Donne e giustizia, il tetto di cristallo del Csm e della magistratura che l'Italia non riesce ancora a rompere

di ETTORE MARIA COLOMBO -
22 marzo 2022
La ministra della Giustizia, Marta Cartabia

La ministra della Giustizia, Marta Cartabia

Giustizia e rappresentanza di genere”. Sembra apparire un tema ‘laterale’, mentre la guerra infuria e donne e bambine scappano dall’Ucraina, ma non lo è affatto. Se ne parla in un convegno organizzato ieri pomeriggio, nella sede della nuova Aula dei gruppi parlamentari della Camera, dall’Aitra (Associazione italiana trasparenza e corruzione), con molti ospiti, tutti qualificati. A partire dall’on. Cristina Rossello (Forza Italia, ligure, di professione avvocato), prima firmataria di un progetto di legge su riequilibrio delle quote di genere dentro il Csm. Introduceva i lavori Florinda Scicolone, responsabile relazioni istituzionali di Aitra, e giurista d’impresa, e moderava la tavola rotonda seguente Paola Balducci, professoressa di Procedura Penale alla Luiss e già membro laico del Csm. A concludere i lavori c’era Francesco Paolo Sisto, sottosegretario di Stato alla giustizia nel governo Draghi.

Marta Cartabia, 58 anni, è ministro della Giustizia dal 13 febbraio 2021

Il 2022 è un anno importante per la giustizia italiana, quella della riforma dell’ordinamento giudiziario portata avanti dal ministro Marta Cartabia e, proprio in questi mesi, all’esame del Parlamento. L'Unione europea, e i fondi del PNRR, chiedono una giustizia più veloce e più affidabile, di riformare un sistema lento, vecchio, inadeguato. Il Csm, nel frattempo, è stato travolto e squassato da scandali violenti (l’inchiesta sul ‘sistema’ di Palamara, il libro di Sallusti, le inchieste sulla procura di Milano e di Roma, etc.) che hanno fatto esplodere una questione morale mai vista finora, nel Csm e ai vertici della magistratura, strigliati più volte anche dallo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Aitra ha voluto questo momento di confronto per parlare di un aspetto specifico come la questione della rappresentanza e dell’equilibrio di genere, tassello importante in questo contesto. “Fino a quando non ci sarà un riequilibrio di genere non ci sarà un vero beneficio per la democrazia stessa” ammonisce la Scicolone. Giorgio Martellino, presidente di Aitra, parla di una “sinergia del mondo del pubblico e del privato che Aitra persegue dalla sua nascita, legandolo alla sostenibilità e alla governance perché la trasparenza è fondamentale per entrambi i mondi. La corruzione può essere fermata anche con la parità di genere”. Maria Masi, prima donna mai eletta a presidente del Consiglio nazionale forense, mette l’accento sulla disparità di genere tra avvocatura e magistratura: tra gli avvocati già dal 2012 è stato stabilito l’equilibrio di genere per le elezioni di secondo grado con l’introduzione della doppia preferenza nei distretti e a livello nazionale con numeri che vedono, ormai, la presenza femminile superiore a quella maschile, dentro l’avvocatura. La Masi si augura “che anche il Csm proceda a questa riforma”. La legge di riferimento è quella delle quote rosa della legge Golfo-Mosca per i cda che la Scicolone porta come esempio di buona pratica.

La deputata di Forza Italia Cristina Rossello, 60 anni, ha avanzato una proposta per il riequilibrio di genere dentro al Csm

