Metti una X sul passaporto: gli Usa riconoscono il "terzo genere" (né uomo, né donna) sui documenti

di FEDERICO MARTINI
27 ottobre 2021
United Airlines Holdings quarterly earnings

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Gli Usa varano i passaporti con la «X» per indicare il terzo genere, un passo storico per le persone che non si riconoscono nella categoria binaria maschio o femmina. Il primo documento è appena stato emesso e dall’inizio del 2022 l’opzione sarà normalmente disponibile, sia sui passaporti che sui certificati di nascita degli americani all’estero. L’annuncio è stato dato dal dipartimento di stato in occasione della Giornata della consapevolezza intersessuale (Intersex Awareness Day), proprio mentre in Italia il ddl Zan contro le discriminazioni sessuali affondava in parlamento. "Voglio ribadire, in occasione dell’emissione di questo passaporto, l’impegno del dipartimento di Stato a promuovere la libertà, la dignità e l’eguaglianza di tutte le persone, comprese quelle della comunità Lgbtqi", ha sottolineato il portavoce Ned Price.

Un passaporto americano

Il capo della diplomazia Antony Blinken aveva già anticipato a giugno di aver iniziato il processo per aggiungere l’opzione di un terzo genere sui passaporti per le persone "non binarie, intersessuali e di genere non conformi" che richiedono il documento, ma sono stati necessari alcuni mesi per risolvere alcuni ostacoli tecnologici. Nel frattempo il segretario di stato aveva annunciato la possibilità per chi richiede un passaporto di selezionare il genere ‘maschio' o ‘femmina', senza dover presentare il certificato del medico nel caso l’opzione scelta non dovesse coincidere con quella del certificato di nascita o di altri documenti d’identità. Una bella inversione di marcia rispetto al suo predecessore Mike Pompeo, che aveva vietato persino l’esposizione della bandiera arcobaleno sulle ambasciate americane.  

Undici paesi al mondo

Ci sono già almeno undici Paesi che hanno l’opzione "X" o "altre" per i passaporti, secondo l’organizzazione Employers Network for Equality and Inclusion. Tra questi Canada,  Germania, Argentina (lo avevamo raccontato qui), ma anche Paesi asiatici come India, Nepal e Pakistan, una eredità del concetto storico sud-asiatico di Hijra per indicare le persone che si considerano come transgender o transessuali. Per gli Stati Uniti si tratta di un ulteriore passo avanti nelle politiche sull’inclusività di genere, dopo che Joe Biden ha promesso di fare dei diritti della comunità Lgbtqi (il  5,6% degli americani adulti, secondo un recente sondaggio Gallup) una delle priorità della sua amministrazione. Come dimostra anche la riapertura dell’esercito ai transgender che erano stati messi al bando da Donald Trump e l’approvazione alla Camera della Equality act, che vieta discriminazioni contro gli appartenenti a questa comunità. Una legge che rafforza il Civil Rights Act del 1964, estendendo le protezioni dei diritti civili anche contro le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere. Questo significa che chi appartiene alla comunità Lgbtqi non potrà essere discriminato in tutte le aree della vita, dal lavoro alla casa, dal credito ai servizi pubblici.