“Il solo cognome del padre non rispetta appieno l’identità”: Rosa Oliva de Conciliis sprona il Parlamento

Negli anni Sessanta è stata la prima donna ad aver accesso ai concorsi pubblici grazie al ricorso fatto in Corte Costituzionale. Oggi, 90enne, è presidente onoraria della “Rete per la parità”. Il suo discorso in Commissione Giustizia sul “doppio cognome”

12 settembre 2024
Rosa Oliva de Conciliis

Rosa Oliva de Conciliis

“Se ci presentiamo alla società con il solo cognome del padre non difendiamo appieno la nostra identità”. Sono parole di Rosanna Oliva de Conciliis, che si è conquistata un posto tra quelle “madri della patria” che con le loro battaglie hanno aperto alle successive generazioni strade fino a quel momento interdette alle donne. Nel suo caso, la strada da lei spalancata è stata quella dei concorsi pubblici. 

Chi è Rosanna Oliva de Conciliis

Nata nel 1934, è una giurista e attivista, passata alla storia per aver vinto il ricorso alla Corte Costituzionale contro l’impossibilità delle donne di accedere alla carriera prefettizia, portando così alla sentenza che cancellò la legge del 1919. Erano gli anni Sessanta e all’epoca per auspicare a una carriera prefettizia bisognava essere laureati, cittadini italiani e soprattutto maschi. Rosanna Oliva de Conciliis aveva due su tre requisiti, ma decise di ribellarsi al terzo perché ingiusto e la Consulta le diede ragione. 

Oggi, all’età di 90 anni, è fondatrice dell'associazione 'Rete per la Parità', e in quanto tale è stata ascoltata in Commissione Giustizia in merito ai provvedimenti in esame sul doppio cognome. “Quello che si trasmette imponendo il solo cognome del padre ai figli - ha detto- è un messaggio culturale che inculca stereotipi importantissimi” che portano poi “all'invisibilità delle madri all'interno della società”.

Rosa Oliva de Conciliis
Rosa Oliva de Conciliis negli anni Sessanta

In commissione Giustizia

Oliva si rivolge quindi al Parlamento affinché si vari presto una legge in questo senso, ricordando anche i tentativi fatti dalle Camere nelle precedenti legislature. “Un intervento normativo, da tempo atteso e più volte sollecitato dalla Consulta che l'ha definito indifferibile e impellente - osserva la giurista - è indispensabile per garantire il pieno rispetto dei principi costituzionali di uguaglianza e tutela dei diritti individuali sanciti dagli articoli 2 e 3 della Carta”.

"Dal 2016, con la sentenza n.286 della Corte - aggiunge - si è fatto un passo avanti nell'imposizione del solo cognome paterno, permettendo l'aggiunta di quello materno su richiesta di entrambi i genitori. Tuttavia, questa soluzione temporanea ha lasciato al legislatore il compito di una riforma organica del cognome, ancora oggi non approvata, nonostante siano intervenute altre due sentenze della stessa Corte nel 2022 e nel 2023”.

A quel punto si è aperto un confronto con i vari senatori, nonché un simpatico botta e risposta con Rastrelli di FdI che Olivo ha definito un “maschilista sincero”. Per la giurista, "la soluzione più neutra nel caso in cui i coniugi non diano indicazioni sia quella del sorteggio” del cognome.