Signore e signori, ecco le pari opportunità. Si chiama Giorgia Meloni, è donna ed è il Presidente del Consiglio, come lei stessa si è definita. Non la presidente, non solo la presidentessa. Meglio il Presidente, da pari a pari. La rivoluzione è compiuta. Storica. Con la piccola Giorgia dal cuore forte. Che non è detto che batta dove in tanti vorrebbero. Figuriamoci.
Ma quando ha passato in rassegna il picchetto d'onore nel cortile del Quirinale, un brivido è per forza passato nella schiena di chi guardava. Una pagina di storia, una donna che governa l'Italia. Bene o male si vedrà. Giudicheremo. Però lei c'è. Il soffitto di cristallo è in frantumi. Evviva. Un precedente che fa incoraggiamento, esempio, modello. Troppo facile, si dirà, plaudire ora a questo evento nel solco del più esemplare "politicamente corretto". Vero. Suona un po' male questo coro quasi unanime di consensi. Ma quando ci vuole ci vuole.
Meloni premier è un fatto positivo. Non cambiano i problemi. Tanti. Montagne innevate da scalare con le scarpe da passeggiata. Ma cambia l'ottica, l'approccio. Femminile. Che anche in un mondo che giustamente abbatte gli steccati, che privilegia la persona sul sesso, resta diverso da quello maschile che ci ha governato da sempre. Oddio, a Londra, la neo premier Truss è già diventata ex in poco più di 40 giorni. Quindi donna è bello però non è detto che sia meglio. Giorgia e le sue sei ministre però ci provano. In bocca al lupo. Loro alla sera mettono a tavola i figli, in ordine i cassetti, fanno partire la lavatrice. Dopo un giorno di lavoro. Più spesso dei mariti, dei compagni. Ora hanno l'opportunità di farci vedere quello che valgono, e che sanno fare con occhio attento, diverso, anche nella gestione della cosa pubblica. Con un "il" o con un "la" poco importa.