"La vita spezza tutti quanti - diceva Hemingway - e poi qualcuno diventa forte nei punti spezzati". È quello che è successo a Valentina Leporati, una giovane e luminosa donna che, della sua malattia, ha fatto un punto di forza, un brand, un’impresa e una fonte di reddito. Era piccolissima quando le hanno diagnosticato la celiachia, patologia che a quel tempo, 34 anni fa, era rarissima e sconosciuta. Pallida, fragile, diversa, mai una festa di compleanno con i compagni, mai una merenda spensierata con gli amici: Valentina ha vissuto un'infanzia difficile, sfociata in una forte depressione che ha segnato anche l’adolescenza. Ma è proprio quando ha toccato il fondo che ha sentito una forza nuova, la voglia di reagire. Si è tatuata una spiga di grano sul braccio e ha cercato lavoro in una pizzeria, nel tempio del suo veleno. Ora ha un forno gluten free famoso non solo in tutta la sua provincia, La Spezia, ma anche in tutta Italia grazie allo shop online, ed è diventata una influencer molto seguita dalla grande comunità dei celiaci e soprattutto dai giovani che scoprono la malattia e cercano consigli, sostegno, aiuto.
Che significato ha avuto tatuarsi la spiga di grano? "Avevo vissuto un'adolescenza difficile, segnata anche dalla difficile separazione dei miei genitori, e avevo commesso l’errore più grande: chiudermi nel mio isolamento, auto-escludermi da qualsiasi attività sociale per evitare di sentirmi in imbarazzo. Dopo aver rinunciato anche alla gita di maturità, ho preso coscienza che non potevo andare avanti così, che dovevo affermarmi per quello che ero e non per la malattia che portavo. Tatuarmi la spiga di grano era come decidere di indossare la malattia con orgoglio, come una delle parti di me, ed essere finalmente Valentina, una ragazza con i capelli rossi con tante caratteristiche, fra cui la celiachia". Perché la chiami malattia? "Perché lo è: non è una semplice intolleranza come molti possono credere, è una malattia autoimmune di origine genetica che, se non curata, è degenerativa, può portare ad altre malattie più gravi. Bisogna avere rispetto per la propria malattia". Dopo il tatuaggio cosa è cambiato? "Prima di tutto è cambiata la relazione con gli altri che, vedendo il tatuaggio, hanno cominciato a farmi domande e io a rispondere non più con imbarazzo ma con semplicità, onestà e perfino autoironia. Ho imparato a gestirmi e ad arrangiarmi uscendo dalla gabbia dorata di casa dove mi ero rinchiusa".
E sei andata a lavorare in una pizzeria. Come mai proprio nel tempio del glutine? "Ho scelto consapevolmente di lavorare nel settore alimentare. E sì, mi sono ritrovata proprio in una pizzeria, circondata dal glutine". Cosa ti succede se ingerisci il glutine? "Vomito, mi si rompono i capillari, svengo, insomma sto malissimo. Dovevo stare molto attenta a non entrare in contatto con la pasta, a non avvicinare mai le mani alla bocca". A cosa ti è servito lavorare in una pizzeria? "Piano piano ho capito che il mio sogno era quello di produrre cose buone come una pizza ma accessibili anche ai celiaci, quindi senza glutine. Quindi la notte, dopo il lavoro, provavo e riprovano le ricette che vedevo realizzare di giorno con ingredienti gluten-free". Senza aver mai assaggiato niente? Difficile avere un confronto… "Certo, dovevo utilizzare solo olfatto, vista e tatto".
Il primo tentativo andato in porto? "Il dolce di carote. Ma la vera sfida è stata fare la focaccia, cioè il cibo principe della mia zona. Dovevo fare una focaccia gradevole senza glutine e senza averla mai assaggiata. Una vera impresa". E quali ingredienti hanno sostituito la farina nella focaccia? "Riso integrale, grano saraceno, tapioca, farina di legumi…".