Il Daily Mail la definisce una “top model dipendente dal sesso” che ha rotto con la “star del tennis italiano” (ci perdonerà Berrettini ma la nostra celebrità in questi tempi si chiama Yannik Sinner, ndr) dopo una relazione “molto intensa”. Usano proprio le virgolette, come a intendere un’attività extra campistica di natura ben diversa (sì, sessuale ovvio). Ma possibile che nel 2024 una show girl che si lascia con lo sportivo di turno in crisi di identità sia considerata e additata come responsabile per i troppi infortuni e le sconfitte? Sembra assurdo ma è così.
Ne sa qualcosa Melissa Satta, che denuncia, alla fine di un anno per lei difficilissimo, di come sia stata definita “sex addicted” da alcuni media – c’è da dire in maggioranza britannici ma qualche gossip è circolato anche sulle nostre testate –, una definizione ingiusta e che la “lacera profondamente”. L’obiettivo, secondo lei, era “di rendere più gustosa la notizia” della fine della sua relazione con il tennista Matteo Berettini.
La modella e presentatrice tv vittima di una vera e propria “inquisizione mediatica” come scrive in una nota firmata insieme all’avvocato Marcello D’Onofrio, paragonata a una ‘mangia uomini’, ‘spolpatrice di talenti’, incolpata dello scarso rendimento della promessa del tennis italiano, additata addirittura come responsabile dei problemi fisici dell’ex compagno ‘spompato’ dalle sedute tra le lenzuola.
“La violenza psicologica – si sfoga Satta – è grave quanto quella fisica”. Arrabbiata, delusa, stufa di una caccia alle streghe dal sapore patriarcale, la 38enne si sente “costretta a difendermi in un sistema perverso nel quale non vige la presunzione di innocenza, ma quella di colpevolezza”.
Per di più nel trovarsi giudicata – e ci sta come personaggio pubblico – al tribunale mediatico da qualche pennivendolo che però “non manca di inventare storie piccanti sul mio conto, senza minimamente curarsi delle sofferenza causatemi come MADRE, prima che come DONNA e come PERSONA”.
Le relazioni con gli sportivi
La modella è infatti mamma di un bambino di 10 anni nato dalla relazione con Kevin Prince Boateng, con il quale è stata legata dal 2011 al 2019 (nel 2020 arriverà il divorzio). Sempre il quotidiano di gossip britannico, nei giorni scorsi, ha elencato la sua “lunga storia di frequentazioni con celebrità dello sport. Ha avuto una relazione di cinque anni con l'ex attaccante dell'Italia e dell'Inter Christian Vieri, ma la sua presunta infedeltà ha messo fine alla storia. Quando nel 2011 è stata avvistata fuori da un hotel con Kobe Bryant, la moglie della leggenda dell'NBA, Vanessa, avrebbe chiesto il divorzio prima di riconciliarsi con lui. Satta ha frequentato anche l'ex attaccante dell'Aston Villa John Carew prima di uscire con Kevin-Prince Boateng, ex giocatore di Tottenham, Portsmouth e Milan”.
Ed ecco tornare la definizione di “sex addict”, dipendente dal sesso: al passaggio successivo il pezzo del Daily Mail spiega che “Nel 2012 la modella è balzata agli onori della cronaca per aver dichiarato: ‘Il motivo per cui lui è sempre infortunato è perché facciamo sesso sette-dieci volte a settimana. Odio i preliminari, voglio andare subito al sodo. Preferisco stare sopra per avere il controllo’”.
Che bisogno c’era di riportare dettagli, magari pure veri ma decontestualizzati e semplicemente strumentali, come questi per commentare la fine della storia tra Melissa Satta e Matteo Berrettini?
Battaglia di civiltà
A chi servono? Danno qualcosa in più alla notizia? “No, questa volta sono decisa ad andare in fondo e denunciare qualunque ripugnante imbrattatore di giornali dovesse cedere alla tentazione di denigrami in maniera così immotivata e gratuita e di porre in pericolo la mia stessa incolumità personale!”.
La38enne non ci sta più a stare in silenzio, subendo tacitamente questa campagna diffamatoria. “E non voglio strumentalizzare il sessismo quale combustibile per alimentare il mio sfogo – né voglio cedere alla facile tentazione di richiamare fatti di cronaca che quotidianamente vedono donne subire i gesti insani di qualche mente disturbata, ma credo che sia tempo che la stampa si assuma le proprie responsabilità e svolga il ruolo dell'informazione secondo i consueti canoni di verità e correttezza, evitando di trasmettere messaggi (in Internet si generano come una forma di virulenta epidemia) che possono sortire effetti devastanti nelle menti più labili”.
Si scusa coi giornalisti che invece seguono quella via dell’onestà e correttezza, ma deve dire la sua: “Per un anno ho preso secchiate di m...a per la mia relazione appena conclusa” dice e “adesso che è giunta al termine ancora una volta devo subire queste cose. E io lo trovo inaccettabile. Ora prenderò provvedimenti seri con i miei avvocati”. Quella che si appresta a condurre Melissa Satta non è “una battaglia personale ma una conquista di civiltà”, conclude nella lettera insieme al suo legale.
Una civiltà in cui non c’è più spazio per i commenti misogini da bar per di più fatti se da ‘presunti’ reporter politicamente scorretti pronti a vendere i dettagli più insulsi del corpo o degli atteggiamenti di una donna come lo scoop del secolo.