L'educazione sentimentale per Maurizio De Giovanni: "Recuperiamo valori perduti"

Il celebre scrittore, nella trasmissione pomeridiana su Rai 3 "La Biblioteca dei Sentimenti" dialoga con giovani e giovanissimi sui classici di oggi e del passato

di GUIDO GUIDI GUERRERA -
4 gennaio 2024
de giovanni 4

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Maurizio De Giovanni, popolare scrittore di narrativa spesso tradotta in immagini per il piccolo schermo divenute iconiche, prende per mano i giovani parlando loro di educazione sentimentale. E lo fa nell’ambito di una trasmissione in onda su Rai 3 alle 15.30, nell’arco di 15 puntate, dal titolo "La Biblioteca dei Sentimenti", volta proprio a stimolare un dibattito sul delicato tema dell’approccio emotivo da parte delle nuove generazioni.

De Giovanni e "La Biblioteca dei Sentimenti"

Si discutono argomenti che toccano di volta in volta problematiche esistenziali e relazionali diverse come la rabbia, la paura, la nostalgia, l’amore e il narcisismo, ma si arriva ad analizzare anche il concetto labile di felicità. Nove sono i giovani tra i 18 e i 22 anni chiamati a dare il loro contributo, che scaturisce dalla lettura di classici del passato e di libri scritti da autori contemporanei.
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"La Biblioteca dei Sentimenti", popolare trasmissione di Rai 3 in 15 puntate

Un duplice sguardo, dunque, al passato e al presente, per tracciare alla fine un disegno quanto più fedele possibile del mondo delle nuove generazioni, "sempre più spesso attratto dall’apparire che dall’essere", come sostiene lo stesso De Giovanni. Una condizione, quella attuale, che si potrebbe definire di carenza sentimentale e che per questo impone una sorta di processo di rinnovata alfabetizzazione diretta proprio a far rinascere quella pietas emotiva, alla base della stessa convivenza civile e fulcro di ogni società progredita e dagli orizzonti aperti. Quindi in un contesto sociale venato spesso da troppo materialismo, il dialogo aperto tra Maurizio De Giovanni, i suoi ospiti e i ragazzi vuole essere il grimaldello speciale per riattivare coscienze spesso sopite da miraggi effimeri, uniti a una errata e personale descrizione del mondo irreale quanto un videogioco. Una scommessa già vinta, a giudicare dagli alti indici di ascolto raggiunti. De Giovanni, perché si avverte il bisogno di impartire un’educazione sentimentale ai giovani? "Per il semplice fatto che si va sempre più radicando una cultura dell’apparire lontana dai sentimenti, che definirei fondata sulla materialità e su modelli improntati all’ostentazione e al lusso. Una situazione generale poco edificante che deve essere risanata ripristinando valori di tipo sentimentale forse andati perduti. Non dimentichiamoci che parlare di sentimenti ritrovati equivale a gettare ponti nei confronti degli altri".

L'importanza dell'educazione (ai sentimenti)

Che senso ha discutere di educazione al sentimento in un contesto sociale in cui per certi versi difetta l’educazione tout court? “Ha un’importanza centrale e trovo rassicurante per noi adulti che i giovani trovino nei sentimenti la loro peculiare essenza. Per questo rifondare questo specifico ambito educativo equivale al recupero di valori che, per molte ragioni, sono andati perduti. Significa innanzitutto cominciare a vivere le relazioni all’insegna del rispetto e della dolcezza, elementi imprescindibili soprattutto nel rapporto di coppia. A questo va aggiunta una maggiore sensibilità nei confronti degli ultimi e dei più svantaggiati nel contesto sociale.
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Maurizio De Giovanni (PH. Fiorella Passante)

Un gruppo che ha consapevolezza di sé si afferma sempre adeguandosi alla velocità dell’ultimo, mai del primo, che invece è aggressivo, prevarica e si sente in perenne competizione. Ecco, questo a mio parere è un esempio di atteggiamento decisamente poco sentimentale". Come si sente nel ruolo di educatore? “Nel mio ruolo di padre credo di non aver fatto male. I miei due figli sono ormai grandi, uno ha 31 anni e l’altro 34: mi fa piacere che nelle loro professioni, medico e ingegnere, mostrano tutta la ricchezza di quella sensibilità sociale alla quale li ho sempre educati e che fa parte integrante della cultura del sentimento. Nella trasmissione che conduco mi curo di porre il problema evitando un atteggiamento partigiano nei confronti dei buoni o dei cattivi sentimenti, proprio per stare alla larga da paternalismi, sdolcinatezze e retorica. Ritengo che porsi il problema del sentimento alla stregua di oggetto di riflessione, di narrazione e dibattito equivale ad aver compiuto un grande passo. A mio giudizio è innanzitutto essenziale non pensare mai ai sentimenti come a un aspetto debole della propria natura, quanto piuttosto espressioni di un valore da difendere e anzi esaltare". Anche la sua educazione sentimentale, come nel caso di Flaubert, descrive un’epoca ed è segno dei tempi? "Credo senz’altro che la mappatura dei sentimenti sia fatta proprio per descrivere e identificare un’epoca, per segnare un perimetro all’interno del quale si sviluppa un determinato tipo di società. La contestualizzazione del prevalere e dell’affermarsi di certi sentimenti è perciò essenziale. Prendiamo ad esempio la rabbia, di per sé stato d’animo negativo e pericoloso: solo se inseriamo questo ri-sentimento in un particolare contesto sociale le cose cambiano. Le proteste civili nascono proprio da un moto di rabbia, che è figlia dell’indignazione. Se noi osserviamo cose insopportabili come le disparità, le violenze, le discriminazioni siamo mossi da un sentimento di sdegno insopprimibile. E allora la rabbia, cattiva di per sé, si trasforma in cosa buona e perfino utile. Questo ci deve insegnare che ogni sentimento deve essere analizzato sempre da più punti di vista".
 
