A Livorno il giardino Alzheimer friendly, l’assessora: “La buona urbanistica risponde alle esigenze della comunità”

E’ stato presentato pochi giorni fa il progetto a cura della società volontaria soccorso, ma sono tante le idee in cantiere per una città più accessibile e vivibile da tutti. Ne parliamo con l’assessora all’urbanistica Silvia Viviani

di DOMENICO GUARINO
19 settembre 2024

Uno spazio verde a disposizione di tutti, ma pensato appositamente per persone fragili, con percorsi arrotondati delimitati da siepi basse per meglio assecondare il movimento dei pazienti, panchine, piante e fiori per l’ortoterapia. Di fronte alla Fortezza Vecchia, nasce a Livorno il primo giardino pubblico in Toscana “Alzheimer friendly”, dedicato alla cure dei pazienti, situato proprio davanti al Centro Alzheimer, che attualmente ha la possibilità di accogliere 24 pazienti, assistiti da un personale di 21 unità tra medici e operatori.

La realizzazione è a cura della Società volontaria soccorso di Livorno, e il 20 settembre alle 21 al Teatro 4 Mori si terrà un concerto della fanfara dell’Accademia Navale e gli allievi del conservatorio Mascagni il cui ricavato sarà interamente devoluto alla realizzazione del giardino.

Del progetto abbiamo parlato con Silvia Viviani architetta ed assessora all'urbanistica del comune di Livorno.

Da dove parte l’idea?

“L’idea del giardino terapeutico parte dalla presidente della Società Volontaria di Soccorso, Marida Bolognesi, che nel 2023 propone al Comune la realizzazione di un piccolo parco pubblico Alzheimer friendly nello spazio che si trova davanti al Centro Diurno SVS, per il suo utilizzo da parte degli ospiti del Centro medesimo. E’ un’area verde pubblica e fin dall’inizio abbiamo condiviso l’idea che rimanesse uno spazio pubblico e aperto”.

Che caratteristiche avrà il giardino?

“Abbiamo pensato a un giardino da vivere insieme, perciò organizzato con elementi di vegetazione e di arredo tali da rendervi possibile lo svolgimento di attività terapeutiche con operatori dedicati, ma anche un facile utilizzo da parte della popolazione anziana o di chi ha bisogno di percorsi protetti per la deambulazione e il godimento del verde all’aria aperta. In sostanza: un giardino per tutti, progettato con attenzione alle fragilità cognitive ancor prima che fisiche”.

Centro diurno pazienti  alzheimer svs
Centro diurno per pazienti malati di Alzheimer (Svs Livorno)

Come verrà gestito?

“Attraverso la stipula di un patto di collaborazione (in base al regolamento comunale per i beni comuni) tra Comune e SVS per realizzare e far gestire il giardino Alzheimer friendly. Mancano ancora le risorse, perciò abbiamo chiamato la cittadinanza a sostenere il progetto, partecipando al concerto a scopo benefico del prossimo 20 settembre, organizzato in collaborazione con il Teatro Quattro Mori, il cui incasso sarà interamente devoluto per la realizzazione del giardino terapeutico in piazza Piccini”.

Da tempo lei è impegnata nel concetto di urbanistica ‘inclusiva’ e ‘urbanistica di genere’, cosa sono?

“Per me sono la risposta generosa e responsabile ai disagi della contemporaneità. Viviamo un tempo segnato da macerie visibili causate dagli effetti dei cambiamenti climatici, degli inquinamenti, dello sfruttamento delle risorse naturali, ma anche da macerie invisibili prodotte dalla disgregazione sociale, dall’impoverimento culturale, dalla diminuzione delle tutele di tipo universalistico legate alla garanzia dei diritti. Per riscrivere un futuro accettabile mi pare occorrano impulsi solidali e competenti, conoscenza, valori, propensione all’innovazione, sapere esperto, progetto politico. La prospettiva di genere ci permette dunque di misurare la qualità dei servizi pubblici, l’accessibilità dei luoghi, la vita domestica, la qualità dei luoghi di lavoro, la distribuzione della rete commerciale, l’organizzazione dei tempi e degli orari”.

Urbanistica di genere dunque non significa solo banalmente una città a misura di donne...

