Dei 315.906 minori stranieri che frequentano la scuola primaria, 4 su 5 provengono da un Paese extra Ue e circa il 70% è nato in Italia. Con l’approvazione dello Ius Scholae, 48mila bambini potrebbero acquisire il diritto alla cittadinanza italiana. Questo è quanto emerge da uno studio della Svimez, l'Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno, su dati del ministero dell'Istruzione e del Merito e Istat.
"La maggiore concentrazione si trova nelle aree del Nord Italia – si legge nell'analisi pubblicata su Informazioni Svimez – più attrattive in termini di opportunità occupazionali e retributive per i genitori ma anche di accessibilità e qualità dei diritti essenziali per le famiglie. L'incidenza di stranieri sugli alunni della scuola primaria varia dal massimo del 23,2% dell'Emilia-Romagna al minimo del 3,2% della Sardegna. Tra le prime due regioni per numero assoluto di alunni della primaria, Lombardia e Campania, la differenza è di circa 17 punti percentuali: 22% contro il 4,5%".
In base a quanto emerge dallo studio, al Nord la presenza di bambini stranieri si concentra nelle città metropolitane e nelle aree a maggiore densità produttiva. Mentre, in tutto il Mezzogiorno il dato cala in media a 5 bambini stranieri su 100 alunni, fanno eccezione alcuni comuni dell'entroterra calabrese e della provincia siciliana di Ragusa.
Inoltre, la Svimez stima che con l’approvazione dello Ius Scholae circa 48mila bambini della scuola elementare potrebbero acquisire il diritto alla cittadinanza italiana: oltre 1 su 4 risiede in Lombardia, il 12,8% in Emilia-Romagna, l'11,6% in Veneto e solo il 12,5% in tutto il Sud (dove è presente il 35,3% degli alunni della primaria).
Per il direttore generale della Svimez, Luca Bianchi: "Lo Ius Scholae rappresenta un atto necessario di uguaglianza sociale nei confronti di bambini e ragazzi ai quali non è riconosciuto lo status giuridico di cittadini italiani pur condividendone cultura, educazione e appartenenza. La riforma è anche un'opportunità concreta per costruire una società più inclusiva e coesa, che investe sull'accoglienza per il futuro del Paese”.