Gli psicologi toscani al Pride: “Sosteniamo chi grida per i propri diritti finché ci sarà bisogno”

La presidente dell’Ordine regionale Maria Antonietta Gulino spiega quale sia il valore di manifestazioni come quella di sabato 7 settembre a Lucca: “L’obiettivo di mostrarsi nasce dall’obiettivo più grande di accettare il diverso”

di RICCARDO JANNELLO -
5 settembre 2024
Maria Antonietta Gulino

Maria Antonietta Gulino, presidente dell'Ordine degli Psicologi toscani

Il patrocinio dell’Ordine degli psicologi regionali al Toscana Pride di Lucca “è un atto importante che da parte nostra abbiamo offerto come già facemmo lo scorso anno a Firenze. Una testimonianza di come sia importante per la nostra comunità scientifica sostenere l’autodeterminazione delle persone. Il nostro gesto è simbolico; siamo, come psicologi, a sostegno di tutto e di tutti”.

Presidente Maria Antonietta Gulino, la vostra è una presa di posizione forte: la condivisione è grande?

“Il Consiglio ha votato all’unanimità e saremo presenti in forze alla manifestazione con bandiere e simboli sulle magliette”.

Qual è l’importanza del Pride?

“Intanto è bene sperare che un giorno non ci sia più bisogno di manifestare per la propria libertà. Però è necessario sfilare ancora se pensiamo ai pregiudizi, agli stereotipi di genere, alla difficoltà nel poter essere se stessi senza dovere subire violenza. Il motto della comunità LGBTQIA+ è chiaro: voglio essere chi sono, senza subire discriminazioni di sorta”.

Un percorso ancora lungo?

“Guardi, sono stata molto colpita da un dipinto di Jean-Michel Folon: un corpo che non ha faccia, non è maschio né femmina e ha un cuore al posto del volto. Bene, a noi interessa lo sviluppo della propria identità che non può essere manipolata o costruita sulla base dei preconcetti degli altri”.

Come risponde il vostro Ordine alle polemiche politiche che la scelta di Lucca si è portata dietro?

“Al di là di tutto, il nostro desiderio non è di alimentare la polemica, anzi il contrario: conoscere e sostenere tutte le persone, di qualsiasi mondo facciano parte. La comunità degli psicologi non è politica o religiosa, ma vuole rispettare l’identità delle persone e di ciò che sentono. Non si tratta di idee politiche o valori religiosi, ma dell’essenza ontologica dello sviluppo di noi stessi”.

Una mano a chi si sente escluso?

“A chi ad esempio soffre il bullismo di chi non accetta, neppure in famiglia, uno stato che fa dire ‘loro non sono come io vorrei’. E invece noi vogliamo una società più inclusiva”.

Come questo può avvenire?

“Agevolando un cambio cultuale che miri al rispetto dell’altro. Questo dovrebbe essere in cima a ogni agenda politica a partire dalla formazione nelle scuole che preveda, ad esempio, l’agevolare un linguaggio che non sia solo femminile o maschile”.

Una rivoluzione che avrà tempi lunghi?

“Faccio un esempio: le nuove tecnologie hanno trovato molti resistenti a cambiare, così ci vorrà del tempo per il riconoscimento di chi urla per i propri diritti. Ma bisogna andare avanti”.

Chi attacca i Pride grida all’ostentazione in diversi comportamenti: come si può risolvere questo problema?

“Penso che l’ostentazione faccia parte di quegli stratagemmi per fare vedere la diversità a chi non vuole accettarla. L’obiettivo di mostrarsi a volte in modo eccessivo nasce proprio dall’obiettivo più grande di accettare il diverso”.

Quale il primo passo da fare?

“Capire che la società non è eterosessuale e deve curare i diritti di tutti: prendere coscienza che anche la comunità LGBTQIA+ urla il suo diritto a esistere”.

La scienza che cosa può insegnare?

“La psicologia deve dimostrare la depatologizzazione della diversità: essere diversi non vuol dire essere patologici. Una donna mi ha chiesto: ho una figlia lesbica, è malata? Le ho spiegato per un’ora che non è per niente una malattia, ma la possibilità di esprimere un proprio stato al di là dell’identità di genere. Il professionista si mette nei panni di chi può liberamente esprimere se stessa nella forma più libera”.

L’amore omosessuale è lo stesso?

“Io sono per l’amore e dove c’è l’amore c’è buona educazione”.

Secondo lei una coppia omosessuale può adottare?

“Penso che se una coppia ha la capacità di fare rispettare le regole per la crescita di un bambino sì. L’amore non ha genere, ci sono bambini infelici di famiglie eterosessuali”.

E quindi quale il segreto di una adozione perfetta?

“Accudire e amare: non si tratta come detto di una questione di genere, ma di fare sentire insieme durante la crescita un cambio culturale”.

Ius scholae, ius soli, ius sanguinis: quale la soluzione per l’integrazione della cittadinanza?

“La parola ius ci piace sempre, qualunque sia ciò che l’accompagna. Ius vuol dire diritto e dove c’è diritto c’è salute e ci sono gli psicologi che insegnano l’autodeterminazione”.

Dottoressa Gulino, qual è la lezione di questo evento?

“Cito Michelangelo Buonarroti: l’opera d’arte sta dentro il blocco di marmo, va tolto il superfluo. L’uomo e la donna sono, secondo me, opere d’arte: tutto ciò che ne limita la libertà va eliminato”.