Già un gruppo metal tutto al femminile non è cosa frequentissima. Se poi le tre ragazze che impugnano gli strumenti indossano l’hijab – il velo islamico – allora la cosa più che rara diventa praticamente unica. Ancor più unica se pensiamo che il trio metal in oggetto, Voice of Baceprot (VOB), viene dal’Indonesia che, nell’immaginario musicale, non è certo terra di rock ultaduro (per quanto il Metal abbia numerosi seguaci anche da queste parti) mentre è di sicuro la nazione con il più alto numero di musulmani praticanti.
E invece le Voice of Baceprot non solo stanno spopolando nelle latitudini asiatiche ma sono state anche la prima band indonesiana a esibirsi al rinomato Glastonbury Festival in Inghilterra. Il gruppo, composto da Firda “Marsya” Kurnia (cantante e chitarrista), Euis “Siti” Aisyah (batterista) e Widi Rahmawati (bassista), ha iniziato a suonare insieme nel 2014 nella conservatrice Garut Regency.
I brani sull’emancipazione femminile e l’ambiente
Il look delle Voice of Baceprot rappresenta, al pari della musica, un marchio di fabbrica, combinando hijab neri con abbigliamento metal, nell’intento, non dichiarato ma evidente, di abbattere gli stereotipi di genere e le imposizioni più rigide della loro religione. Le VOB, che in sundanese significa “rumoroso”, suonano un potente mix di trash metal. I loro testi, prevalentemente in inglese, sono zeppi di messaggi sociali e politici: emancipazione femminile, distruzione ambientale e pacifismo. Oltre che nell’idioma britannico le ragazze Metal cantano anche in indonesiano e sundanese.
Prima di Glastonbury, la band si era esibita al festival Wacken Open Air in Germania guadagnandosi l'attenzione anche di Tom Morello, leggendario chitarrista dei Rage Against the Machine, e della premio Nobel Malala Yousafzai.
Nelo show britannico hanno indossato costumi disegnati appositamente con tessuti tradizionali di Garut e motivi indonesiani, sottolineando ulteriormente il loro orgoglio culturale. “Pensavamo che avremmo dovuto suonare prima in altri locali più piccoli, ma abbiamo ottenuto subito il concerto” hanno dichiarato le tre commentando quanto accaduto.
Festival di Glastonbury
Si tratta di un appuntamento imperdibile per gli amanti della musica di tutto il mondo. Quest’anno l’evento si è svolto dal 26 al 30 giugno alla Worthy Farm di Pilton, nel Somerset, vedendo l’esibizione di band del calibro di Fontaines D.C., Idles e Peggy Gou. Comprensibile dunque l’emozione delle tre ragazze che hanno tra i 22 e i 24 anni e si sono conosciute sui banchi di scuola. Kurnia, Aisyah e Rahmawati – rispettivamente voce e chitarra, batteria, basso – hanno iniziato a provare di nascosto per aggirare il divieto imposto dai genitori e sfuggire agli occhi indiscreti dei vicini.Nonostante il considerevole numero di fan e il successo di video diventati virali in rete, la band è fatta oggetto di ricatti, dispetti, vere e proprie minacce di morte.
Una voce di libertà contro l’oppressione
Le tre musiciste, figlie di contadini, sono cresciute in una zona molto particolare del proprio Paese: una regione rurale e conservatrice, in cui si sono conosciute frequentando la stessa madrasa, la scuola superiore musulmana. “Una sera, tornando in motorino dalla sala prove, ci hanno lanciato addosso sassi e pietre, avvolti in fazzoletti di carta su cui erano scritti insulti”, spiega Firdda al New York Times. Giudicandole blasfeme e non in linea con la condotta che ogni “brava musulmana” dovrebbe adottare, alcuni sostenitori dell’Islam radicale non hanno esitato ad ammonire le ragazze con messaggi di morte: “Se incidete un album ve lo bruciamo” oppure “vi decapitiamo”, racconta ancora la cantante.
Oggi la loro musica e la loro testimonianza rappresentano un esempio ed una spinta per tutte le donne indonesiane a cercare la loro indipendenza e a non farsi condizionate dai limiti imposti dalla tradizione. Per dirla con le loro parole: “La musica metal non è di certo un genere musicale che si associa abitualmente a delle ragazze musulmane che indossano sempre il velo, ma è proprio per questo che abbiamo scelto di suonare questo tipo di musica, per farci coraggio nel liberarci dall’oppressione di vari stigma e pregiudizi. Riteniamo che la nostra voce di indipendenza e libertà come donne e come esseri umani possa raggiungere un pubblico più ampio attraverso la musica, e ogni giorno ci impegniamo per espandere sempre di più le nostre idee”.