Il Piano Mattei è legge. A cosa serve e cosa prevede. Opposizioni all’attacco: “È una scatola vuota”

Un piano strategico per la costruzione di un nuovo partenariato tra Italia e Stati del Continente africano. Da Enrico Mattei prende il nome e un approccio "non predatorio" nei confronti dell'Africa

di ETTORE MARIA COLOMBO -
29 gennaio 2024

Nella sostanziale indifferenza dei media, che a stento hanno dato la notizia, il ‘piano Mattei’ del governo Meloni sull’Africa è diventato legge. Con il via libera della Camera dei Deputati (169 sì, quelli della maggioranza, e 119 no, quelli di tutte le opposizioni), il decreto sulla governance del Piano Mattei che mira allo sviluppo di Stati del continente africano è legge dello Stato. Non essendo state apportate modifiche rispetto al testo già licenziato dal Senato, il decreto è stato convertito in legge.

Il via libera della Camera: il piano Mattei è legge

Si tratta di un piano strategico per la costruzione di un nuovo partenariato tra Italia e Stati del Continente africano, un piano energetico e sociale per il continente, che richiama il nome dell’ex presidente Eni scomparso nel 1962 di cui cerca di imitare quello che chiama un approccio “non predatorio” nei confronti dell’Africa da parte europea, volto alla promozione di uno sviluppo sostenibile e duraturo.

Questo l'obiettivo del Piano per la maggioranza di governo. Una "scatola vuota", secondo le opposizioni, che non prevederebbe risorse e progetti concreti per investimenti. Il Piano si riempirà di contenuti, replicano governo e maggioranza, che verranno definiti in collaborazione tra Italia e Paesi africani, a partire da quanto emergerà dalla Conferenza che si terrà il 28 e 29 gennaio.

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La presidente Giorgia Meloni durante la conferenza stampa di fine anno (Ansa)

La promessa di Meloni: un nuovo approccio sull’Africa

Finora non ha funzionato un certo approccio paternalistico e predatorio, ha spiegato Meloni nella conferenza stampa di fine anno, ma che in realtà si è tenuta a inizio gennaio. "Quello che va fatto in Africa non è carità ma partnership strategiche da pari a pari", ha insistito la premier che punta, dall’inizio, molte delle sue fiches proprio sul piano Mattei.

Sembrano, più che altro, allo stato, buone intenzioni, ma più attente allo sviluppo che ai problemi dell’immigrazione. E resta da capire come il governo intende realizzarle. E’ chiaro che l’Italia non può fare tutto da sola e punta a coinvolgere nel progetto anche l’Unione europea, ma non solo. Il problema è che, finora, nessuno sembra aver accolto l’invito.

La conferenza Italia-Africa di fine mese servirà probabilmente a sciogliere i dubbi, ma al momento pare che l’unico progetto pronto sarebbe quello riguardante la Tunisia al quale avrebbe lavorato l’ex ambasciatore italiano a Tunisi Fabrizio Saggio, da pochi giorni diventato consulente diplomatico della premier.

Per quanto riguarda i fondi, ci sarebbe solo l’annuncio fatto lo scorso ottobre da Meloni di destinare al Piano tre miliardi di euro del Fondo per il clima. Pochi, anche senza polemizzare sulla scelta di togliere soldi all’ambiente.

Le critiche delle opposizioni: “E' solo una scatola vuota”

"La montagna non ha partorito neppure un topolino", ironizza il vice-presidente del Pd alla Camera, Toni Ricciardi: "La triste verità è che il Piano Mattei è solo fuffa e propaganda utile a far credere che tutto un tratto abbiamo risolto i nostri problemi con il continente africano". Di «progetto vuoto» parla anche Benedetto Della Vedova (+Europa): "Stravolge la legge sulla cooperazione internazionale, sposta risorse e ruoli dal ministro degli Affari esteri accentrandola a Palazzo Chigi – prosegue il deputato– e tutto questo con un decreto legge che alla Camera passerà de plano".

Ma è proprio con un piano di investimenti e formazione per l’Africa, pensa il governo, è possibile migliorare i rapporti con l’Europa non solo per quanto riguarda la questione dell’approvvigionamento di risorse energetiche che in Europa scarseggiano, ma anche migliorare la gestione comune dei flussi migratori che va risolta a “monte” e non a valle, parlando solo del tema della redistribuzione una volta che le persone migranti hanno messo piede in Ue.

Il patto sulle migrazioni in Ue e la presidenza del G7

Meloni parla in riferimento al recente accordo politico raggiunto a Bruxelles sul patto sulle migrazioni e l’asilo, dopo anni di stallo politico. Un buon compromesso, secondo la premier, che però non supera di fatto il nucleo duro del trattato di Dublino (come voleva l’Italia), ovvero il principio del ‘Paese di primo ingresso’, che vincola i rifugiati a identificarsi e rimanere nel primo Paese dell’Unione europea in cui hanno messo piede.

Per questo, per l’Italia di Meloni resta prioritario. Garantire il “diritto a non partire” si fa con gli investimenti in loco ed il “mio obiettivo è che diventi un modello per gli altri Paesi, che possano aggregarsi in un secondo momento”, ha aggiunto.

