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Home » Lifestyle » Il cane più vecchio del mondo ha 30 anni: Bobi, l’amico a quattro zampe della famiglia Costa

Il cane più vecchio del mondo ha 30 anni: Bobi, l’amico a quattro zampe della famiglia Costa

Nato in una cucciolata con tre fratelli, scampato all'abbattimento, l'animale vive in Portogallo e "gode ancora di buona salute per la sua età" dicono i padroni

Camilla Prato
3 Febbraio 2023
Bobi, il cane più vecchio al mondo

Bobi, il cane più vecchio al mondo

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Bobi è il cane più vecchio del mondo. L’animale ha raggiunto la veneranda età di 30 anni ed è stato nominato dal Guinness World Records il più anziano del pianeta, battendo un primato che resisteva da un secolo. Bobi, che vive in Portogallo con i suoi padroni, è un purosangue Rafeiro do Alentejo, una razza che ha un’aspettativa di vita media di 12-14 anni. Il precedente cane più vecchio in assoluto era l’australiano Bluey, morto nel 1939 all’età di 29 anni e cinque mesi.

Bobi, che vive con la famiglia Costa in Portogallo, ha più di 30 anni e gode di buona salute

Al 1° febbraio, infatti, Bobi aveva 30 anni e 226 giorni e i suoi padroni sostengono che tutto sommato stia bene per la sua età. Il primato di “vecchiaia”, stando al Guinness World Records, è stato convalidato dal database degli animali domestici del governo portoghese, gestito dall’Unione Nazionale dei Veterinari. Il cagnolone, nato in una dependance con tre fratelli, ha vissuto tutta la vita con la famiglia Costa nel villaggio di Conqueiros, vicino alla riva occidentale del Portogallo. Leonel Costa, che quando è nato l’amico a quattro zampe aveva solo otto anni, ha raccontato che la sua famiglia avevano troppi animali e i suoi genitori erano stati costretti a sopprimere i cuccioli, ma Bobi era riuscito a scappare. Lui e i suoi fratelli tennero allora nascosta l’esistenza del cane, continuando a prendersene cura in segreto, finché alla fine è stato scoperto ed è diventato parte della famiglia.

“Tra una scatoletta di cibo per animali o un pezzo di carne, Bobi non esita e sceglie il nostro cibo“, racconta divertito il signor Costa, che immerge sempre il cibo in acqua per rimuovere la maggior parte dei condimenti, nocivi per l’animale. A parte il grande spavento del 2018, quando Bobi stato ricoverato in ospedale veterinario dopo un improvviso collasso dovuto a difficoltà respiratorie, Costa afferma che il cane ha goduto di una vita relativamente priva di problemi e ritiene che il segreto della sua longevità sia “l’ambiente calmo e tranquillo” in cui vive. È possibile inoltre che si tratti di una questione di sangue: la madre di Bobi è vissuta fino all’età di 18 anni. Tuttavia, il tempo ha iniziato a farsi sentire su di lui, che ora ha problemi a camminare e anche la sua vista sta peggiorando. Il suo padrone dice che è “l’ultimo di una lunga generazione di animali” nella famiglia Costa e lo descrive come “unico nel suo genere“. L’incoronazione di Bobi come cane più anziano di sempre arriva due sole due settimane da quando il Guinness World Records aveva nominato un altro cane, Spike il Chihuahua, come il più vecchio vivente, con i suoi 23 anni. dopo gli accertamenti del caso il primato è stato però riassegnato, volando in Portogallo.

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Bobi è il cane più vecchio del mondo. L'animale ha raggiunto la veneranda età di 30 anni ed è stato nominato dal Guinness World Records il più anziano del pianeta, battendo un primato che resisteva da un secolo. Bobi, che vive in Portogallo con i suoi padroni, è un purosangue Rafeiro do Alentejo, una razza che ha un'aspettativa di vita media di 12-14 anni. Il precedente cane più vecchio in assoluto era l'australiano Bluey, morto nel 1939 all'età di 29 anni e cinque mesi.
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