La rinascita di Gianluca Valori con il paratriathlon: “Non arrendetevi mai”

L'atleta, dopo la diagnosi della malattia, ha scoperto una seconda vita grazie al valore di questo sport. E, dopo aver partecipato alle Paralimpiadi di Parigi di quest'anno, non ha nessuna intenzione di fermarsi

di EDOARDO MARTINI
3 dicembre 2024
L'atleta Gianluca Valori alle Paralimpiadi di Parigi 2024

L'atleta Gianluca Valori alle Paralimpiadi di Parigi 2024

Tenacia, determinazione e sacrificio. Sono queste le tre parole che descrivono perfettamente Gianluca Valori, cinquantenne di Castagneto Carducci (Livorno), che a causa di un vaccino somministrato durante il servizio militare, ha perso la sensibilità alle mani, ai piedi, e ha limitata mobilità della parte inferiore delle gambe. La polineuropatia sensitiva-motoria cronica, questo il nome della patologia che ha colpito l'atleta, non ha però minimamente scalfito la sua passione per lo sport. Una cosa normale per uno che ha fatto di quest'ultimo il suo compagno di vita.

Nel 2016 ha iniziato a praticare il paratriathlon, la sua seconda vita, vincendo a Taranto in Coppa del Mondo, ottenendo un secondo posto a Samarcanda fino alla tanto desiderata partecipazione alle Paralimpiadi di Parigi 2024. 

La rinascita di Gianluca Valori 

Ad arricchire il suo palmares ci ha pensato la giuria e gli organizzatori del Premio Internazionale “Le Velo – L'Europa per lo sport”, che, lunedì 2 dicembre, nello scenario della Fattoria il Palagio di Scarperia, hanno consegnato questa prestigiosa riconoscenza al campione, scelto non solo per i suoi risultati sportivi, ma anche per i suoi ideali e per la sua umanità. Lo stesso Valori ha deciso di raccontarsi, lanciando un messaggio verso tutti coloro che si arrendono di fronte ad una malattia come la sua. 

Valori riceve il Premio Internazionale “Le Velo – L’Europa per lo sport“
Valori riceve il Premio Internazionale “Le Velo – L’Europa per lo sport“

Lo sport ha sempre fatto parte della sua vita. Quanto è stato difficile e cosa ha pensato dopo la malattia?

“All'inizio è stato veramente difficile perché ho sempre fatto sport. Da lì è iniziato un periodo abbastanza brutto perché mi attenevo a quello che mi dicevano i medici che mi ribadivano l'impossibilità di correre. La svolta l'ho avuta un giorno quando mi sono detto di darmi una smossa perché così non andava bene. Ho cominciato a fare tutto il contrario di quello che mi consigliavano i dottori. E' stata una boccata d'ossigeno anche se è stato difficile riprendere a correre, anche perché la roba mi cascava dalle mani. Ho avuto tante difficoltà, ma abbiamo la fortuna che il nostro corpo si rimodella in base a quello che hai”.

Ha un consiglio da dare a chi si rassegna del tutto dopo aver ricevuto una diagnosi simile alla sua?

“È la cosa più sbagliata. A me dispiace non aver iniziato prima perché questo problema ce l'ho avuto nel 1994 e mi sono buttato nel mondo paralimpico 20 anni dopo. Questa cosa che mi ha successa mi ha dato altre opportunità: vivere il mondo paralimpico che è veramente bellissimo anche se faticoso. Poi le soddisfazioni piano piano arrivano. L'importante nei percorsi, come ad esempio le paralimpiadi, è avere un supporto dalla famiglia. E io per fortuna ce l'ho avuto“. 

Nel 2016 si è avvicinato al paratriathlon. Possiamo attribuire allo sport il valore di questa rinascita? 

“Assolutamente sì. Nel 2016 guardando le Paralimpiadi di Rio ho visto la gara di paratriathlon. Me ne sono subito innamorato perché è complicato proprio come piace a me. Nel 2017 ho fatto la prova e ho avuto la fortuna di essere subito convocato con la nazionale”.

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Quest'anno ha partecipato alle Paralimpiadi di Parigi. Quali sono i suoi prossimi obiettivi?

“Vediamo un pochino perché ho 50 anni. Però l'appetito vien mangiando. Al momento ho ripreso una vita abbastanza tranquilla. Faccio le mie 10 ore di allenamento a settimana però sento già che mi manca qualcosa. Mi manca la competizione. Il prossimo anno farò sicuramente tutto il circuito a livello italiano e poi se riuscirò farò qualche gara di Coppa del Mondo con la Federazione. Riprendere a rifare tutto quello che ho fatto fino ad ora mi sembra difficile. Anche perché oltre che allenarmi come un professionista lavoro con il trattore la mattina. Vediamo. Idee buone ce ne sono”.

È cambiata un po' la percezione, anche da un punto di vista della comunicazione, verso gli sport paralimpici e c'è sempre più visibilità. Quanto aiuta tutto questo?

“Sicuramente. Al giorno d'oggi è molto più facile approcciarsi allo sport paralimpico. E' molto più difficile invece per la competizione, perché a livelli alti è tosta. A livelli normali è una buona cosa per introdurre lo sport nella vita di tutti noi che fa altro che bene”.