Si è conclusa con la consegna dei diplomi, la seconda edizione delle “Borse di formazione-lavoro pelletteria artigiana” della Fondazione Marcello Gori, promosse da Laura, Francesca, Barbara Gori in memoria dell’impegno sociale del loro padre che fondò a Firenze, nel 1950, la Scuola del Cuoio per dare la speranza di un futuro agli orfani della Seconda Guerra Mondiale. La sua visione si fondava sulla cultura della condivisione, certo che la Bottega-Scuola dovesse svolgere un ruolo attivo a favore della collettività. E così è stato. Grazie alla Scuola tanti giovani, ognuno con un passato e una storia di vita diversa, ha avuto la possibilità di un futuro diverso.
Hanno portato a termine con successo il loro percorso teorico e pratico di nove mesi, tenutosi nei laboratori della Scuola del Cuoio: J.F., Bijan Gooki Zadeh, Bryan Jeremy Gutierrez Ferretti, Ahmad Mohammad, Oscar Rene e Salinas Guifarro.
Due di loro troveranno lavoro alla Scuola, ad altri è stata offerta la possibilità di proseguire con ulteriori attività di apprendimento. “L’interesse e l’impegno che abbiamo visto nei ragazzi in questi due anni, rappresenta per noi della famiglia una gioia e una iniezione di stimolo a continuare. Convinti che valorizzare la personalità di ognuno, rispettando dignità e abilità creative, sia un atto concreto di inclusione e di vicinanza a quanti si sono trovati, loro malgrado, ai margini della società”, sottolinea Barbara Gori presidente della Fondazione.
Le storie
Sono tante le storie di chi ha frequentato la Scuola e che, grazie alla Scuola, ha avuto la possibilità di un nuovo inizio. Eleonora Cuppari, per esempio, si è avvicinata al mondo del cuoio grazie ad Artemisia. Un passato difficile e la speranza di una vita nuova l'hanno portata a credere nel suo sogno. "Da quando ero piccola ho una vena artistica e oggi sono felice di essermi potuta realizzare come artigiana" racconta. Eleonora subito dopo il corso è stata assunta proprio dalla Scuola del cuoio come artigiana e ha imparato a produrre borse.
Ahmad Mohammad, invece, ha avuto la possibilità di accedere al corso da richiedente asilo politico: “Durante questo anno, oltre ad imparare questo stupendo antico mestiere che richiede pazienza e precisione, ho avuto modo di conoscere nuove persone e di sentirmi accolto come in una grande famiglia". Poi c'è Martina Baldini, una futura studentessa, che tramite assistente sociale è stata avvicinata alla Scuola: "Sono felice di questo nuovo inizio" apre le spalle. Un po' come Emily Makkink e Sabrina Conti: "E' un'opportunità meravigliosa, una nuova porta che ci è stata aperta".