Prime minister, la scuola di politica per giovani donne, ha chiari i modelli da seguire. Sul sito, in alto, scorrono i volti e le frasi di donne che, a loro modo, hanno fatto e fanno la differenza con il loro impegno. Autumn Peltier e la sua lotta per l'accesso delle popolazioni indigene del Canada all'acqua pulita; Malala Yousafzai, attivista pakistana per il diritto all'istruzione e premio Nobel per la pace nel 2014; Tina Anselmi, prima donna ministra della Repubblica italiana; Jacinda Ardern, prima ministra della Nuova Zelanda; Alexandria Ocasio Cortez, la più giovane donna membro del congresso degli Stati Uniti; Nilde Iotti, presidente della Camera e prima donna a ricoprire una delle quattro massime cariche dello Stato italiano; Olga Misik, giovanissima attivista russa; Sanna Marin, prima ministra della Finlandia; Greta Thunberg, volto della lotta contro il cambiamento climatico; Emma Theofilus, vice ministra della Namibia.
Formare giovani leader donne
E' un progetto generato dalla collaborazione tra le associazioni Movimenta e Farm Cultural Park e realizzato da Angela Laurenza, Eva Vittoria Cammerino, Denise Di Dio e Florinda Saieva. L’idea è nata nel 2018 per poi concretizzarsi nel 2019 con l'apertura della prima sede a Favara, in provincia di Agrigento. Un anno dopo ha aperto a Napoli e oggi è in altre dieci città italiane. "Ci siamo unite perché sogniamo un mondo nel quale ogni giovane donna esprima liberamente le sue ambizioni, e possa essere e diventare ciò che vuole" è la motivazione data dalle ideatrici. Nasce per rispondere al bisogno di innovazione sociale profonda nell’ambito della parità di genere in Italia in tutti i settori della società: in famiglia, nel lavoro, nella società, nell’istruzione, nella salute e nella politica. Parte, infatti, da quelli che sono i dati del gender pay gap, i numeri drammatici di femminicidi che ogni anno macchiano di sangue e patriarcato il nostro Paese, nonché la bassa percentuale di rappresentanza femminile nelle cariche istituzionali.I dati sulla disuguaglianza
Basti pensare che l’Italia è tredicesima in Europa per percentuale di donne a capo di Ministeri, che solo una regione su 20 è governata da una donna, e che le donne che ricoprono il ruolo di sindaca in un comune capoluogo sono l'8,4%. Tale disuguaglianza si riflette chiaramente nel settore privato – come mostrano le percentuali di donne manager, o problemi quali il gender pay gap e lo skills mismatch nelle STEM – ma anche nel vissuto individuale di ogni donna del nostro Paese. La scuola scommette sulle giovani leader femminili, le “Prime Minister” di domani, per generare un impatto di medio e lungo periodo sull'intero Paese. "Il nostro obiettivo è che tutte le giovani donne italiane possano essere consapevoli delle proprie capacità e diventare agenti di cambiamento nelle proprie scuole, comunità, città, nazioni".Visualizza questo post su Instagram