Non è una scuola per tutti: accessibile solo 1 su 3 per chi ha una disabilità

I dati Istat parlano chiaro: la scuola italiana è ancora molto indietro in termini di inclusione per chi ha una disabilità. Al Sud la situazione è anche peggio

di CATERINA CECCUTI
7 febbraio 2024
Scuola e disabilità

Scuola e disabilità

Sarebbe bello trovarsi a muoversi, respirare, vivere in un mondo in cui la disabilità – in tutte le sue forme e livelli vari – non fosse percepita come una discriminante né come una limitazione. Probabilmente è questo uno dei pensieri più frequenti del 4,1% degli alunni iscritti alle scuole di ogni grado del nostro Paese.

Scuola e disabilità: i dati

Stiamo parlando degli studenti con disabilità – fisica, motoria, cognitiva ecc.- che quest’anno si trovano a dover ancora fare i conti con molte barriere architettoniche presenti nelle scuole italiane. Eppure nel 2023, secondo il rapporto Istat sull’Inclusione scolastica degli alunni con disabilità, la loro presenza a scuola è aumentata del 7% rispetto all’anno precedente.

Dati alla mano, possiamo riscontrare che solamente il 40% delle scuole distribuite sul territorio nazionale risulta accessibile agli alunni con disabilità motoria (la situazione è migliore al Nord rispetto al Sud, dove si raggiungono picchi negativi pari al 36%). La regione più virtuosa in questo senso è la Valle d’Aosta, con il 74% di scuole accessibili, mentre Liguria e Campania si distinguono per la più bassa presenza di scuole prive di barriere fisiche (rispettivamente 29% e 30%).

Le barriere scolastiche

Immaginiamoci per un istante di essere uno studente in carrozzina, costretto a spostarsi da un piano all’altro per seguire le lezioni, all’interno di una struttura che non prevede ascensore oppure che ne ha uno troppo stretto: è proprio questa la barriera più diffusa, purtroppo, presente nel 50% dei casi. Frequenti sono anche le scuole sprovviste di servo scala interno, bagni a norma o rampe per il superamento di dislivelli.

Più rari invece – fortunatamente – sono i casi di scale o porte non a norma (rispettivamente 7% e 3%). Fino a qui stiamo parlando dell’ABC dell’inclusività degli ambienti scolastici, che già, aimè, lascia a desiderare. Ma l’accessibilità deve comprendere anche ausili senso-percettivi destinati all’orientamento degli alunni con disabilità sensoriali, presenti – sempre secondo il rapporto Istat – solamente nel 17% delle scuole, dove possiamo trovare segnalazioni visive per studenti con sordità o ipoacusia.

Se poi si è ragazzi con cecità o ipovisione, la situazione peggiora drammaticamente perché le mappe a rilievo e i percorsi tattili sono presenti solo nell’1,2% delle scuole.

Insomma, i lavori per l’abbattimento delle barriere architettoniche – diciamo pure per l’accoglienza e la sicurezza dei giovani con disabilità – sono andati molto, ma molto a rilento negli ultimi anni, tanto che solo l’11% delle scuole li ha promossi e portati avanti. Un miglioramento importante in tal senso potrà forse arrivare dalla realizzazione dei progetti finanziati con fondi Pnrr, avviati a partire dal 2024.

Più insegnanti di sostegno, ma senza formazione

Una nota positiva potrebbe venire anche dal riscontrato miglioramento dell’offerta di insegnanti di sostegno (+10%). Il rapporto alunno-insegnante, infatti, è pari a 1,6 ed è migliore rispetto a quanto previsto dalla legge; peccato che tra gli insegnanti 1 su 3 non abbia una formazione specifica e che il 12% venga assegnato in ritardo.

Senza contare che, sempre secondo i dati Istat, il 60% degli alunni con disabilità si vede cambiare insegnante di sostegno ogni anno ed è per ciò costretto a ricostruire il rapporto di fiducia da zero, con tutte le difficoltà che un evento simile comporta, per esempio, per i bambini e i ragazzi con spettro autistico.

Per quanto riguarda la questione delle gite scolastiche e delle occasioni fuori porta, l’87% degli alunni con disabilità partecipa alle uscite didattiche brevi (senza pernottamento) organizzate dalla scuola (quota che scende nel caso delle scuole secondarie di secondo grado, ma che sale addirittura al 92% nella scuola primaria). Quando le gite di istruzione prevedono il pernottamento la partecipazione diventa molto meno frequente (32%), in questo caso sono soprattutto gli alunni del primo ciclo a rimanerne esclusi.

Il motivo di rinuncia più frequente è legato proprio alla condizione di disabilità (19%), anche laddove l’uscita non preveda un pernottamento e comporti, quindi, una minore complessità organizzativa.

Precluse le attività extra curriculari

Scarsa è la partecipazione dei giovani con disabilità alle attività extra-didattiche organizzate nel corso dell’orario scolastico – laboratori artistici, scacchi, teatro ecc.- vi prendono parte meno della metà degli alunni con disabilità (48%). Molto diffusa invece è la partecipazione all’attività motoria, con il 92% degli alunni interessati, a prescindere dal grado di disabilità.

Ancora un dato interessante: gli alunni con disabilità nelle scuole italiane sono prevalentemente maschi, 229 ogni 100 femmine. Il problema più frequente è la disabilità intellettiva, che riguarda il 37% degli studenti con disabilità, crescendo nelle scuole secondarie di primo e secondo grado e attestandosi rispettivamente al 42% e al 48%; seguono i disturbi dello sviluppo psicologico (32% degli studenti), i disturbi dell’apprendimento e quelli dell’attenzione, ciascuno dei quali riguarda quasi un quinto degli alunni con disabilità, normalmente più diffusi tra le scuole secondarie di primo grado.

Meno frequenti invece le problematiche relative alla disabilità motoria (10,5%) e alla disabilità visiva o uditiva (circa 8%), con differenze poco rilevanti tra gli ordini scolastici. Il 39% degli alunni in questione presenta più di una forma di disabilità e quasi un terzo degli studenti (28%) ha problemi di autonomia nello spostarsi all’interno dell’edificio, nel mangiare, nell’andare in bagno o nel comunicare.

Un quinto non è autonomo

Tra questi, oltre un quinto non è in grado di svolgere autonomamente nessuna delle quattro attività. La maggiore difficoltà per gli studenti di questo tipo è rappresentata dalla comunicazione (21%) e dall’andare in bagno (19%).

Altra annosa questione emersa dai dati Istat a discapito dell’inclusività delle scuole italiane: il 27% non dispone di un numero sufficiente di postazioni informatiche adattate per gli alunni con disabilità. Per quanto riguarda il 73% delle scuole primarie e secondarie che dispone di postazioni informatiche idonee, la dotazione maggiore si registra in Emilia Romagna e nella Provincia autonoma di Trento (entrambe con l’81%), seguono Umbria e Puglia (77%), Toscana e Piemonte (76%); mentre la Provincia autonoma di Bolzano presenta la percentuale più bassa (44%).

Uno sguardo anche agli ausili messi a disposizione dalla scuola per facilitare il processo di apprendimento: i più utilizzati sono gli apparecchi informatici e multimediali per la personalizzazione della didattica e i software didattici per l’apprendimento, utilizzati rispettivamente dal 41% e 31% degli alunni di tutti gli ordini.

Nella scuola elementare segue l’utilizzo di facilitatori per la comunicazione (utili al 18% degli alunni con disabilità), mentre nei cicli successivi sono più diffusi i sistemi informatici per la lettura e lo studio.