Scuola, ecco le maggiori novità dell’anno che sta per iniziare

Dal 4+2 al nuovo voto in condotta, il ddl punta a riformare il settore dell’istruzione tecnica e professionale

di MARCO PILI
2 settembre 2024
Il ministro Valditara durante un'audizione (ANSA)

Il ministro Valditara durante un'audizione (ANSA)

tessa spiaggia stesso mare, un mantra che ha accompagnato le vacanze estive di milioni di italiani che, al rientro a scuola di metà settembre, quest’anno appare particolarmente fuori luogo. La riforma della scuola promossa dal ministro dell’Istruzione e del Merito, infatti, ha profondamente modificato interi ambiti del settore dell’istruzione.

Dall’istituzione del Liceo del Made in Italy, per il quale è stata utilizzata una denominazione anglofona, alla riforma degli istituti tecnici e professionali, saranno moltissime le novità alle quali milioni di studenti e studentesse si dovranno adattare per portare a compimento il rispettivo ciclo di studi. Modifiche che, in particolar modo, riguardano l’ambito della disciplina scolastica e del gap tra domanda e offerta di lavoro.

La riforma del “4+2”

Il ddl, presentato alle camere a inizio anno, è recentemente diventato legge, ufficializzando una serie di proposte ritenute dal ministero e dalla coalizione di governo fondamentali per non aumentare il divario tra scuola e integrazione nella filiera produttiva nazionale. “Ad oggi la metà delle aziende fa fatica a coprire i posti disponibili, questa è la realtà. Un mismatch drammatico tra offerta e domanda di lavoro. Noi ce ne siamo fatti carico. Il maggior collegamento tra formazione e imprese è stato tra l’altro condiviso al recente G7 Istruzione di Trieste, riscuotendo un consenso unanime. E la risposta che è già arrivata dal Sud, con l’adesione alla sperimentazione dei percorsi quadriennali di istruzione e formazione tecnica e professionale, ci conferma la volontà di riscatto di tante realtà del nostro Mezzogiorno a cui questa riforma darà un'ulteriore leva per lo sviluppo”, ha dichiarato il ministro ai canali comunicativi istituzionali.

La riforma, infatti, prevede l’istituzione del 4+2, una formula capace di far confluire più velocemente e facilmente gli studenti e le studentesse all’interno del mercato del lavoro accorciando di un anno la durata del percorso di formazione. Un quadriennio che, al termine del percorso di studi - e di tirocini continui - rilascerà un diploma equivalente a quelli dei cicli quinquennali, oltre al via libera per frequentare le facoltà universitarie. In seguito all’attuazione del dll, inoltre, verranno istituite ITS Academy e i campus. Le prime saranno costituite da corsi di specializzazione, mentre i secondi collegheranno più facilmente i centri di formazione ai neo-diplomati.

Non sono certo mancate le critiche di chi reputa questa riforma un eccessivo avvicinamento degli studenti e delle studentesse al mondo del lavoro, privando il loro percorso di studi di nozioni altrimenti acquisibili in un canonico percorso quinquennale, in particolar modo in merito alle discipline umanistiche.

Via i giudizi in condotta, tornano i voti

Da settembre, inoltre, sparirà il giudizio in condotta per fare spazio al ritorno del voto. Un numero che, nel caso in cui lo studente o la studentessa abbiano commesso gravi infrazioni o abbiano tenuto comportamenti particolarmente inadeguati, inciderà in modo netto sul rispettivo percorso di studi. Sopra il 7 non ci saranno impedimenti al prosieguo del percorso di studi, mentre col 6 si verrà rimandati a settembre al fine di sostenere un esame di recupero di cittadinanza.

Ma i problemi arrivano con una votazione pari o inferiore al 5. Bocciatura immediata, senza possibilità di appello a meno di ricorrere al Tar. Una modifica, quest’ultima, particolarmente avversata dagli esperti di settore. Il ritorno al voto numerico, infatti, è stato giudicato particolarmente inespressivo e non formativo, dal momento in cui non consentirebbe di trarre alcun insegnamento al destinatario del voto. A far discutere, inoltre, sono state le dichiarazioni del ministro leghista, il quale è sembrato più interessato ad instaurare un clima di autorevolezza attorno al ruolo del docente che ad attribuire alla condotta un ruolo formativo: “La riforma del voto in condotta ridà valore al comportamento e cambia il senso delle sospensioni. Occorre ripristinare la cultura del rispetto e l’autorevolezza dei docenti, assicurando un ambiente di lavoro sereno per il personale scolastico e un percorso formativo efficace per gli studenti”.