Persone affette da nanismo nel circo: l'altezza della dignità

Una riflessione di Daniela Vassallo, membro di una storica famiglia di circensi, sulle credenze errate che circolano ancora oggi su questo mondo

di REDAZIONE -
1 maggio 2023
Alan Silva

Alan Silva

"Nell’immaginario collettivo il circo è sempre associato a persone affette da nanismo, donne barbute, uomini forzuti". Inizia con queste parole una mail arrivata al nostro canale che riporta una bella riflessione di Daniela Vassallo, proveniente da una storica famiglia circense. Riportiamo qui le sue parole, perché possano raccontare un mondo che, dall'interno, è molto più di quanto appare sotto il tendone, nello stereotipo comune. Questi personaggi elencati dalla contorsionista (sulle orme della madre) in realtà non appartengono affatto al mondo del circo, "bensì a quello delle cosiddette 'baracche d'entrata'. È doveroso sfatare certe leggende. Attorno ai circensi aleggiano, in effetti, troppe credenze errate, troppe opinioni negative ed infondate. Stavolta mi focalizzerò su quella che li vorrebbe approfittatori senza scrupoli di individui colpiti da microsomia. La storia dice altro ed occorre ribadirla".

Nanismo e circo

"Emarginati e scherniti a causa della loro statura, gli affetti da nanismo hanno trovato, nel variegato insieme degli spettacoli viaggianti, una famiglia, una rete di solidarietà e supporto, un posto che ti accoglie, fatto di persone che ti rispettano per come sei. La derisione cui erano soggetti trovava un preteso fondamento socio-economico nell'idea che la loro disabilità li rendesse incapaci di essere produttivi ed assolvere ad un ruolo nel tessuto sociale.
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Un'immagine del film "The Greatest Showman"

Il circo ha usato e capovolto certe concezioni ed ha rappresentato per loro una possibilità di riscatto, ha generato un lento e silenzioso moto per la conquista di una difficile uguaglianza. Sfruttando la curiosità del pubblico per quanto comunemente ritenuto insolito e bizzarro, il circo ha messo a soqquadro i sistemi valoriali della società, contribuendo a sdoganare la diversità, a combattere l'ignoranza e la ghettizzazione. Ai soggetti la cui statura era patologicamente bassa ha offerto una casa ed un lavoro, al pubblico ha proposto un esempio concreto di inclusione".

Le Baracche d'entrata

"Occorre precisare che l'esposizione di individui con malattie o invalidità avveniva non al circo, ma nelle 'baracche d'entrata'", spiega Daniela Vassallo. Ma di cosa si tratta?
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L'artista circense Alan J Silva (Instagram)

Oggi queste strutture sono scomparse ma prima "affiancavano circhi e lunapark nelle fiere. I gestori delle baracche assumevano persone affette dalle patologie più deformanti, portandole via da quei nuclei familiari che non riuscivano ad assicurare loro le cure necessarie o le segregavano in casa per vergogna, spesso maltrattandole e ritenendole un'onta per l'onorabilità della famiglia. Certamente nelle esposizioni provocavano stupore e raccapriccio, ma il vero orrore era negli occhi del pubblico che guardava senza capire. Nel giro della gente delle fiere, invece, erano persone rispettate e pagate, si sono sposate, hanno avuto dei figli, alcune hanno fatto grandi carriere. Scomparse le baracche, gli affetti da microsomia, in particolare, sono stati accolti dai circensi perché alcune famiglie di provenienza li continuavano a rifiutare".

Molto più che clown

Quindi queste piccole ma normalissime persone persone come vanno interpretate nel contesto circense? "Sbaglia e distorce le cose chi presenta i soggetti con gravi malattie staturali solamente come clown, anzi neppure come clown, ma come disabili usati per l'ilarità che poteva suscitare la goffaggine dei loro movimenti - precisa Vassallo -. Al circo la gente comune osservava gli affetti da nanismo far tutto, come e meglio delle persone normodotate.
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Kenny Baker, attore britannico affetto da nanismo, ha avuto un ruolo importante nella saga di star Wars

C'era da stupirsi, certamente, davanti alle qualità comiche di alcuni di essi, ma non erano rari quelli dal vivace talento recitativo, dalle grandi capacità acrobatiche, dalla straordinaria bravura di cavallerizzi coi pony, risultato di inclinazioni naturali, ma anche di caparbio impegno. Così dal circo sono venuti fuori attori come Kenny Baker, celebre per la sua partecipazione alla saga di Guerre Stellari. A riprova dei pericoli e del disprezzo che trovavano fuori dal circo si ricordino, però, i casi del celebre Zoltán "Zoli" Hirsch, clown e acrobata ungherese, attore e fondatore dell'Ungarische Liliputaner Gruppe, che morì nelle camere a gas ad Auschwitz-Birkenau, e quello dei fratelli rumeni Ovitz, animatori della Lilliput Troupe, che furono deportati e torturati negli esperimenti di Josef Mengele. Chi di loro sopravvisse continuò ad esibirsi in spettacoli itineranti, amando e stimando questo lavoro.

I protagonisti nel circo italiano

E in Italia? "Non mancano affetti da nanismo annoverabili tra i grandi del circo. Venivano indicati col termine gergale “bagonghi”, tuttavia negli anni tale vocabolo passò ad essere usato quasi esclusivamente dal pubblico e divenne invece più sporadico tra i circensi che lo reputavano altamente offensivo. Conservo un ricordo lontano, ma piuttosto nitido, di un rimprovero che ricevetti da bambina per aver usato questo termine" ricorda ancora la contorsionista. "Mio padre mi redarguì, invitandomi a non impiegarlo più".

Una storia di famiglia

"Pochi sanno che mio nonno Francesco Vassallo, il clown Ciccillo, da ragazzo visse una grandissima storia d'amore con una donna affetta da nanismo - racconta Daniela - di quelle che vengono solitamente indicate come 'lillipuziane', cioè colpita da una forma di microsomia che la faceva apparire semplicemente come un essere umano in miniatura. Era una delle più rinomate attrazioni delle baracche dell’epoca. Parliamo di più di novant’anni fa. Era talmente innamorato da essere seriamente intenzionato a sposarla. Purtroppo fu lasciato e ne soffrì.
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I curiosi personaggi prestati al cinema per il film "Freaks" (1932) di Tod Browning

A distanza di tanto tempo, la donna che era divenuta sua moglie, quindi mia nonna, ormai anziana, era ancora gelosa di questa sua ex, ne parlava con livore, eppure senza mai proferire insulti, senza mai chiamarla sgorbio o con appellativi di disprezzo. La sua era una gelosia da donna a donna, a riprova del totale rispetto che gli affetti da nanismo nutrivano tra noi circensi". "Senza timore va affermato, dunque, che i circensi sono stati i primi a proclamare una verità che ancora fatica a farsi largo nella società: la disabilità vera non è nel nanismo, ma nell'ignoranza, nelle discriminazioni, nell’intolleranza".