"Non vedo alcun
futuro per lei". Dopo il crollo della capitale afgana, il 14 agosto 2021, una
studentessa universitaria e operatrice di una Ong (di cui non viene rivelata l'identità per sicurezza) è ha rivelato al quotidiano Guardian quello è accaduto in seguito nel Paese, dopo che i riflettori dell'attenzione pubblica si sono spenti, dopo che il mondo è passato a guardare altrove. Ciò che in pochi hanno visto e in migliaia hanno vissuto, è stato di quanto potesse immaginare.
La giovane intervistata dal Guardian racconta il periodo successivo al ritorno dei Talebani a Kabul
Il ritiro dall'
Afghanistan delle truppe internazionali e in particolare quelle americane, ha decretato il ritorno annunciato al potere dei talebani, 'costringendo' di fatto milioni di civili alla fuga. Non tutti, però, sono stati così fortunati da far parte dei passeggeri dei
ponti aerei diretti verso occidente. Oppure, inizialmente, alcune famiglie hanno scelto di rimanere, di non lasciare la propria casa o il lavoro, la scuola dei figli. Tra queste anche quella della giovane attivista, che però poco dopo è stata costretta a scappare nello stato vicino, il
Pakistan. Qui, secondo le organizzazioni internazionali, hanno cercato rifugio migliaia e migliaia di persone afghane, scappati dalla fame, dalle violenze e dal rischio di una nuova guerra civile. Ma anche essere riusciti a fuggire non significa affatto aver trovato
salvezza.
La storia della studentessa
"Attualmente vivo in Pakistan con la mia famiglia. Prima di lasciare l'Afghanistan, lavoravo per una ONG e studiavo anche economia all'università. Quando i talebani hanno preso il potere, non avevo un futuro certo. La mia
istruzione non era più al sicuro, la mia
scuola è stata chiusa. Ero felice prima che i talebani prendessero il potere... Non avrei mai pensato che tutto potesse svanire così. Mia sorella è in dodicesima classe e doveva diplomarsi al liceo. Ma dopo il crollo di Kabul, non abbiamo avuto altra scelta che andarcene. Non vedo alcun futuro per lei. Quando la guardo, anzi, mi vengono le lacrime agli occhi. Non riesco a controllarle. Non ha un futuro e come sorella (maggiore) non posso fare nulla per lei. Abbiamo deciso di lasciare la città un mese fa, quando abbiamo visto che la situazione stava peggiorando.
La gente muore nelle strade e nelle case, e non c'è giustizia. Non c'è certezza e non c'è sicurezza. Non sapevamo quando o per quale motivo saremmo stati uccisi.
Migliaia di afghani sono scappati in Pakistan dopo il ritorno dei talebani al potere
Abbiamo lasciato il nostro Paese e siamo venuti qui (in Pakistan), ma la lotta è la stessa. Non vedo alcun futuro per me o per i miei fratelli. Ma almeno sono felice: ho
salvato la mia vita e quella della mia famiglia. Ho fatto domanda al programma per gli sfollati in Gran Bretagna, in ragione del mio lavoro e perché mia sorella è un'artista e una giornalista. Ma ancora non abbiamo saputo nulla di specifico da loro... Vorrei poter spiegare le difficoltà che attraversiamo. Non abbiamo un posto dove vivere, tutto è più caro e la gente vive per strada, e non si conosce la lingua. I miei fratelli non possono andare a scuola. È come essere
imprigionati in una casa, in una stanza. Vorrei poter dire al governo britannico che ci sono tante altre persone che aspettano un futuro migliore o tante altre persone che sono sfollate. Vorrei poter mostrare loro
il dolore e l'incertezza. Non abbiamo altre opzioni. Non possiamo tornare nel nostro Paese ma non possiamo continuare a vivere qui".