Videogiochi, social e archeologia. Un trinomio affascinate che talvolta può generare fenomeni poco edificanti. Per non dire molto pericolosi. E' il caso di un recente trend virale su TikTok che sta mettendo a rischio uno dei più importanti siti archeologici del mondo: Angkor Wat in Cambogia. Gli utenti della piattaforma hanno infatti iniziato a imitare il videogioco “Temple Run”, correndo e saltando tra le antiche rovine dei templi, filmando le proprie gesta e postandole sul social più in voga tra i teenager.
Una bravata? Non tanto visto che si tratta pur sempre di un sito le cui rovine vetuste, testimonianza di secoli di splendore, hanno, come tutte le emergenze archeologiche, una serie di problemi di conservazione, oltre che una intrinseca fragilità, la quale richiederebbe una particolare accortezza da parte dei visitatori. Non a caso questa nuova moda sta suscitando preoccupazioni tra gli esperti di conservazione e i rappresentanti locali che sottolineano come questi trend rischiano di causare danni irreparabili alle sculture e alle incisioni, mettendo a repentaglio uno dei tesori archeologici più preziosi del mondo.
Il sito archeologico
Angkor è un complesso di templi che risale quasi 900 anni fa e fa parte del Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. E' composto da più di 100 templi, ed è uno dei siti archeologici più importanti del sud-est asiatico. Il complesso, che comprende i famosi templi di Angkor Wat e Angkor Thom, è stato costruito con blocchi di arenaria ed è sopravvissuto a guerre, terremoti e vegetazione boschiva, ma, ovviamente, non è una pista di atletica nè un parco divertimenti.
Oltre ai danni materiali potenziali, vi sono poi quelli spirituali più immediati. Angkor Wat è infatti considerato un luogo sacro dai cambogiani, i quali credono che ogni pietra custodisca gli spiriti degli antenati.
Simon Warrack, un ambientalista che ha lavorato per tre decenni per preservare le rovine di Angkor, è preoccupato per i potenziali danni e per le insensibilità culturali e religiose che vengono calpestate. "Non si correrebbe per San Pietro a Roma o in qualsiasi chiesa occidentale, quindi perché va bene farlo in Cambogia?" ha sottolineato in una recente intervista. Aggiungendo "non si tratta solo di potenziali danni alle pietre da parte di persone che le urtano e cadono o rovesciano le cose – che è reale – ma è anche un danno al valore spirituale e culturale dei templi".
La visibilità
Ovviamente c'è anche chi punta sul lato positivo della vicenda, ovvero l’attenzione generata da questi video con milioni e milioni di visualizzazioni che determina indirettamente una crescita del turismo portando un indubbio vantaggio per l’economia del Paese, fortemente dipendente dai visitatori internazionali. I visitatori internazionali in Cambogia devono ancora tornare ai livelli pre-pandemia e per molti in cerca di vacanze, i social media sono una delle principali fonti di ispirazione per i viaggi, secondo un rapporto sulle tendenze di American Express. Quasi tre su quattro dei millennial e della Gen Z intervistati hanno dichiarato infatti di aver partecipato alle tendenze dei social media durante le vacanze, mentre circa la metà ha dichiarato di voler mostrare i propri viaggi per impressionare i propri follower.
Prima che la pandemia colpisse, il complesso di 162 ettari ha visto un record di 6,6 milioni di turisti che hanno portato più di 80 milioni di dollari (104,7 milioni di dollari) in vendite di biglietti. Finora, nel 2024, le rovine hanno attirato circa 630.000 visitatori.
Cinema e videogames
Hollywood ha introdotto Angkor Wat in gran parte del mondo quando il film del 2001 Lara Croft: Tomb Raider è stato girato nel tempio di Angkor Thom del complesso. Poi è arrivato Temple Run, un videogioco sviluppato da Imangi Studios nel 2011, in cui i giocatori controllano un personaggio che, appunto, corre tra le rovine del tempio e deve evitare ostacoli e creature demoniache che lo inseguono. E, guarda caso, lo sfondo di Temple Run presenta murature in pietra e passaggi molto simili alle rovine di Angkor.
Tutto bene dunque in nome del business? Mica tanto. Alcuni cittadini cambogiani e analisti politici sostengono però che questo sarebbe un ulteriore problema: l’aumento del turismo, anche attraverso queste tendenze, potrebbe essere potenzialmente dannoso per la pressione antropica che si svilupperebbe su un sito comunque molto delicato. Alla fine l'interrogativo è lo stesso che si trovano di fronte oggi tante mecche del turismo internazionale: come coniugare l'aumento dei fruitori con la preservazione dei luoghi e l'equilibrio sociale?
Una risposta non semplice, anche a fronte degli ultimi episodi di scontro tra turisti e residenti che quest'estate hanno animato le cronache di molti luoghi di villeggiatura o molte località afflitte dalla piaga del cosiddetto 'overtourism'.