Una vita avventurosa, ma soprattutto una vita dedicata all’arte che è poi quella per cui Leonetta Marcotulli – ospite alla trasmissione Le Ragazze a Raistoria – è più famosa e non solo in Italia. La scultrice romana il 2 gennaio compirà 96 anni, è ancora attiva nel suo studio di Rocca Canterano (Roma) e continua a “cercare l’anima delle cose e metterla dentro una forma”. La sua vita l’ha però contraddistinta anche per il coraggio con il quale ha affrontato i due sport nei quali lei è diventata protagonista: il volo a vela e l’automobilismo. “Ho cominciato a volare – racconta – perché il mio maestro di sci, conosciuto durante una settimana bianca sul Terminillo, aveva anche un aliante, e scendevamo dalle piste per andare all’aviosuperficie di Rieti. Volando su un aliante - dice – ascolti un silenzio meraviglioso rotto solo dal rumore che l’aria fa sbattendo sopra le ali”.
Sarà così la prima donna in Italia a ottenere il brevetto per pilota di aliante presso l’Aeroclub di Rieti dove di recente è stata festeggiata. Ma sono le auto che poi la conquisteranno, con le corse in montagna e i rally, due manifestazioni non certo tranquille. “La prima volta che ho partecipato a una competizione – ricorda – è accaduto perché mio fratello mi aveva iscritta al suo posto. Un giornalista venne da me che aspettavo il mio turno in gara e mi chiese: che cosa pensa di una donna che per la prima volta correrà in auto? Io lo guardai e gli dissi: sono io”. Quella della pilota fu una vera e propria professione che Leonetta praticò soprattutto durante gli anni in cui al seguito del padre, ingegnere, visse a Caracas in Venezuela (dopo che da giovanetta aveva vissuto anche a Tripoli dove il genitore e lo zio materno erano stati incaricati da parte di Italo Balbo della costruzione di un monumento). Nel suo palmares c’è la vittoria nella categoria femminile di una delle corse più emblematiche e pericolose del circuito internazionale dei motori, la “Carrera Ruta” conquistata alla guida di una Giulietta Sprint. Vittorie prestigiose sono anche quelle assolute nella Palmarejo-Caracas e nel Gran premio di Cuba. Ma è al ritorno a Roma dal Venezuela – che come tutta l’America Latina resterà però nel suo cuore tanto da avervi esposto molte volte – che la vena artistica di Leonetta si esprime al massimo con la scultura.
“Ho scoperto questa mia vena dopo avere toccato la morte in una corsa in auto nella quale sono finita contro un albero e pensavo di morire, lì la mia mente si è allargata e ne sono uscita fuori”. E così lo studio di via della Lungara a Trastevere è stata la sua “pista” dalla quale sono passati importanti personaggi. “C’era Mario Schifano – dice – che chiacchierava molto, e poi Tano Festa, Emilio Leofreddi e tanti altri. Adoro il fatto che loro ci saranno sempre attraverso le loro opere, quelle non passeranno mai, e spero neppure le mie”. La svolta artistica, benedetta dalla famiglia “perché così non avevano più paura che mi rompessi l’osso del collo in volo o in auto”, è arrivata con la scultura “perché con essa, al contrario della pittura, hai la sensazione di costruire qualcosa”, e le sue “cose” sono soprattutto donne e gatti, mentre la materia è principalmente la creta: “Le mie sculture rappresentano soprattutto donne perché sono più morbide da toccare, e la creta mi piace perché diventa una donna, morbida, bella. L’ispirazione per i miei soggetti viene all’improvviso: ho le mani sulla creta e senza accorgermi comincio, poi guardo e mi dico: ah sì questo mi sembra venga bene e vado avanti. La prima parola la dice la creta e poi il mio cervello ed è la figura che sceglie di venire da me non io che la scelgo. E’ strano, ma non so perché sia proprio così”.
La sua opera più conosciuta sono le “Donne Silenti”, ma numerose sue realizzazioni non solo partecipano a mostre in tutto il mondo, ma sono in importanti collezioni italiane, americane, venezuelane, argentine e francesi. Leonetta, detta Lilly, era soprannominata “marquesa”: ha infatti sposato il marchese Renzo Durand de la Penne, discendente di un importante casato genovese e nipote del ben più famoso Luigi, ammiraglio ed eroe della Regia Marina nella seconda guerra mondiale, e poi parlamentare con la Dc e il Pli. Con il marito, “che aveva un gemello che mi faceva la corte e che a volte si presentava agli appuntamenti invece dell’altro”, Leonetta ha tre figli, Lorenzo - “nato a Roma e battezzato in San Pietro” -, Marina e Alessandra, le femmine nate in Venezuela. Alla vigilia dei suoi 96 anni ha solo un desiderio: “Voglio godermi ancora un po’ la mia casa anche se, al secondo piano senza ascensore, chissà fino a quando mi sarà possibile. Però sono anche curiosa di vedere cosa c’è dall’altra parte. Alla mia età tutti hanno un lungo curriculum, io invece ho una vita piena di amici, di fiori e di sogni”.