Avrebbe ingannato i consumatori affermando che l'azienda avrebbe raggiunto zero emissioni nette di gas serra entro il 2040, nonostante i piani documentati per aumentare la produzione e quindi aumentare la sua impronta di carbonio. Sono le accuse mosse dalla procuratrice generale di New York Letitia James contro JBS USA Food Company e JBS USA Food Company Holdings (JBS USA), la filiale americana del più grande produttore mondiale di carne. Un’azione legale che potrebbe rivelarsi una pietra miliare nella lotta contro la disinformazione ambientale.
Carne rossa e ambiente
La produzione di carne bovina contribuisce in modo significativo al cambiamento climatico globale perché quando i gas serra, come l'anidride carbonica e il metano, vengono emessi nell'atmosfera terrestre, intrappolano il calore del sole, provocando il riscaldamento globale e il cambiamento climatico. L'agricoltura animale rappresenta il 14,5% delle emissioni globali annuali di gas serra. In particolare, nel 2021, il Gruppo JBS, la società madre globale di JBS USA, ha registrato emissioni globali totali di gas serra di oltre 71 milioni di tonnellate, più delle emissioni totali di alcuni paesi. Inoltre sempre l’allevamento bovino è il principale motore della deforestazione nelle foreste tropicali del mondo, più del doppio rispetto alla produzione di soia, olio di palma e legno messi insieme.
La battaglia legale
Secondo la procuratrice JBS USA avrebbe fatto diverse affermazioni fuorvianti sul suo impatto ambientale, tra cui l'impegno a frenare la deforestazione e ridurre le sue emissioni di gas serra. L'azienda avrebbe infatti pubblicizzato il suo piano e il suo impegno per raggiungere l’obiettivo Net Zero nel 2040, lasciando intendere di essere sulla buona strada.
JBS USA ha continuato a fare queste affermazioni nonostante abbia ricevuto un avvertimento dalla National Advertising Division (NAD) di BBB National Programs, che faceva notare come i dati dimostrassero altro.
L’accusa di greenwashing
Secondo la procura di New York dunque l'impegno "net zero" dell'azienda non è fattibile nei tempi previsti, data l'attuale portata delle operazioni commerciali del Gruppo JBS.
"Quando le aziende pubblicizzano falsamente il loro impegno per la sostenibilità, ingannano i consumatori e mettono in pericolo il nostro pianeta – ha affermato la procuratrice - Il greenwashing di JBS USA sfrutta i portafogli degli americani comuni e la promessa di un pianeta sano per le generazioni future. Il mio ufficio garantirà sempre che le aziende non abusino dell'ambiente e della fiducia dei consumatori laboriosi per il profitto".
Con questa causa, James chiede al tribunale che JBS USA interrompa la sua campagna pubblicitaria "Net Zero entro il 2040", che venga condotto un audit di terze parti sulla sua conformità agli statuti di protezione dei consumatori di New York e che restituisca i guadagni effettuati sulle pratiche commerciali.