Mata Hari, una farfalla incontro al sole: il fascino della donna libera fino alla fine

Margarethe Geertruida Zelle, questo il nome vero della bellissima olandese dai tratti orientali, incantò il mondo con la sua ipnotica figura e morì, fucilata, portando con sé tutti i suoi misteri

di GUIDO GUIDI GUERRERA -
6 settembre 2023
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"Voglio essere libera come una farfalla che volta verso il sole". È questa forse la frase più emblematica di Margarethe Geertruida Zelle: la donna famosa nel mondo con il nome affascinante di Mata Hari, che tradotto dalla lingua malese significa ‘luce del mattino’.

Chi era Margarethe Geertruida Zelle

Nata in Olanda nell’agosto del 1876 e morta per fucilazione il 15 ottobre 1917 a Vincennes, incarnava in pieno il segno zodiacale di nascita: il leone. Spirito guerriero e indomabile, carattere irriducibile e ribelle, animale da palcoscenico sia quando si esibiva nelle sue sensuali danze che nella vita.
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Margarethe Geertruida Zelle nacque in Olanda nel 1876 e morì fucilata in Francia nel 1917

Donna di molti e di nessuno, spia per convenienza e temerarietà innata fino all’incoscienza, intelligentissima e poliglotta per la sua capacità di riuscire a padroneggiare ben cinque lingue, Mata Hari resta l’emblema per antonomasia della seduzione legata al potere. Ma soprattutto evidente paladina dell’emancipazione femminile, in un’epoca che giudicava semplicemente scandaloso soltanto parlarne. La storia di Margarethe parte da molto lontano. I genitori si separano e lei quando aveva solo 15 anni viene affidata da uno zio a una scuola per maestre d’asilo. Il fascino precoce della ragazzina, sempre ansiosa di mettersi in vista e di distinguersi, fa letteralmente perdere la testa al preside che se ne innamora fino alla totale sottomissione. Ma la giovane ha ben altri piani: vuole andarsene, scappar via da quella dimensione provinciale e troppo piccola per lei, per l’immensità sconfinata dei suoi sogni. Un giorno legge sul giornale un annuncio di matrimonio al quale decide di rispondere. L’inserzionista è un ufficiale inglese più vecchio di Margarethe di vent’anni, ma a lei non importa: l’essenziale è voltare pagina e andar via verso una vita nuova e ignota che però la attira irresistibilmente.

Il matrimonio e le danze sacre

Dopo poche settimane i due convolano a nozze e in apparenza tutto sembra meravigliosamente bello tanto che da quell'unione nascerà il piccolo Norman John. Per ragioni di lavoro l’ufficiale riceve ordini di trasferirsi a Giava, dove decide di sistemarsi con la famiglia al completo. Purtroppo da quel momento le cose nella coppia cominciano a non andare per il verso giusto: il marito, un uomo debole, alcolista e iracondo, la fa oggetto di maltrattamenti e violenze di ogni genere alle quali cerca di opporsi con tutta se stessa, ma di fatto isolata in quel mondo a lei totalmente sconosciuto. Eppure incredibilmente proprio quell’ambiente esotico le sarà di grande ispirazione, schiudendole le porte segrete delle danze sacre, in particolare quella in cui il rituale vuole che la sacerdotessa offra se stessa al dio Shiva. Considera quello spettacolo una vera e propria folgorazione.
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Ebbe molti uomini ma Mata Hari rimase sempre una donna libera come "una farfalla"

Lei sa di avere un aspetto assolutamente diverso dal classico fenotipo olandese: capelli neri, lunghi, occhi allungati di taglio orientale, sguardo profondo, bocca sensuale. È bella, molto bella, e questa consapevolezza che da sempre ha istintivamente sfruttato a suo vantaggio le lascia presagire stavolta con certezza di aver trovato qualcosa di adatto a lei, simile a un vestito perfetto: uno di quelli che aderiscono bene nei punti giusti e fanno sentire a proprio agio.

Il divorzio e il trasferimento a Parigi

Nel frattempo il matrimonio è ormai vicino allo sfascio totale, e proprio in quei giorni la ragazza si ammala di tifo. Quando guarisce la decisione è presa: chiede il divorzio e parte risoluta alla volta di Parigi. Lì i primi tempi sono difficilissimi, tanto che per vivere sarà costretta a prostituirsi, ma ben presto la ruota della fortuna gira: diventa l’amante del barone Henri de Marguérie ed entrambi vanno ad alloggiare al Grand Hotel. Irrequieta di natura non è mai contenta dei traguardi raggiunti, anche perché li considera soltanto strumenti provvisori utili a conquistare libertà ed emancipazione da ogni tipo di vincolo. Sa perfettamente come la sua esotica bellezza sia un’arma che può usare a piacimento senza mai perdere di vista che quell’arma le deve soprattutto servire a ottenere quell’affermazione personale a cui si sente destinata. Una sera si esibisce nella sacra danza di Shiva alla presenza dell’impresario del circo Molier e a cui assiste anche il celebre orientalista Emile Guimet, il quale, nemmeno a dirlo, resta conquistato dallo charme irresistibile di quella straordinaria creatura. La chiama in disparte, la copre di elogi e le suggerisce in un impeto di incontenibile entusiasmo il nome che l’avrebbe accompagnata per tutta la vita: Mata Hari, luce del mattino.
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Delle sue origini olandesi non aveva tratti fenotipici ma fu invece affascinata dal mondo orientale

