“I primi quarant'anni di vita ci danno il testo; i successivi trenta ci forniscono il commento allo stesso” sosteneva il filosofo Arthur Schopenauer. E i 40 anni per una donna sono un sorta di dead-line. O meglio lo erano fino agli anni Novanta quanto raggiunta tale soglia una donna era considerata ormai di mezza età. Oggi c’è chi chiama tale periodo ‘seconda adolescenza’ o anche ‘gli anni della rinascita’. Al di là di come si voglia definire tale periodo, ancora oggi il raggiungimento dei 40 anni resta comunque un periodo difficile per le donne come sostiene una ricerca psicologica di “Exploring Your Mind” perché la società tende ancora a imporre questa sorta di ‘scadenza’. E’ possibile, perciò, che una donna di tale età inizi a mettere in discussione la propria vita e le scelte compiute fino a quel momento, ricordando tutti quei sogni che aveva un tempo e che a causa della famiglia e del lavoro ha lasciato. Allo stesso tempo però, soprattutto alla fine dei 40 anni, le donne tendono ad affrontare le emozioni in modo più equilibrato e a osservare la realtà che le circonda in modo diverso, ridefinendo i propri traguardi e obiettivi. Ed è proprio in questa occasione che la donna si rende conto del proprio valore e matura una nuova visione del mondo che va oltre la necessità di prendersi cura degli altri. Una rinascita che può avvenire anche attraverso la fotografica. Come propone Valeria Lobbia, la fotografa ritrattista professionista, che ha deciso di dare alle donne uno spazio in cui ritrovarsi, vedersi rifiorire e risplendere. In questo modo l’esperienza di ritratto diventa un viaggio alla riscoperta di sé, un percorso rivelatore arricchito da una serie di consulenze mirate e pre-shooting che hanno l’obiettivo di profilare quanto più possibile i gusti, i valori e la consapevolezza del soggetto.
“L’universo femminile è un vortice di pura emotività, spesso proiettata all’esterno. Dalla società ci si aspetta che siamo noi donne a dover prenderci cura dei bisogni della famiglia e spesso passiamo in secondo piano rispetto alle contingenze della vita” sostiene Valeria Lobbia, recentemente candidata al prestigioso premio internazionale "The Societies of Photographers" nella categoria "ritratto creativo". E aggiunge: “Per questo, oggi, a più di 40 anni, ho pensato a un servizio dedicato alle donne come me, che hanno i miei stessi sogni, i miei dubbi, le mie paure e i miei obiettivi. Le donne che incontro durante le mie sessioni di ritratto hanno storie da raccontare, un bagaglio di esperienze che racchiude ferite, debolezze e a volte anche avvenimenti traumatici. In tutte loro, però, vedo il bisogno comune di focalizzarsi su sé stesse dopo aver dedicato una cospicua parte della propria vita agli altri e il desiderio di potersi riscoprire attraverso uno scatto”.
L’esperienza di un servizio fotografico si articola in una prima fase di colloquio e accoglienza che permette di creare una sinergia tra cliente e fotografo, ognuno con i propri sogni, il proprio immaginario, il proprio vissuto. Quindi si passa alla costruzione di uno shooting cucito su misura della singola persona. La fase del reveal è l’ultima tappa e la più emozionante, quella in cui alla cliente viene mostrata l’opera finale. “Sono una maniaca della perfezione e per questo motivo svolgo un grande lavoro di ricerca e di preparazione prima dello shooting. Per un ritratto solitamente impiego dalle 50 alle 60 ore di lavoro: è un ragionamento molto profondo e personalizzato che parte da basi estetiche ma anche caratteriali e sconfina nella psicologia, nell’empatia” prosegue la fotografa spiegando che “lo scatto è solo il tocco finale dopo aver fatto consulenze di ‘body shape’, armocromia per capire come valorizzare al meglio la figura attraverso i colori e ‘face shape’ per andare a valutare le geometrie del viso e riuscire a valorizzare le particolarità”.
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