Valentina Gluten Free: chi è l'influencer e attivista dei celiaci

La ligure, dopo un'infanzia e un'adolescenza difficili, ha preso in mano la sua vita e imparato a convivere con la malattia. Oggi il suo forno è famoso in tutta Italia

di GERALDINA FIECHTER -
16 aprile 2023
Valentina Gluten Free

Valentina Gluten Free

"La vita spezza tutti quanti - diceva Hemingway - e poi qualcuno diventa forte nei punti spezzati". È quello che è successo a Valentina Leporati, una giovane e luminosa donna che, della sua malattia, ha fatto un punto di forza, un brand, un’impresa e una fonte di reddito. Era piccolissima quando le hanno diagnosticato la celiachia, patologia che a quel tempo, 34 anni fa, era rarissima e sconosciuta. Pallida, fragile, diversa, mai una festa di compleanno con i compagni, mai una merenda spensierata con gli amici: Valentina ha vissuto un'infanzia difficile, sfociata in una forte depressione che ha segnato anche l’adolescenza. Ma è proprio quando ha toccato il fondo che ha sentito una forza nuova, la voglia di reagire. Si è tatuata una spiga di grano sul braccio e ha cercato lavoro in una pizzeria, nel tempio del suo veleno. Ora ha un forno gluten free famoso non solo in tutta la sua provincia, La Spezia, ma anche in tutta Italia grazie allo shop online, ed è diventata una influencer molto seguita dalla grande comunità dei celiaci e soprattutto dai giovani che scoprono la malattia e cercano consigli, sostegno, aiuto.
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Leporati ha avuto un'adolescenza difficile segnata dalla depressione

Che significato ha avuto tatuarsi la spiga di grano? "Avevo vissuto un'adolescenza difficile, segnata anche dalla difficile separazione dei miei genitori, e avevo commesso l’errore più grande: chiudermi nel mio isolamento, auto-escludermi da qualsiasi attività sociale per evitare di sentirmi in imbarazzo. Dopo aver rinunciato anche alla gita di maturità, ho preso coscienza che non potevo andare avanti così, che dovevo affermarmi per quello che ero e non per la malattia che portavo. Tatuarmi la spiga di grano era come decidere di indossare la malattia con orgoglio, come una delle parti di me, ed essere finalmente Valentina, una ragazza con i capelli rossi con tante caratteristiche, fra cui la celiachia". Perché la chiami malattia? "Perché lo è: non è una semplice intolleranza come molti possono credere, è una malattia autoimmune di origine genetica che, se non curata, è degenerativa, può portare ad altre malattie più gravi. Bisogna avere rispetto per la propria malattia". Dopo il tatuaggio cosa è cambiato? "Prima di tutto è cambiata la relazione con gli altri che, vedendo il tatuaggio, hanno cominciato a farmi domande e io a rispondere non più con imbarazzo ma con semplicità, onestà e perfino autoironia. Ho imparato a gestirmi e ad arrangiarmi uscendo dalla gabbia dorata di casa dove mi ero rinchiusa".
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Valentina ha una spiga di grano tatuata sul braccio: "Ho imparato a indossare la malattia"

E sei andata a lavorare in una pizzeria. Come mai proprio nel tempio del glutine? "Ho scelto consapevolmente di lavorare nel settore alimentare. E sì, mi sono ritrovata proprio in una pizzeria, circondata dal glutine". Cosa ti succede se ingerisci il glutine? "Vomito, mi si rompono i capillari, svengo, insomma sto malissimo. Dovevo stare molto attenta a non entrare in contatto con la pasta, a non avvicinare mai le mani alla bocca". A cosa ti è servito lavorare in una pizzeria? "Piano piano ho capito che il mio sogno era quello di produrre cose buone come una pizza ma accessibili anche ai celiaci, quindi senza glutine. Quindi la notte, dopo il lavoro, provavo e riprovano le ricette che vedevo realizzare di giorno con ingredienti gluten-free". Senza aver mai assaggiato niente? Difficile avere un confronto… "Certo, dovevo utilizzare solo olfatto, vista e tatto".
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Per un periodo, nonostante la celiachia, Leporati ha lavorato in una pizzeria

Il primo tentativo andato in porto? "Il dolce di carote. Ma la vera sfida è stata fare la focaccia, cioè il cibo principe della mia zona. Dovevo fare una focaccia gradevole senza glutine e senza averla mai assaggiata. Una vera impresa". E quali ingredienti hanno sostituito la farina nella focaccia? "Riso integrale, grano saraceno, tapioca, farina di legumi…".

La nascita di Valentina Gluten Free

Dopo cosa è successo? "Dopo tutti questi lavori è arrivato un licenziamento inaspettato, la rottura di un’amicizia importante e poi anche con il fidanzato. Sono ricaduta in una depressione e ho capito che, per risalire ancora una volta, dovevo fare una cosa per me. Con i 5mila euro di disoccupazione ho preso un piccolo fondo, ho acquistato un lavandino, un forno, il bancone e ho aperto il Valentina Gluten Free. Quando ho aperto, nel 2017, avevo 27 euro sul conto". Il forno va a gonfie vele. Qual è stata la chiave del successo, oltre alle ricette riuscite? "Un’alchimia, un incontro: io volevo dagli altri il sorriso che non avevo avuto da bambina, la felicità di chi vede un bancone pieno di cose che può mangiare senza paura, senza sentirsi diverso, senza dover chiedere cosa c’è dentro. E io restituisco ai clienti tutta la gratitudine che ho con i miei sorrisi. Mi nutro della felicità degli altri per trovare la mia".
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Oggi Valentina Leporati lavora nel suo forno a Sarzana ed è un'influencer amatissima sui social

Ed è diventata non solo una influencer sui social, ma una vera e propria attivista a favore dei diritti dei celiaci. Oltre alla necessaria inclusione di chi non può mangiare prodotti con il glutine, quale è uno dei primi obiettivi della sua causa? "Per esempio cercare di accorciare i tempi delle diagnosi, che oggi arrivano mediamente con 6 anni di ritardo". Perché? "Perché il settore medico è ancora impreparato, e quegli esami che andrebbero fatti subito, ai primi sintomi, non vengono proposti. Molti non sanno, per esempio, che anche dopo i primi sospetti bisogna continuare a mangiare glutine fino alla gastroscopia, per facilitare la diagnosi!". Faccia il suo appello ai medici "È fondamentale che il settore medico sia totalmente preparato sulla celiachia, considerando l’enorme spettro di sintomi che possono far nascere il sospetto e che non sono solo intestinali: quelli extra intestinali traggono più in inganno, perché sono difficili da riconoscere. Ci aspettiamo che le analisi - semplicissime analisi sierologie - vengano prescritte tempestivamente, ai primi segnali sospetti". Come bisogna comportarsi quindi con chi soffre di celiachia? "Bisogna essere prima di tutto inclusivi: la tavola è il luogo in cui si formano i ricordi, si stabiliscono le relazioni, nessuno può esserne escluso. Quindi informare e formare la comunità. E poi bisogna essere gentili, uno strumento che io uso molto e che può essere rivoluzionario. Ma niente vittimismo, per favore: con quello non si va da nessuna parte".