Olympe de Gouges, la storia coraggiosa della "Musa scarlatta"

Pioniera dell'emancipazione femminile nel secolo delle Rivoluzioni, fu una romanziera che seppe lottare per la libertà di tutti e tutte. Oggi la racconta Sarah I. Belmonte

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI -
19 maggio 2023
Olympe de Gouges

Olympe de Gouges

Nel capitolo della storia "storie di donne che hanno cambiato il nostro sguardo sul mondo" deve essere annoverata a pieno titolo e con tutti gli onori del caso Olympe de Gouges. In una Parigi sull’orlo della Rivoluzione, Olympe trovò il coraggio di schierarsi a viso aperto contro conservatorismo, secoli di misoginia e sopraffazione. Era il 1788 e de Gouges, romanziera di professione, oltre a dare prova della propria emancipazione - anche economica - decise di non voltare lo sguardo dall’altra parte. Mentre le sue pièces andavano in scena al teatro dell’Odéon nonostante i boicottaggi della Comédie-Française, lei iniziò a frequentare luoghi in cui poter unire il proprio coraggio a quello di altre donne e uomini pronti a lottare per la libertà di tutte e tutti. La sua determinazione e il suo senso del "noi" oggi sono sostituiti da un individualismo egoista ed escludente, di certo incapace di innescare alcuna scintilla di cambiamento.

La storia di Olympe de Gouges, "La musa scarlatta"

Della sua storia, dei suoi amori, dell’ardente desiderio di libertà, delle contraddizioni che hanno costellato il suo cammino, delle sue paure e del timore di non essere arrivata in tempo sulla storia, ne ha raccontato Sarah I. Belmonte in "La musa scarlatta" (Rizzoli), un manuale di istruzioni per una società contemporanea che di strada in fatto di emancipazione ne ha ancora moltissima da fare.
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De Gouges si schierò apertamente, nel 18esimo secolo delle rivoluzioni, contro conservatorismo, misoginia e sopraffazione

Di questo e parecchio altro ne abbiamo parlato con l’autrice. Individuo e collettività. Donna e società. L'esistenza di Olympe de Gouges è stata un cammino in equilibrio (perfetto) tra questi due capi del filo. Il suo sguardo fisso verso l’orizzonte l'ha aiutata a non cadere mai e a divenire modello per tutte, da allora a oggi? "Credo che nel suo intimo Olympe sia caduta di sovente, tutte le volte in cui non era compresa, l’ho percepito nella sua ironia fin troppo spesso malinconica, ma la sua tenacia è stata alimentata dalla grande speranza di un futuro migliore e da un’idea di donna che può essere un modello ancora oggi. La Rivoluzione, che ha vissuto in prima persona, le ha restituito il senso del vento di cambiamento di cui aveva necessità la società, una società che passava da una concezione collettiva di popolo e sudditi a quella di persona e individuo. Così Olympe ha trovato il suo sogno sul nascere: rendere 'persona' anche le donne. Ecco, questo è stato il pensiero che l’ha rimessa in piedi sempre, che l’ha animata e costretta a resistere, a non cedere mai. L’orizzonte era per lei molto più vicino e concreto di come lo potessero vedere le altre, ma era consapevole di quanto fosse fragile. Per questo il suo cammino ha avuto bisogno di equilibrio, di etica, di morale, di sapore di giustizia". A leggere di Olympe negli anni Venti del Duemila viene da pensare che - forse - qualcosa non è andato come avrebbe dovuto. La sua libertà è oggi, nel migliore dei casi, data per scontata. Nel peggiore, considerata sbagliata. Ma è solo grazie a donne come lei se donne come chi le sta facendo queste domande e lei stessa hanno oggi la possibilità di esistere nel proprio ruolo. "Condivido amaramente questa visione. Sa quale è la cosa più brutta che ho percepito? Gli sguardi di quelli che: 'Ennesimo libro su una donna'. Questa piccola ombra mi dà il polso della nostra società. Quando ho scoperto la storia di Olympe mi sono emozionata moltissimo. Se io scrivo liberamente, come lei stessa sottolinea, e posso fare di questo mestiere un lavoro sotto gli occhi di tutti, con il mio nome e la mia faccia, lo devo a donne come de Gouges che prima di me hanno lottato con i denti per aprire un varco in una storia che sembrava già appiattita in una direzione di ‘non esistenza’ come individui. Non esistevamo nel contesto. Il solo pensiero mi disturba.
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Olympe de Gouges (1748-1793)

