“Non torneremo indietro. Mi batterò per restituire alle donne americane quello che Trump e la sua Corte Suprema hanno strappato loro. Non torneremo indietro”. Lo ha detto Kamala Harris parlando dell'aborto e lanciando il suo affondo all’avversario nella corsa alle prossime presidenziali americane. “Donald Trump è instabile e vuole il potere assoluto”.
Manca ormai meno di una settimana al giorno delle elezioni e la vicepresidente lancia la sua requisitoria all’Ellipse, di fronte al lato sud della Casa Bianca, luogo simbolico dell’attacco del 6 gennaio del 2021, quando il tycoon radunò i suoi sostenitori e li invitò a “lottare come dannati” (“fight like hell”) per riprendersi il potere con l’attacco a Capitol Hill.
Il discorso all’Ellipse
“È il momento di una nuova generazione di leader in America. E io sono pronta”, ha dichiarato Harris, davanti alla folla di sostenitori nella capitale. Oltre 52mila persone a comporre quel “popolo di Kamala” raccolto nello stesso luogo degli insurrezionisti violenti trumpiani tre anni fa. E non potrebbe essere più diverso da quello di allora: composto, anche troppo secondo alcuni osservatori, quasi rassegnato verso una vittoria sempre più difficile, ma che comunque ha deciso di scendere in massa a dare il suo sostegno alla candidata democratica.
Una folla che si vede così numerosa su quel prato forse solo in un'occasione: il 4 luglio, la festa dell'indipendenza americana. “Questo voto è una scelta fra il caos e la divisione o la libertà”, ha avvertito Harris. “Trump parlando da questo posto quattro anni fa, ha inviato una folla armata a ribaltare un’elezione libera e giusta. Un'elezione che aveva perso", ha attaccato.
L’aborto e i gruppi di minoranza
“La mia presidenza sarà diversa”, ha assicurato promettendo di continuare a lottare per l'aborto e i diritti riproduttivi delle donne. Harris ha anche promesso che “sarà la presidente di tutti gli americani, anche di chi non è d'accordo con lei”. “We are not going back!", hanno risposto donne nere e bianche, uomini, famiglie e centinaia di giovani, soprattutto studenti delle tante università di Washington.
Qualcuno reggeva un cartello con la foto del tycoon con i baffi alla Hitler, qualcun altro protestava per il diritto all'aborto, alcuni per la difesa della comunità Lgtbq+. “Io entrerò nello Studio Ovale con una lista di priorità per gli americani, Trump con una lista di nemici da punire”, ha attaccato la vice presidente accolta dall'ovazione del pubblico.
Se l'America fosse Washington, Kamala Harris avrebbe la vittoria in tasca. Ma la Capitale, per molti gli analisti, è una bolla lontana da quella pancia del Paese che sembra preferire Trump.