Giorgia Meloni come non l'avete mai vista. O forse sì, qualcuno potrebbe averci perlomeno pensato.... Con “
Artivismo” si intende l’utilizzo della performance artistica come strumento di protesta politica e sociale, una vera e propria
arte della ribellione.
Artisti ribelli nella storia
E di artivisti, nel tempo, se ne sono succeduti molti, a partire da
Banksy, che ha fatto della sua street art un movimento di
denuncia sociale, una cosiddetta
guerrilla art contro l’assurdità della società occidentale, la guerra, l’inquinamento, lo sfruttamento, la repressione, la manipolazione mediatica, la globalizzazione, il consumismo e il razzismo.
Banksy, "Girl and heart baloon"
Volendo fare un passo ancora più indietro nel tempo, anche il quadro
“Guernica” di Picasso, che risale al 1937, potrebbe considerarsi un antecedente dell’artivismo, in quanto il pittore spagnolo utilizza qui la sua arte come critica verso gli orrori vissuti durante il conflitto bellico della città di Guernica durante la Guerra Civile Spagnola.
Nazi-one (tabù istituzionale). Meloni e il tatuaggio
Più di recente, in occasione dell’inaugurazione della fiera di arte contemporanea “
The Others Art Fair” di Torino avvenuta pochi giorni fa, è stato l’artista italo argentino
Javier Scordato, la cui famiglia è fuggita dalla dittatura negli anni Settanta, a far parlare subito di sé. Protagonista delle polemiche sarebbe infatti un quadro che rappresenta la premier
Giorgia Meloni con un
tatuaggio sulla spalla che raffigura
un fascio littorio e una svastica.
L’opera, dal titolo "
Nazi-one (tabù istituzionale)" è una provocazione fin troppo esplicita che, secondo Scordato mirerebbe a rivelare la vera natura della presidente: “Il tatuaggio – spiega l'artivista – rivela le radici di Giorgia Meloni, quello che lei non dice. Non ha mai abbandonato la sua formazione politica, per lei l’antifascismo è un tabù”. L'immagine del presidente del consiglio è ispirata alle figure femminili della pittrice Tamara de Lempicka, ma svela sulla spalla quei segni simbolici ed eloquenti. "È una cosa che dal mio punto di vista le appartiene - racconta l'artista - fa parte della sua
storia politica che però nel tempo
si è sbiadita per essere accettata". Ma non è la prima volta che lo street artist di origini argentine fa parlare di sé; nel 2017 infatti, aveva fatto discutere un suo quadro che rappresentava l’ex sindaco di Torino
Pietro Fassino come mamma l’ha fatto (o altrimenti detto senza veli, completamente nudo), ma con le foto dei Marò al posto delle parti intime, opera che fu poi rimossa dall’esposizione.
Le reazioni
Non sono state poche le polemiche di questi giorni legate all’opera di Javier, tra queste c’è anche chi chiede che vegano presi provvedimenti, come la vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera eletta a Torino Augusta Montaruli, che ha commentato l’accaduto: “Definirsi 'artisti' non può essere un lasciapassare per legittimare la
diffamazione di cui anche gli organizzatori possono essere complici se non avviene una presa di distanza netta”. O anche il capogruppo FdI a Montecitorio, il deputato Tommaso Foti, che ha affermato: “La
differenza tra arte e propaganda è la stessa che c’è tra un artista e un guitto. Quando chi si crede artista non ha argomenti validi o idee brillanti, scade nella banalità: è il caso di Javier Scordato”. Anche sui social gli utenti si sono scatenati, chi difendendo l’arte e la sua libertà d’espressione, chi invece ritenendo inaccettabile il legame tra l’attuale governo italiano e una dittatura del passato. In ogni caso, se lo scopo dell’artivismo è quello di protestare attraverso la propria arte, creare scompiglio attorno a un determinato tema sociale, sembra proprio che l’artista Javier Scordato abbia centrato in pieno l’obiettivo.