Il Governo ha tagliato i fondi allo sport femminile. L'opposizione: “E' un duro colpo”

Nel 2020 il “decreto Nannicini“ aveva previsto un fondo triennale pari a 11 milioni per aiutare il passaggio al professionismo negli sport femminili. Adesso è arrivata la bocciatura nell'ambito della Legge di Bilancio di fine anno

di EDOARDO MARTINI
3 gennaio 2025
Il Governo Meloni ha tagliato i fondi allo sport femminile (Instagram)

Il Governo Meloni ha tagliato i fondi allo sport femminile (Instagram)

Il Governo Meloni, nell'ambito della Legge di Bilancio di fine anno, ha deciso di non rifinanziare il fondo per lo sport professionistico femminile, che era stato istituito nel 2020 attraverso il cosiddetto “decreto Nannicini“ e a cui aveva aderito solo la FIGC con l'introduzione del professionismo nella Serie A Femminile. Un duro colpo per tutti i sogni di quelle ragazze che si sono avvicinate allo sport con la speranza di ridurre finalmente il gap con gli uomini.

Le legge italiana che regola il professionismo sportivo 

Ricordiamo che, in Italia, a regolare il professionismo sportivo è la legge 91 del 1981, che delega alle singole federazioni la scelta del riconoscimento dello status professionale. Cosa significa? Che non è la natura del lavoro svolto a determinare il professionismo, ma è una scelta operata del datore di lavoro. Sono solo quattro le federazioni sportive sul territorio nazionale che hanno riconosciuto il professionismo, ponendo a questo riconoscimento anche dei limiti rilevanti: il calcio (fino alla Lega Pro), il basket (solo la serie A), il golf e il ciclismo. Questo riguarda però unicamente gli uomini: solo nel 2022 si sono infatti aggiunte le calciatrici della serie A femminile, mentre la Federazione Italiana di Rugby (nel ranking mondiale occupa una posizione più alta la nazionale femminile di quella maschile) ha scelto di stipulare contratti annuali di collaborazione sportiva per 25 delle loro giocatrici.

La rabbia dell'opposizione 

La fumata nera del mancato rinnovo è stata denunciata da due rappresentanti dell'opposizione come l'onorevole Chiara Gribaudo del PD e l'europarlamentare del Movimento 5 Stelle, nonché leggenda del calcio italiano, Carolina Morace. “La destra boccia il mio emendamento alla legge di Bilancio per rifinanziare il fondo per lo sport professionistico femminile. Il governo precedente aveva investito 11 milioni di euro per favorire la transizione al professionismo nello sport femminile, mentre l'attuale governo, guidato da una premier donna, ancora è fermo alla cifra 0. A parole erano tutti d’accordo: dai deputati della maggioranza fino al Ministro Abodi, poi alla prova dei fatti hanno votato contro. (…) È un colpo molto duro ai sogni e al futuro di migliaia di ragazze che, in questi anni, si sono avvicinate alle varie discipline anche grazie al fondo AtletePro che ha permesso di migliorare le infrastrutture, gli staff tecnici, quelli medici, la comunicazione e tutto ciò che serve per ridurre il gap con gli uomini. Evidentemente per loro esistono atleti di serie A e di serie B. E l’hanno dimostrato anche stavolta“, aveva tuonato la prima. 

Con gli stessi toni si era espressa Morace: “La maggioranza di destra ha bocciato l'emendamento per rifinanziare il fondo per lo sport professionistico femminile, ma ciò che manca davvero è la visione. Ad accedervi in precedenza era stata la sola FIGC, ma in tre anni non è stato fatto nulla per rendere il calcio femminile sostenibile: nessuna strategia su sponsor, diritti tv e pubblico negli stadi. Mentre in Inghilterra partner privati come Barclays investono milioni, in Italia si è solo sprecato tempo prezioso. Ora il calcio femminile deve ripartire da se stesso per non restare indietro rispetto al resto d'Europa. Serve progettualità, non promesse vuote“.

La promessa (non mantenuta) del ministro Abodi 

A niente sono servite le promesse fatte sulle donne e sui giovani del ministro per lo sport e per i giovani, Andrea Abodi, durante la kermesse di Fratelli d'Italia ad Atreju dell'8 dicembre: “Mi assumo l'impegno che il Governo farà la sua parte nei prossimi mesi su questi argomenti e che possiate riscontrarlo“.

Vedremo quindi cosa succederà allo sport femminile che per il momento è stato lasciato da solo, senza investimenti e senza progettualità. Tutti i proclami fatti sulla parità di genere e sul contrasto alle discriminazioni sono andati nel dimenticatoio. E a rimetterci sono ancora le donne. Ma questa volta non basterà un segno rosso sul viso il 25 novembre. Servirà tanto di più a partire da subito. Per far sì che quello di buono fatto fino ad adesso, non venga cancellato da un'assurda bocciatura.