È bene essere subito tranchant: il Medioevo non era come ce lo immaginiamo. Sesso compreso, ovviamente. Eppure da sempre lo definiamo "l'epoca dei secoli bui", dell'oscurantismo, del peccato e della dannazione dell'anima. È così: la vulgata ormai è questa.
Medioevo? Non è un’epoca di repressione
Ma il quadro è falsato, perché studiando e scavando scopriamo che in realtà il Medioevo è una lunghissima epoca in cui si fa molta attività sessuale, racchiuso con difficoltà in uno steccato con regole assai poco rigide, e di cui si scrive e si parla moltissimo. Basta leggere le novelle del "Decameron" di Giovanni Boccaccio, per esempio, senza limitarsi a quelle che si incontrano nel percorso scolastico. Il Medioevo dunque non è un’epoca repressa. Parliamo del Basso Medioevo, vale a dire l'epoca della società cavalleresca e comunale, che poi sfocerà nel Rinascimento.
Alla fine del Medioevo qualche preoccupazione e qualche rigidità verranno fuori, ma nell'insieme non è quella la vera identità sessuale dell'epoca. Nell'insieme, infatti, il XII e il XIII secolo sono meno repressi di come vengono rappresentati. Del sesso si parla come qualcosa che fa parte dei bisogni naturali degli esseri umani, senza i tabù di oggi: interessa allo stesso modo sia gli uomini che le donne, al contrario per esempio dell'Ottocento vittoriano in cui si pensa che le donne non debbano invece occuparsene.
La novella del Decameron
Facciamo qualche esempio, partendo proprio da Boccaccio. Prendiamo la novella di Pietro da Vinciolo, alla quinta giornata del “Decameron”. Pietro da Vinciolo è un ricco borghese di Perugia che si era sposato non perché ne avesse voglia, ma per cercare di smentire quello che a Perugia un po' tutti dicevano di lui – verissimo – e cioè che le donne non gli piacevano. Ma Pietro commette un errore, perché sposa “una ragazza di pel rosso e accesa la quale due mariti piuttosto che uno avrebbe voluto”. La moglie però capisce subito che il marito non è sessualmente interessato a lei. E Boccaccio ne riporta il pensiero: “Ho voglia di ciò di cui han voglia tutte le donne”. E prima che diventi vecchia... Così, per farla breve, lei trova un giovinetto e lo fa andare a casa. Il marito rientra anzitempo (un classico che si incontra spesso in questo genere di letteratura) e li sorprende a letto. Ma Pietro non si arrabbia per questo, anzi, si butta nel letto anche lui e così andrà a finire che "al mattino non capiva più bene se quella notte aveva fatto da moglie o da marito".
L’esempio nei Fabliaux
Altro esempio ci arriva dai Fabliaux francesi, che sono precedenti al Decameron. Sono poemetti in versi con protagonisti disparati, molto spesso preti. Fra questi raccontini c'è la novella del "prete tinto". Spesso infatti il seduttore è il parroco, che fa parte di un'elite, ha cultura, ha soldi, è convincente. E poi nell'Alto Medioevo i preti erano sposati, avevano la pretessa...
Insomma, la novella ruota intorno al fatto che moglie e marito fanno uno scherzo al prete, che una volta arrivato a casa della coppia, prima che giungesse il marito di lei, si nasconde nella tinozza della vernice e poi deve scappare a gambe levate quando il marito artigiano dice "bisogna tagliare quel coso a quel crocifisso che avevo messo a bagno nella tintura... Adesso prendo una sega".
Sesso e religione
Epoca sessuofoba dunque? No. Del sesso nel Medioevo si parla con grande libertà. Il sesso non è diabolico: è inteso come un bisogno naturale, un diritto anche per le donne. Ci sono testi misogeni, certo, ma non tutti la pensano così. Nel Medioevo la cosa più ricorrente è di dare per scontato che il sesso coinvolge allo stesso modo uomini e donne. È un obbligo di legge soddisfare il marito e la moglie, tanto che la moglie può anche fare causa al marito se non consuma con lei.
