Giovani e lavoro: per Millennial e Gen Z la carriera è passata di moda

Sono cambiate le priorità: i giovani non rincorrono più il "posto fisso", ma la felicità e il benessere personale. Non ci rinunciano e non scendono a compromessi

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI -
12 gennaio 2024
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La tendenza è chiara: per sopravvivere al logorio della vita moderna, i giovani - a cavallo tra Millennial e Gen Z - cercano, per come possono, di stare alla larga da scolorite e stanche versioni di loro stessi, in equilibrio tra vite pianificate e la ferma volontà di non omologarsi né lasciare che sogni e felicità si spengano. Una corsa a ostacoli che troppo spesso fa a pugni con un mondo del lavoro che sembra non essere troppo intenzionato ad andare nella direzione dell’autodeterminazione.

Una faccenda complessa e controversa che Hacking Talents, piattaforma digitale che supporta le organizzazioni nell’esecuzione delle strategie sul fronte delle risorse umane, ha affrontato nella pubblicazione del nuovo “Generazioni a confronto nel mondo del lavoro”, un report realizzato in collaborazione con Factanza Media che analizza le principali emozioni e le esigenze percepite dalle diverse generazioni in ambito lavorativo.

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I giovani e l'ansia per il futuro

Il primo e più inquietante dato riguarda il fatto che le giovani generazioni degli anni Venti del Duemila sono le prime dopo decenni a non possedere una condizione di vita migliore delle precedenti. Lo scenario è sempre lo stesso e ampiamente noto alle cronache: dai quarantenni in giù, pensare a lungo termine rappresenta più un’angoscia che un auspicio e l’impatto sul benessere psicologico è devastante.

Raggiungere la posizione lavorativa e sociale desiderata somiglia più a un miraggio che a un traguardo e i compromessi da fare appaiono assai impegnativi. Se a ciò si aggiunge che si ha a che fare con generazioni molto più istruite rispetto alle precedenti, la combo è servita. Competenti, non più giovanissimi, nella maggior parte dei casi con un lavoro ben al di sotto delle aspettative sociali.

Un anticonformismo di reazione dai tratti ben definiti, che vede Millennial e Gen Z togliere dal centro della stanza e dei ragionamenti la carriera. Per loro, la vera realizzazione pare essere la felicità personale, il resto è contorno. Un contorno che collabora al raggiungimento della felicità, s’intende, ma pur sempre un contorno.

La questione non finisce qua. I giovani lavoratori vogliono anche essere e sentirsi liberi. Degli intervistati, solo 2 su 5 hanno dichiarato di avere la possibilità di esprimersi liberamente. Allarmante, poi, il dato relativo allo stress: il 64% ha dichiarato di provarlo ogni giorno sul posto di lavoro.

Stress diffuso: solo il 10% si sente appagato

Una strage silenziosa di felicità piegata al cospetto di uno stipendio a cui, nonostante tutto, proprio non si può rinunciare. Eppure loro probabilmente baratterebbero ben volentieri qualche euro del proprio stipendio con un ambiente lavorativo basato su relazioni umane sane e positive. Preoccupante anche la percentuale relativa alla soddisfazione: solo il 10% si ritiene appagato.

Secondo Hacking Talents, la chiave sta nella condivisione e nel confronto. Per uscire dalla zona d’ombra in cui ci siamo volontariamente infilati dopo decenni di vita votata alla carriera, l’unico modo per salvarsi è creare connessioni umane e puntare tutto sul benessere delle persone. E poi: politiche attive per ridurre il gap intergenerazionale; formazione sulla comunicazione efficace; crescita professionale personalizzata grazie all’esperienza di coach certificati; percorsi di leadership.

Lavorare in un ambiente caratterizzato da relazioni positive, da una comunicazione chiara e dalla possibilità di crescere all’interno dell’organizzazione - sia sul piano professionale che personale - sono elementi imprescindibili. Lo sostiene Hacking Talents, lo confermano ogni giorno schiere di giovani in balìa di un presente difficile da interpretare e ostaggi di un futuro che, ai loro occhi, sembra non arrivare mai.

A leggerla con gli occhi dell’arte, quello di Millennial e Gen Z appare un appello a salvare l’anima, a non tacere, a non rassegnarsi, a non inchinarsi, a non vendersi. Una reazione istintiva a una società che, in nome del progresso, ha lasciato indietro l’umanità.

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I giovani vogliono respirare a pieni polmoni la loro esistenza, senza respingere sentimenti ed emozioni in cambio di un posto sicuro, e non hanno alcuna intenzione di guardarsi allo specchio e riconoscersi scontenti. Una imperfetta perfezione quella che vanno cercando, che ha come unica ambizione essere spettatrice di un presente autentico, da tramandare ai figli dei figli.

Viene da pensare che, più che della politica, ci sia bisogno di un risveglio delle coscienze e di qualche poeta contemporaneo capace di riaccendere menti e cuori sapientemente allenati a non funzionare. Di sicuro, qualche riforma sarebbe comunque parecchio utile.