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La foto "mistica" postata dal profilo X di The White House
“Il Congresso non promulgherà leggi per il riconoscimento ufficiale di una religione, o che ne proibiscano la libera professione”, afferma il testo del primo emendamento della Costituzione statunitense, entrata in vigore nel lontano 1789. Una dichiarazione d’intenti lapidaria, che afferma la laicità della federazione a stelle e strisce sposando un liberalismo che, nella vulgata comune, viene associato giorno e notte alla “Terra delle libertà”. Al di là delle imposizioni statutarie, però, il cristianesimo – in ognuna delle sue correnti – ha sempre avuto una profonda influenza nella quotidianità non solo della cittadinanza, ma anche degli uffici governativi. E Donald Trump, eletto a furor di popolo a fautore del neo-ordine conservatore, ha ben deciso di sfruttare i poteri a lui conferiti per inserire la religione nel nocciolo duro del discorso politico.
L’ufficio per la fede alla Casa Bianca
La pratica, non certo innovativa, si è rivelata il cardine della campagna elettorale repubblicana, basata sul conservatorismo e sul richiamo ai valori della tradizione. Un piano che il tycoon, ad oggi, è intenzionato a perseguire su ampia scala. Nel corso della National Prayer Breakfast, un forum per l'élite politica, sociale e imprenditoriale durante il quale la classe dirigente si riunisce e prega assieme, il magnate ha annunciato che creerà un ufficio per la fede alla Casa Bianca.

L’istituzione sarà guidata da Paula White, telepredicatrice evangelica (la donna col vestito bianco nella foto sopra) che ha già collaborato alle sue campagne elettorali. Il tutto, come dichiarato, è parte del ben più ampio piano per “sradicare i pregiudizi anticristiani” insiti, a detta del suo entourage, all’interno del governo federale, viziato dalle precedenti amministrazioni democratiche. A capo di questa task force ci sarà Pam Bondi, già nota per il suo ruolo di procuratrice e avvocata dello stesso Trump nel corso del primo processo per impeachment.
La lettera di Thomas Jefferson
Le modalità d’azione del gruppo di lavoro non sono ancora note, ma il rischio è che gli Stati Uniti abbandonino il principio di laicità che, al netto delle pesanti influenze ormai radicate nella tradizione giuridica, sociale e politica americana, ha sempre contraddistinto una delle più importanti carte costituzionali al mondo. Nel 1802, infatti, Thomas Jefferson teorizzò in una lettera l’istituzione di un vero e proprio “muro di separazione” tra governo e religione. Una posizione poi rimarcata dalla stessa Corte Suprema la quale, a più riprese, ha vietato le preghiere obbligatorie nelle scuole pubbliche e l'uso di fondi pubblici per scopi religiosi.
Tra aborto, interventi salvifici e costumi
La posizione della Corte Suprema, apparentemente netta in merito, dovrà – se verrà chiamata a giudicare sull'incostituzionalità di questo atto – fare i conti con le pesanti influenze religiose che la pervadono. Nei mesi scorsi, tematiche come il diritto all'aborto hanno dato modo di supporre una pesante politicizzazione dell’istituto, la quale ha portato le donne statunitensi a perdere un diritto acquisito grazie alla precedente sentenza Roe vs. Wade. Allo stesso modo, Trump ha più volte affermato di essere stato “salvato da Dio” nel corso del fallito attentato in Pennsylvania, reintroducendo il determinismo religioso nel discorso politico. Una sacralizzazione del suo ruolo, in realtà, già presente all’interno delle istituzioni e delle prassi statunitensi.
Sono celebri, ad esempio, i numerosi riferimenti a Dio che possono essere individuati di là dall’Atlantico. Dal motto nazionale “In God we trust” (Noi crediamo in Dio), fino ai giuramenti con la mano apposta sulla Bibbia nel corso degli insediamenti presidenziali, i riferimenti al principale culto monoteista non mancano certo, rendendo il credo religioso una parte fondante della società fondata sul mito dell’American dream. Una sola cosa appare certa: tra un attacco allo ius soli e uno al principio di separazione tra Stato e Chiesa, dalle prime settimane del secondo mandato Trump emerge, in particolar modo, un carico di lavoro decisamente elevato per la Corte Suprema, chiamata a far rispettare all’uomo più potente al mondo i limiti della Carta costituzionale sulla quale ha giurato ben due volte.