I rapporti con l’Africa, ha assicurato ancora la premier, saranno al centro della presidenza italiana del G7 (il gruppo intergovernativo informale che riunisce le principali 7 economie dei paesi avanzati: Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti) appena iniziata. “E’ chiaro che non possiamo occuparci da soli dell’Africa”, ha aggiunto la premier, assicurando che il tema sarà centrale durante la presidenza italiana del G7, ma dovrà esserlo anche a Bruxelles, all’interno dei piani della Ue. Un obiettivo non facile e non scontato, al netto delle proteste delle opposizioni che parlano, appunto, di ‘scatola vuota’.

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Sbarco a Ravenna di 366 migranti (Ansa)

Che cos’è e cosa prevede il piano

Il Piano Mattei, di durata quadriennale e aggiornabile anche antecedentemente scadenza, era stato adottato con un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti che si sono espresse entro i trenta giorni previsti dalla legge, disposizione quest'ultima inserita nel corso dell'iter al Senato.

Gli ambiti di intervento e le priorità del Piano, è scritto nel decreto, riguardano la cooperazione allo sviluppo, la promozione di esportazioni e di investimenti, l'istruzione e la formazione, la ricerca e l'innovazione, la salute, la sicurezza alimentare, lo sfruttamento sostenibile delle risorse naturali, l'ammodernamento e il potenziamento delle infrastrutture, anche digitali, il partenariato nel settore aerospaziale e in quello energetico e delle fonti rinnovabili e dell'economia circolare. 

Per coordinare tutte queste attività è stata istituita la Cabina di regia, presieduta dal Presidente del Consiglio e composta dal Ministro degli Affari esteri (vicepresidente), dagli altri ministri, dal presidente della Conferenza delle Regioni, dal direttore dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, dal presidente dell'Ice, da rappresentanti di Cdp, Sace e Simest.

Al fine di supportare le attività connesse al Piano e i lavori della Cabina di regia, era stata istituita, con decreto legge, a decorrere dal 1 dicembre 2023, una apposita Struttura di missione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, con oneri previsti di 235.077 euro per il 2023 e di 2,8 milioni di euro annui a decorrere dal 2024. Entro ogni 30 giugno di ciascun anno il governo deve trasmette alle Camera una relazione sullo stato di attuazione del Piano stesso.

Sei articoli, dunque, che servono a creare la "cornice" al piano di cooperazione bilaterale tra Italia e Paesi del continente africano. La ratio del provvedimento che delinea la governance è solo l’antipasto di quello che è già, dall’inizio del governo, un tema su cui Giorgia Meloni ha puntato diverse fiches politiche per sé e il suo governo.

La presentazione ufficiale sarebbe dovuta avvenire lo scorso mese di novembre, durante il vertice Italia-Africa a Roma, ma l'evento è stato spostato alla fine di gennaio di quest’anno a causa dello scoppio delle tensioni tra Israele e Palestina e della guerra a Gaza. Ma ecco i punti principali del Piano e la sua governance.

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L'industriale Enrico Mattei, dal quale prende il nome il piano per l'Africa ©lapresse

I punti principali contenuti nei sei articoli della legge

Cabina di regia. Viene istituita una cabina di regia per coordinare le attività di collaborazione tra l'Italia e gli Stati del continente africano, promuovere le attività di incontro tra i rappresentanti della società civile, imprese e associazioni italiane e africane, monitorare l'andamento e l'aggiornamento del Piano, promuovere iniziative finalizzate all'accesso a risorse messe a disposizione dall'Ue e da organizzazioni internazionali, incluse le istituzioni finanziarie internazionali e le banche multilaterali di sviluppo.

È presieduta dal presidente del Consiglio (vice il ministro degli Esteri) e composta dai ministri e viceministri, dal presidente della Conferenza delle Regioni, dal direttore dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, dal presidente dell'Ice, da un rappresentante a testa di Cdp, Sace e Simest, rappresentanti di imprese a partecipazione pubblica, di imprese industriali, della Conferenza dei rettori delle università italiane, del sistema dell'università e della ricerca, della società civile e del Terzo e rappresentanti di enti pubblici o privati individuati con Dpcm.

Struttura di missione. Istituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, assicura supporto al premier per le funzioni di indirizzo e coordinamento dell'azione strategica del governo sul Piano Mattei e i relativi aggiornamenti, cura il segretariato della Cabina di regia e predispone la relazione annuale al Parlamento. È composta da due unità dirigenziali di livello generale, tra cui il coordinatore, da due unità dirigenziali di livello non generale e da quindici unità di personale non dirigenziale. Per le spese e le attività è autorizzata la spesa di 41.667 euro per il 2023 e di 500mila euro l'anno a decorrere dall'anno 2024.

Ambiti di azione. Dalla cooperazione allo sviluppo alla promozione delle esportazioni e degli investimenti, l'istruzione e formazione professionale, la ricerca e innovazione, la salute, l'agricoltura e sicurezza alimentare, l'approvvigionamento e sfruttamento sostenibile delle risorse naturali, incluse quelle idriche ed energetiche, ma anche la tutela dell'ambiente e il contrasto ai cambiamenti climatici.

Inoltre, l'ammodernamento e potenziamento delle infrastrutture, anche digitali, nonché la valorizzazione e sviluppo del partenariato energetico anche nell'ambito delle fonti rinnovabili, il sostegno all'imprenditoria, in particolare a quella giovanile e femminile.

Relazione. Ogni anno, entro il 30 giugno, il governo trasmette alle Camere la relazione sullo stato di attuazione del Piano, predisposta dalla struttura di missione e approvata dalla Cabina di regia.

Durata. Ha durata quadriennale e può essere aggiornato anche prima della scadenza.