Per la prima volta in 46 anni, il report che ogni anno fotografa l’applicazione della legge 194 – che permette l’interruzione volontaria di gravidanza nel nostro Paese – non è stato pubblicato. L’ultimo, infatti, è stato pubblicato con i numeri relativi al 2021. Nonostante nelle scorse settimane la deputata pentastellata Gilda Sportiello avesse presentato un’interrogazione scritta insieme all’attivista del progetto ‘Ivg, ho abortito e sto benissimo’, Federica Di Martino, per chiedere al Ministero della Salute per quale motivo i dati relativi al 2022 non fossero stati ancora presentati, non aveva ottenuto risposte.
Solo lo scorso 8 novembre, a seguito di una seconda interrogazione, si è capito il motivo della mancata pubblicazione: questi dati non ci sono, siamo fermi a quelli del 2021. Il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, ha risposto a Sportiello dicendo che "sussistono oggettive difficoltà tecniche a rispettare la scadenza, poiché la raccolta, il controllo e l’elaborazione dei dati analitici sull’interruzione volontaria di gravidanza di tutte le regioni e le province autonome determina un procedimento comprensibilmente lungo e delicato”. E ha aggiunto che “la trasmissione dei dati relativi al 2023, da parte delle regioni e delle province autonome all’Istituto superiore di sanità e all’Istat, è infatti ancora in corso”.
Di ritardi, in passato, ce ne sono stati altri, ma evidentemente non come quest’anno. I malpensanti apprezzerebbero la coincidenza e lo collegherebbero al disinteresse politico che la tematica raccoglie tra la maggioranza di governo. “Quello a cui stiamo assistendo – così Di Martino – ha dell'incredibile ed è vergognoso. Un ritardo simile non si era mai registrato. Si è parlato di produzione del report dei dati che dovevano essere raccolti afferenti all’anno 2023, ma quelli che stiamo aspettando sono quelli del 2022, nonostante siano già presenti dei dati Istat che non vengono, però, aggregati insieme a quelli che spettano, in termini di raccolta, al ministero della Salute e alle regioni”. Per la deputata pentastellata non ci sono scuse: “Non venite a dire – le sue parole – che volete applicare la legge 194, perché non è così. Se così fosse, dovreste battervi in prima persona per assicurarvi che l'aborto farmacologico sia somministrato in tutte le regioni allo stesso modo e sia garantito, perché lo prevede la legge. Non lo state facendo ma anzi, nelle regioni che amministrate, addirittura lo negate, andando contro una circolare ministeriale. E non potete dire con tanta, ma veramente tanta ipocrisia, che volete applicare la legge 194”.