Pietro da Vinciolo è chiaramente omosessuale, e l'omosessualità è un peccato grave per la Chiesa. Ma le leggi lo puniscono vagamente, al massimo con qualche penitenza. Al tempo del Boccaccio tutti a Perugia sanno che Pietro è omosessuale, ma lui vive ricco e rispettato in giro per la città.
E la Chiesa? Non proibiva? I monaci e le monache hanno fatto voto di castità: il sesso per loro è un problema, la promiscuità è da evitare, la tentazione è da tenere lontana. Per loro è pericolosa. Ma è quella è una componente ristretta della società. Non è che nel Medioevo fossero tutti monaci e monache! Il clero è fatto di vescovi e di sacerdoti che si sposano e hanno figli, non hanno motivo di essere sessuofobi.
Quando si impone dopo l'anno Mille il celibato sacerdotale, quella società si rifiuta di farsi normare e i comportamenti non si tengono più. I preti non si possono più sposare come fino all'anno Mille circa, ma la netta sensazione è che moltissimi di loro vivono in concubinato regolare, con la pretessa. La società accetta questa situazione e nessuno fa molte storie. I vescovi dovrebbero sorvegliare e periodicamente tentano di farlo, ma di fatto loro stessi non rispettano gli obblighi. La società ride di queste cose, non reagisce ribellandosi. Ride! L'effetto alla fine è comico. In nessun modo un ecclesiastico ha orrore verso il sesso.
Del resto Boccaccio era un prete. Petrarca un chierico...
Un altro esempio lo troviamo negli scritti di Fra' Salimbene da Parma, un frate francescano del Duecento. Scrive di Filippo da Pistoia, arcivescovo di Ravenna, descrivendolo come un gran signore. Che ha nipoti e anche figli. Salimbene ha conosciuto una monaca "che non sapeva di chi fosse figlia, ma io sì": era la figlia del vescovo!
E poi c'è un fabliaux che si intitola “il vescovo che benedisse la fi*a". Sì, avete letto bene: si usavano queste parole, gli autori francesi le scrivevano. Entriamo nel dettaglio della storiella. Un parroco aveva la sua donna e il vescovo lo richiama all'ordine, al fine che moderasse il comportamento. Convoca il parroco e lo rimprovera, gli dice di abbandonare la donna e, qualora non lo facesse, la penitenza sarà quella di non bere mai più vino. Una penitenza terribile per un uomo del Medioevo... Allora nella novella si legge che la moglie gli dà una cannuccia e dice “il vescovo ti vieta di berlo, non di succhiarlo”.
Non è finita qui. Il vescovo ha una relazione con una gentildonna che il parroco conosce bene. Così si mette d'accordo con lei per fargli uno scherzo. Il vescovo va a casa della signora, ma il parroco è già lì e si nasconde sotto il letto. La signora dice “Vescovo, prima di consumare mi dovete benedire la fi*a". Il monsignore resta un po' perplesso lì per lì', ma non si fa pregare: ha fretta di far sesso e impartisce la benedizione "nel nome del Padre, del Figlio...." e a quel punto si sente la voce del parroco che dice "Amen!".
L’uso del linguaggio
Il linguaggio scurrile, dicevamo. Boccaccio racconta storie oscene, ma parolacce nei suoi testi non ci sono. Il gusto è ostile al turpiloquio, ma non alla materia spinta. Boccaccio usa perifrasi: preso “il piuolo col quale egli piantava gli uomini”, “nel solco per ciò fatto messolo”, eccetera. Poi c'è la novella di Gianni Loteringhi, sempre nel “Decameron”. La moglie sta per far arrivare l'amante a casa, che bussa alla porta di notte. La donna dice al marito che a bussare è stato sicuramente un fantasma. E allora si avvicina all'uscio e dice a voce alta: "Fantasima fantasima... a coda ritta ci venisti, a coda ritta te ne andrai!".
