattoli e stereotipi di genere

Le bambole sono giochi da femmine, le macchinine sono da maschi. Se questa distinzione vi sembra ormai superata vi sorprenderà sapere – o magari no – che non lo è per gli spot pubblicitari che continuano a veicolare stereotipi di genere, non solo attraverso parole e immagini ma anche con le musiche. A farlo notare è uno studio della Queen Mary University di Londra, che vede come primo autore l'italiano Luca Marinelli, pubblicato sulla rivista Plos One

In anni di ricerche, “il ruolo della musica nella rappresentazione di genere è stato ampiamente ignorato - afferma Marinelli - ma i nostri risultati mostrano che le colonne sonore sono fondamentali nel plasmare la percezione di genere fin dalla più tenera età”. Analizzando un ampio campione di pubblicità di giocattoli trasmesse nel Regno Unito, i ricercatori hanno trovato alcune differenze negli stili musicali utilizzati, in base al target a cui si rivolgono. Negli spot per bambini, ad esempio, le colonne sonore sono più rumorose, aspre e forti, rafforzando così il concetto di mascolinità. Al contrario, quelli rivolti alle bambine sono allietati da musiche più soft e armoniose, legate al tradizionale concetto di femminilità.

Lo studio approfondisce anche le radici storiche e culturali delle associazioni tra determinati strumenti musicali e identità di genere. L'arpa, per esempio, è spesso percepita come femminile perché riporta alla memoria le donne nei salotti francesi del XVIII secolo, mentre i tamburi, a lungo utilizzati in guerra, sono solitamente associati alla mascolinità. "Queste scelte di progettazione sinergiche non sono casuali; sono deliberatamente in linea con le consolidate norme di genere” osserva Marinelli. “La musica di genere nella pubblicità non influenza solo il modo in cui vengono commercializzati i giocattoli, ma plasma l'esperienza affettiva dello stesso spot pubblicitario – sottolinea il coordinatore dello studio Charalampos Saitis – I bambini ricevono questi messaggi a più livelli e l'impatto emotivo della musica rafforza il binarismo di genere in modi sottili ma potenti”.