Sesso più precoce, calano gli aborti e aumentano le vendite della pillola del giorno dopo

Il report dell’Istat su “L’interruzione volontaria di gravidanza in un’ottica generazionale” ci fornisce vari spunti interessanti di riflessione. Ciò che rimane negli anni è il problema dell’obiezione di coscienza

29 agosto 2024
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Report Istat su Interruzione di gravidanza volontaria (foto di repertorio)

Giovani più precoci nel sesso. L'attività sessuale inizia prima rispetto al passato, secondo i dati raccolti dall’Istat: gli ultimi dati del 2022 ci dicono che il 21,6% dei ragazzi e il 18,4% delle ragazze dichiara di avere avuto il primo rapporto sessuale completo prima dei 16 anni. Questo, insieme al rinvio della maternità, “lascia alla donna la gestione di numerosi anni (circa 12) durante i quali deve limitare il rischio di gravidanze indesiderate”, si legge nel report. 

Un rischio che, seppur coinvolga anche l’altro sesso, evidentemente pesa ancora troppo sulle spalle delle donne e troppo poco su quelle degli uomini. 

Nonostante ciò “il ricorso all'aborto è in costante diminuzione”: tra il 1980 e il 2022 è calato del 68%, passando da 208mila a poco più di 65mila. Il che vuol dire che “non sembra essere utilizzato come mezzo per limitare le nascite, piuttosto come extrema ratio”. É quanto emerge dal rapporto dell'Istat “L'interruzione volontaria di gravidanza in un'ottica generazionale”.

Ma c’è un altro elemento interessante che emerge dal report. Tra i metodi contraccettivi più utilizzati c’è la pillola del giorno dopo, il cui utilizzo è cresciuto in Italia: +79% dal 2015 al 2018, grazie all'eliminazione dell'obbligo di prescrizione sia per le maggiorenni sia per le minorenni. Resta il problema dell'obiezione di coscienza: negli ultimi anni la percentuale di medici obiettori – sempre secondo Istat – è diminuita e nel 2021 si ferma a 63,4%. Sappiamo che il numero di interruzioni volontarie di gravidanza si è invece ridotto in maniera considerevole: tra il 2005 e il 2021 si è più che dimezzato. “Questo non può che avere ridotto il carico di lavoro dei ginecologi non obiettori”.

Tuttavia, si legge, “criticità maggiori risultano più diffuse nelle regioni del Centro e del Sud del Paese, sebbene in solo tre strutture viene superato il numero di 10 aborti settimanali per ginecologo: una si trova in Abruzzo, una in Campania e una in Sicilia”.