Il mito di Mata Hari

Nasce così uno dei miti più amati, idolatrati e discussi della Belle Epoque mentre la sua fama è alimentata dal clamore dei giornali che non smettono di parlare di questa misteriosa e bellissima danzatrice appena giunta dall’Oriente. Siamo nel 1905 e Mata Hari è la stella più brillante del Moulin Rouge e delle Folies Bergères dove si esibisce mostrando parecchio il suo corpo ma dimostrando al contempo di essere molto abile nella danza. Tutti cascano fatalmente ai suoi piedi e i corteggiatori non si contano neppure: tra essi perfino un rampollo dei Rotschild e il banchiere Felix Rousseau con cui andrà a vivere nel fastoso castello di Tours. La sua notorietà è ormai enorme, in tutto il mondo dello spettacolo, fino a destare addirittura l’interesse dei più autorevoli impresari che, dopo averle affidato una parte nella Gerusalemme Liberata di Gluck alla Scala di Milano, le organizzano un repertorio di danze spagnole a Roma, Napoli e Palermo.

Il fascino misterioso della spia

Tuttavia Mata Hari non è solo sinonimo di erotica seduzione, ma evoca istintivamente l’universo umbratile e losco delle spie. E lei spia forse lo è stata, o forse no. Le tesi a riguardo sono tante e tutte molto controverse quando non cervellotiche. Il mistero, che è l’inesauribile carburante di ogni speculazione, aleggia sulla figura di questa straordinaria donna aumentandone a dismisura il fascino. Oggi parleremmo di raffinatissime strategie della comunicazione, di un modo sofisticato per rendere grande e immortale un personaggio e invece all’epoca le cose sono andate molto più semplicemente di quanto si possa immaginare e con esiti tragicamente fatali. La sete di amore, la temerarietà, la volontà di non essere mai ‘una qualunque’ ma espressione quasi divina su questa terra, la sacerdotessa di Shiva che incarnava sulla scena molto probabilmente coincideva con l’idea segreta che aveva di se stessa. Mata Hari si metteva continuamente nei guai per provare e provarsi, nel tentativo di superarsi, con una voglia mai sazia di stupire per sorprendere se stessa.
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Fu arrestata per sbaglio in Germania come spia, e morì invece poi fucilata per la stessa accusa in Francia, portando con sé il mistero sulla sua vera identità

Così un giorno, era l’estate del '14, mentre i tedeschi stanno invadendo il Belgio, Margarethe riesce, grazie ai soliti appoggi, a imbarcarsi su una nave diretta alla volta di Amsterdam. Colpo di scena: durante la navigazione viene arrestata come spia, ma per errore. In realtà a causa di un terribile equivoco era stata scambiata per la vera spia tedesca Gertrude Benedix. Per fortuna tutto si chiarisce in breve e l’artista viene rilasciata, tuttavia resta lo strascico di fatti non ben chiariti e un bel mucchio di sospetti da parte dei francesi, che da quel momento non la lasceranno più in pace.

L'ultimo amore fatale

In Olanda, all’Aja, Mata Hari conosce il console tedesco Alfred von Kremer con il quale inizia una importante relazione. Un amore che purtroppo le costerà la vita. Stavolta viene arrestata sul serio, anche perché dovrà spiegare per quale ragione von Kremer le ha dato la considerevole somma di 20mila franchi. Il sospetto è il doppiogioco, ma lei afferma solo che si tratta di un specie di risarcimento dei danni che i tedeschi le avevano causato. E dell’inchiostro simpatico che le era stato consegnato, cosa ne aveva fatto? "Gettato in mare" la sua risposta evasiva e reticente. In poche parole la Germania sospettava di lei almeno quanto la Francia, ma questo Paese aveva deciso di non cedere per nessun motivo al mondo all’incantatrice venuta da Giava. I giudici furono inflessibili. Per chi tradisce la Francia e i suoi ideali poteva esistere un solo verdetto: la pena di morte. All’alba del 15 ottobre 1917, Margarethe Geertruida Zelle, nome d’arte Mata Hari, con indosso un sobrio ed elegante abito grigio perla sopra un corsetto di pizzo, stava dritta come un fuso davanti ai soldati del plotone d’esecuzione senza battere ciglio. Con tutta l’alterigia e la temerarietà che l’avevano sempre contraddistinta, prima che si aprisse il fuoco, mandò loro un bacio. Fu l’ultimo atto seduttivo di una farfalla che stava già volando libera verso il sole.