Riequilibrio di genere nel Csm, la proposta dell'on. Rossello

Qui si innesta la proposta di legge dell’on. Rossello che, presentata già a inizio legislatura, riprende proprio la filosofia della legge Golfo-Mosca sul ruolo e la funzione della governance femminile e si propone un riequilibrio di genere anche dentro il Csm dove, nelle ultime quattro tornate elettorali, sono state elette solo otto donne mentre la popolazione delle magistrate è di netto superiore ai colleghi uomini, sfiorando il 54%, un trend in crescita. La Rossello ricorda che anche nella proposta di riforma della legge elettorale del Csm, oggi in Parlamento, ci sono due articoli (l’art. 28 della riforma sulla eleggibilità dei membri laici per la pareticità delle opportunità e l’art. 31 sulla convocazione delle elezioni che rispicchi l’equilibrio di genere) che fanno, pur se blandamente, riferimento alla rappresentanza di genere con il sorteggio temperato, ma si rischia che le nuove elezioni del Csm, che si terranno a luglio, avvengano sempre con le stesse regole. L’on Rossello spiega che “di fronte agli scandali non si può far finta di nulla. I magistrati devono essere al di sopra di ogni sospetto. La mia pdl non ha solo la mia firma, è aperta a modifiche, ho lavorato con tutti i gruppi politici, la parità di genere si può imporre, dentro la magistratura, solo partendo dall’introduzione delle quote di genere. Significa più democrazia e trasparenza”.

Francesco Paolo Sisto, 66 anni, è sottosegretario di Stato alla Giustizia nel governo Draghi

In Italia più di un magistrato su due è donna

Ma è utile anche fornire qualche dato, per capire meglio l’importanza e la portata della questione. Nonostante, oggi, in Italia, il 53,8% dei magistrati italiani siano donne (5308 su un totale di 9787) e gli uomini solo una minoranza, il 46% (4479) - un dato peraltro rilevante e in controtendenza rispetto ad altri ambiti lavorativi, economici e politici, dove le donne sono largamente sotto rappresentate, la disparità di genere non emerge tanto dalla presenza complessiva delle donne, quanto dalla loro esclusione dalle posizioni di rilievo, che è altissima. Dai dati raccolti da Openpolis (risalenti al 2021) è evidente che se le donne sono, paradossalmente, sovra-rappresentate tra i magistrati ordinari (56,7%) la loro presenza diminuisce man mano che si considerano incarichi di maggiore rilevanza, da quelli semi-direttivi a quelli direttivi. Negli incarichi semi-direttivi su dieci uomini ci sono meno di cinque donne e negli incarichi direttivi solo uno su quattro sono donne e tre su quattro sono uomini.

Nel Consiglio Superiore della Magistratura (Csm) solo il 28,6% dei togati è donna

Tra i togati del Csm solo il 28,6% è donna

Peggiore ancora il divario di genere dentro il Csm, l'organo di autogoverno della magistratura italiana che ne stabilisce tutti gli incarichi. Tra gli attuali membri togati del Csm, solo il 28,6% (6) sono donne. Sempre nella consiliatura in corso, va notato che tutte e sei le donne presente sono state elette dai magistrati (nessuna dai laici) e che se la quota di donne tra i togati è la più alta dal 1994 a oggi (28,6%), ma le donne, nel Csm, non sono mai state più del 25%. La disparità di genere tra i membri eletti del Csm riguarda sia i "togati" che i "laici", in misura solo lievemente diversa. Se si considerano tutte le consiliature dal 1963 a oggi, le donne elette dal Parlamento come membri del Consiglio superiore della magistratura sono state complessivamente solo 10, mentre quelle elette dai magistrati 18 per un totale di appena 28 elette in cinquant’anni. Il Csm, meglio ricordarlo, è composto da 27 membri, di cui 24 sono eletti e tre sono di diritto. Le donne vi sono entrate a far parte dal 1981. Tra i membri eletti, 16 vengono detti ‘togati’ (votati da tutti i magistrati ordinari) e otto i ‘laici’ (eletti dal Parlamento). I tre membri ‘di diritto’ sono invece il Presidente della Repubblica, che presiede il Csm, il Primo Presidente della Corte di Cassazione e il Procuratore Generale della stessa Corte. Ebbene, nessuna donna è mai stata membro di diritto del Csm come dei suoi vertici. Un ‘tetto di cristallo’ ancora tutto da sfondare.