Oggi più che mai dobbiamo essere in grado di creare, parafrasando Woolf, una cultura e un bacino letterario che siano voce di donne, dobbiamo portare alla luce i passi di chi prima di noi ha spianato la strada. Senza vergogna, con amore e rispetto. Olympe pensava che la sua lotta avrebbe avuto una eco e ci abbiamo messo più di duecento anni per accorgerci che non era una pazza squilibrata, ma una donna meravigliosamente coraggiosa. Resta sconcertante che ci siano luoghi in cui davvero la sua 'libertà', la nostra, delle donne, è considerata sbagliata. Ma quanto è ottuso darla per scontata? Olympe ha lottato per eliminare privilegi che appartenevano solo agli uomini e ci ha restituito una visione di libertà che noi oggi dovremmo considerare privilegio dell’umanità intera". Dal suo lavoro emerge chiaramente un dato: tutto passa dalla cultura. L’interpretazione del mondo di Olympe de Gouges era figlia di una sua sovrastruttura culturale che le ha permesso di afferrare la necessità del cambiamento e di tentare di darle una risposta. "Il ruolo della cultura è fondamentale, ieri come oggi. La mancanza di una cultura dei diritti aveva reso semplice la divisione tra re e sudditi, il popolo non sapeva che farsene dei diritti, voleva solo mangiare. Ma in quello spazio si è creata una struttura che, ancora ai giorni nostri, tiene in piedi i diritti fondamentali dell’essere umano, persino un archetipo come la Dichiarazione universale dei diritti umani. I passi di Olympe radicano dentro una visione illuminista e, ancora più specificatamente, giusnaturalistica, ma il pensiero di turno ha sempre bisogno di eccezioni per migliorarsi, per evolversi e, nel suo tempo, la donna e i suoi diritti erano l’eccezione. Ma siccome la storia si sa ripetere con precisione millimetrica, considero importantissimo il ruolo della cultura sulla condizione delle donne, essenziale nella comprensione delle libertà di e da".
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Un murales di Olympe de Gouges a Montauban, la sua città natale (Instagram)

E il ruolo degli uomini nella vita di Olympe de Gouges? "Nella sua vita, l'unico degno di nota resta il figlio, Aubry, per l'amore che l'ha sempre legata a lui. In senso più ampio, alcune fonti riportano una relazione con Rozierès, ma a quanto pare non si risposò mai. In linea di principio, era una donna che non sentiva il bisogno di un uomo vicino per sentirsi completa, né di uno che potesse comandare la sua vita. Lo dice ripetutamente o lo lascia intendere nei suoi scritti, tant’è che sostiene che il matrimonio è la tomba dell’amore e della fiducia. Immagino che, per il suo carattere e il suo senso di spiccata libertà, essere andata in sposa a un uomo che non amava l’abbia segnata per tutta la vita, eppure ha amato le menti di molti uomini del suo tempo. Ha odiato profondamente Robespierre, la radice dei mali della Rivoluzione, e non ha mai avuto paura a sostenere di essere contraria a ogni sua parola. Olympe non ha mai ritrattato per paura di essere bersagliata, né per le malelingue che la volevano una cortigiana, aveva un profondo rispetto di sé e delle parole e ne ha fatto coltelli contro numerosi maschi, ma la sua visione non è mai una pretesa di superiorità. De Gouges considera uomini e donne esseri umani pari anche se ci concede alcune spanne in più per bellezza e capacità di sopportazione del dolore". Ultima domanda. Didascalica. È (ancora) troppo tardi per salvare tutti? "Mai. Non è mai troppo tardi, la salvezza non è un’arca per pochi. Io e Olympe abbiamo in comune la caparbietà, forse anche la capacità di lottare strenuamente contro i mulini a vento e pensare di spuntarla, prima o poi, fermando il vento. Questo è lo spirito che vorrei passasse dai miei romanzi, nella convinzione che abbiamo gli strumenti ed è l'epoca giusta per salvare, salvarci, tutti, con sacrificio e dedizione. Come diceva Olympe: la libertà non è opinabile, è un ideale". Un libro da studiare più che da leggere. Un lavoro per il quale dovremmo essere grate e grati all’autrice. Un ottimo saggio sulla libertà scritto in tempi in cui parlarne continua a essere fondamentale.