Questione di piacere
È una Toscana dove il sesso non manca perfino nel sacro, tanto che c'è una chiesina chiamata Pieve di San Cresci in Valcava. La spinta della Chiesa è a quella di cercare di dare insegnamenti giusti ma senza eccessi. I canonisti ragionano sulle regole e nei testi si vede che non c'è furore di proibizione: quali regole è giusto dare? Vediamo Uguccione da Pisa, alla fine del XII secolo. Ci si domanda: è lecito fare sesso per dare piacere alla moglie? Cita San Paolo e la sua prima lettera ai Corinzi: c'è dovere verso la moglie e viceversa, “non astenetevi fra marito e moglie se non di comune accordo e temporaneamente per dedicarvi alla preghiera, ma poi tornate a stare insieme perché il diavolo non vi tenti". Uguccione dice di non essere spinti nella tentazione, certo, ma sottolinea il diritto di soddisfazione sessuale fra marito e moglie. Dice che il piacere va soddisfatto per entrambi.
E le posizioni? Nel Medioevo si parla anche di quelle. Alcune sono approvate, altre meno e altre ancora no. “Bisogna entrare in dettaglio, viste le mostruosità che si sentono in confessione”. Alberto Magno spiega che ci sono le varianti vietate. Ma dipende. Lo scopo ultimo è sempre generare, quindi servono anche posizioni particolari, per esempio se si è obesi. "La più grave è da dietro come i cavalli: alcuni sostengono che è un peccato mortale, ma io non sono d'accordo".
Ci si domanda ancora se si fa più peccato ad andare a letto con una vecchia o con una ragazza. E qui ci sono due scuole di pensiero. Con la vecchia è più peccato perché con la giovane ci sono attenuanti, mentre con le vecchia è perversione...
E l'adulterio? È vietato, in teoria. È peccato e c'è la punizione: le leggi civili alla fine del Medioevo si preoccupano di questo, con una sterzata a partire dal '400 sia per l'adulterio che per l'omosessualità. Questa è un'epoca in cui si svolgono tanti processi per omosessualità e la pena al massimo è una multa.
La medicina… sessuale
Di sesso si parla anche in ambito medico, ovviamente. La cultura è raffinatissima e sofisticata, attinge alla medicina antica. i medici nel Medioevo sono divisi sulla eiaculazione di uomo e donna. Una scuola sostiene che anche la donna eiacula. Un'altra sostiene la teoria giusta: lo sperma è solo maschile.
Alberto Magno, ancora, cita una quattordicenne che desidera ma non arriva al piacere. Più pratica il sesso con pratiche manuali e più desidera. Ma siccome il corpo della donna è freddo (è il suo pensiero, ovviamente), dai pori della pelle i liquidi non escono e tutto resta chiuso dentro. Ecco perché la femmina non arriva a emettere lo sperma. Allora esse immaginano e fanno con dita o strumenti finché l'umore spermatico non esce. È la natura che ti spinge a farlo.
Parole e immagini
Poi ci sono verbali di processi nei paesi dell'Occitania. C'è il caso di un parroco va a letto con le donne, è cosa nota in quella zona. C'è una donna che ha paura di restare incinta. E così via. Insomma, di sesso si parla e si scrive a quel tempo con estrema libertà e disinvoltura.
E si dipinge, anche. A Massa Marittima, in Maremma, c'è un affresco di un albero con frutti che sono falli. Le scuotono l'albero e fanno cadere i falli nei cesti, per portarli via. E' una chiara rappresentazione della fertilità, che nel Medioevo venne dipinta su un muro ma che nei secoli successivi fu poi cancellata. Vi immaginate voi cosa succederebbe oggi?
Il punto quindi è che il Medioevo è una società che non si pone molti problemi riguardo al sesso. Anzi, risalta come ci sia l'esigenza di affrontare l'argomento. Eppure noi consideriamo il Medioevo come un'epoca repressiva, sessuofoba. Ma dobbiamo farcene una ragione: non era proprio così.