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Giovani e lettura: un rapporto difficile

Che rapporto hanno i giovani con i libri? "Intanto va detto che i libri sono di per sé una scuola di sentimenti perché li descrivono e li suscitano, accendendo l’immaginazione che non serve quando per esempio si sta guardando un film in cui predomina tutta l’evidenza delle immagini. In sintesi significa che leggere è un'azione attiva mentre mettersi davanti a uno schermo è passiva. Cose molto diverse, anzi opposte, tra loro. La lettura, che a mio parere è un’attività insostituibile, implica concentrazione, analisi, riflessione e quindi coinvolge in pieno il nostro cervello, lo stimola e lo nutre al contempo. Ecco perché l’allontanamento dai libri specialmente nelle nuove generazioni è un vero e proprio pericolo: se non si riesce più a immaginare viene a mancare ogni capacità d’inventiva e questo impedisce di cambiare il mondo". Le tecnologie stanno fagocitando tutto, o c’è speranza che la carta stampata abbia ancora chance di sopravvivenza? “Io credo che parola scritta abbia ancora tante buone possibilità, un po’ come la radio, perché entrambe rappresentano forme di comunicazione difficilmente sostituibili per la loro intrinseca qualità. Quindi sono certo che nessuna tecnologia virtuale possa insidiare questo primato. La necessità di costruire con l’ausilio della mente la narrazione non potrà mai essere soppiantata da qualsivoglia marchingegno artificiale. Parto dal presupposto che la forma migliore di narrazione è la favola raccontata dalla madre al suo bambino, perché quella voce non solo stimola l’immaginazione creando stupore, ma rimarrà con ogni probabilità impressa per sempre nella memoria dell’adulto.
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Il noto scrittore di narrativa parla con i ragazzi tra i 18 e i 22 anni

Al contrario ciò che ci viene dalla schermo è paragonabile a un omogeneizzato che magari garantisce tutti i nutrienti possibili ma ti toglie il piacere dei sapori e del masticare". Cosa emerge da questi dialoghi con i giovani? "Sono ragazzi tra i 18 e i 22 anni a cui è stata affidata la lettura di libri per poi discuterne tra loro e con noi presenti nel programma. Da questi incontri, che sono di per sé meravigliosi per le tematiche svolte, emerge tanta fame di conoscenza, di apprendimento proprio di quel meccanismo sentimentale forse troppo a lungo ignorato fino allo smarrimento totale. È una trasmissione che ogni adulto dovrebbe guardare per entrare in una corretta sintonia con il contemporaneo universo giovanile.” Come giudica l’allarme lanciato a livello europeo sulle difficoltà di apprendimento dei ragazzi, sempre più distratti dall’uso dei cellulari? "Ripeto: se l’apprendimento avviene per immagini non può produrre buoni risultati. Quindi lo scritto dovrebbe essere fatto amare innanzitutto da docenti preparati a formare le nuove generazioni che fatalmente vivono il loro tempo. Devono quindi essere insegnanti in grado di provocare emozioni, perché riescono ad affascinare trasformandosi così in veicolo potenziale di conoscenza. Un buon maestro è colui che cattura l’attenzione dell’allievo creando un legame emozionale".
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Per l'autore l'apprendimento e l'educazione non possono passare per gli schermi, ma attraverso la lettura (PH. Fiorella Passante)

Qual è il suo personaggio letterario più sentimentale? "Il mio personaggio più amato è Edmond Dantes del 'Conte di Montecristo' di Dumas, proprio per il forte sentimento che lo anima. Poi ci sono naturalmente quelli che ho creato io… Direi che il commissario Ricciardi è l’emblema della condivisione del dolore, mentre Sara è il polo d’osservazione degli altri, così come Mina Settembre è paladina delle istanze sociali. Ma anche i personaggi dei 'Bastardi di Pizzofalcone' hanno importanti peculiarità sentimentali, mentre per tornare ai romanzi che vedono protagonista Ricciardi, il brigadiere Maione è la figura per eccellenza del padre che vive per la sua famiglia e ha subito la perdita del primogenito. Per non parlare del trans Bambinella e della sua immensa carica umana. Sì, sono sicuro che Dantes mi abbia legato emotivamente a sé come spero di continuare a fare con i miei lettori e tutti quelli che hanno appreso ad amare , mettendola ogni giorno in pratica, la forza straordinaria e contagiosa dei sentimenti".