“No, infatti. Le donne vivono la città dei bambini e dei servizi scolastici, la città dei giovani e degli spazi creativi, la città della famiglia e dei servizi, la città degli anziani e dell’assistenza, ma anche la città dell’amicizia e dei luoghi di aggregazione o quella della solitudine. Sono particolarmente sensibili alla qualità dell’ambiente, alla mobilità sostenibile, alla sicurezza, alla pulizia, all’illuminazione pubblica, al colore. Una mappatura della città fatta dalle donne racconta gli usi e rileva il tempo oltre agli spazi; evidenzia l’insicurezza negli ambienti domestici e in quelli collettivi, promuove la conciliazione fra mobilità e servizi, casa, scuola, giardini, biblioteche, aree per gioco e sport, presidio sanitario, commercio. Le donne pongono la necessità di andare oltre la dimensione quantitativa degli spazi pubblici e la dualità fra servizi e spazi, anche per abbattere le barriere fisiche, sensoriali, percettive, cognitive, sociali, culturali. Infine le donne superano i concetti di disabilità e la parzialità delle soluzioni finora disponibili. In altri termini le donne credono nella città e nella sua capacità di offrire accoglienza, condivisione, convivialità".

Come si realizza, concretamente, un approccio del genere?

“Innanzitutto partendo dalla considerazione che la qualità della città si esprima attraverso la qualità dello spazio pubblico. Il patrimonio urbano fatto di scuole, piazze, alloggi popolari, giardini, strade, biblioteche, circoli, cimiteri è generato dall’evoluzione delle città e dal salto culturale e politico che negli anni Sessanta del secolo scorso produsse lo standard urbanistico, a oggi ineguagliato per rilevanza nell’esser la concreta messa a terra di diritti urbani garantiti a tutti. Questo patrimonio è stato progressivamente banalizzato, abbandonato, scarsamente manutenuto, barattato, ridotto a numeri e colori su carta. Oggi è la leva principale dell’amministrazione pubblica per investimenti a favore della socialità diffusa, della ripresa economica in chiave di conversione ecologica, dell’abitabilità variabile degli spazi. Comprende il “verde”, non un colore ma un elemento costitutivo con molteplici funzioni, da quella ecologica a quella sanitaria; la mobilità come service con la conseguente rivoluzione sugli spazi urbani; l’alloggio sempre meno predeterminato e chiuso. Ne fa parte anche un patrimonio invisibile, quello delle reti e dei sottoservizi, che può e deve essere oggetto di programmi di ri-urbanizzazione ecologicamente efficiente. È necessario integrare -anche grazie alle azioni di pianificazione- le politiche del welfare urbano, da quelle della mobilità a quelle per la casa, da quelle per la salute a quelle per lo sport, che altrimenti confliggono nella necessità di ottenere luoghi ove trasformarsi in servizio pubblico accessibile”.

Giardino alzheimer
Presentazione del progetto a Livorno

Livorno può essere un laboratorio in questo senso?

“Spero proprio di sì. Restando in tema di giardino terapeutico pubblico, stiamo già lavorando per realizzarne un altro in un’area di proprietà del Comune a Montenero in collina (via Numi Campi). Abbiamo fatto vari incontri con le associazioni cittadine che se ne prenderanno cura dopo che il Comune lo avrà realizzato, anche in questo caso con un patto di collaborazione. Qui saremo noi a progettare e realizzare, lo faremo con un percorso partecipato, per arrivare a definire un giardino terapeutico polifunzionale che comprende tre spazi verdi terapeutici sinergici fra loro e fruibili da persone di ogni età, il Giardino per la Malattia di Alzheimer, quello per la Sindrome di Down e quello per il Disturbo dello Spettro Autistico. Le aree dedicate ai tre diversi tipi di disagi saranno connesse con percorsi facili da seguire. Auspico di appaltare i lavori in primavera 2025. Poi potremo approvare il patto di collaborazione complesso (complesso perché sono coinvolte due associazioni) con Delibera da parte della Giunta Comunale e procedere alla presa in carico delle associazioni. Anche in questo caso il giardino è e resta pubblico. Abbiamo pronto anche un altro progetto rilevante...”

Quale?

“Si tratta di un ampio spazio pubblico dove realizzare forestazione, orti sociali accessibili a tutti, giardino terapeutico. Siamo in un ambito segnato dall’espansione urbana periferica prevalentemente commerciale (via del Crocino nel cosiddetto Nuovo Centro). Il progetto nasce dal programma di de-pavimentazione che abbiamo avviato dopo l’approvazione del Piano dell’Infrastruttura Verde Urbana (PIU Verde) e la contestuale adozione del Piano Operativo nel luglio 2023. In via del Crocino sono state smantellate vecchie serre inutilizzate e si sono portati via rifiuti di ogni genere, liberando circa due ettari di spazi che si restituiscono alla città. Si tratta quindi di un intervento di ripristino ambientale e di risanamento ecologico, con il quale si incrementa il patrimonio pubblico e si realizzano opere che porteranno benessere psico-fisico (giardino terapeutico), permetteranno lo svolgimento di attività utili per l’individuo e la collettività (gli orti sociali) e daranno un contributo alla salute delle persone (forestazione). E’ un’attività che ci ha impegnato già per più di un anno e ancora ci porterà via tempo, ma per risanare le città ci vogliono tenacia e pazienza, organizzazione”.