Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Politica » Malika e Giacomo, cacciati dalle famiglie per avere rivelato la propria omosessualità. Ultime vittime di una lunga serie

Malika e Giacomo, cacciati dalle famiglie per avere rivelato la propria omosessualità. Ultime vittime di una lunga serie

Chi dice che discriminazioni e violenze sono casi sporadici? Nell'ultimo mese sono emerse le vicende di Malika, 22 anni e di Giacomo, 28 anni, respinti dai familiari perché omosessuali. Le loro storie rendono necessario un cambio di comportamenti e di mentalità nel Paese. Che il decreto Zan può favorire

Marianna Prati
17 Maggio 2021
Share on FacebookShare on Twitter

A chi sostiene che di legge sul contasto all’omotransbifobia non serve perché gli epsiodi di discriminazione non sono frequenti, basterà citare i recenti casi di cronaca. Luce! è attivo da poco più di un mese e in questo tempo si è occupato di due casi che hanno avuto per protagonisti due giovani, discriminati e letteralmente cacciati dalle rispettive famiglie dopo avre rivelato il loro essere omosessuali.

 

La storia di Malika

Malika, 22 anni, della provincia di Firenze
.
Cronologicamente, il primo a verificarsi è il caso di Malika, di Castelfiorentino (Firenze), 22 anni, che annuncia in casa di amare una ragazza. Risultato: “Sei la rovina della famiglia. Meglio una figlia drogata che lesbica. Sei uno schifo”. Malika esce e al reintro trova la serratura di casa cambiata. “Mia figlia per me è morta”, dice la madre ai giornalisti. Malika non può neppure rientrare a prendere gli effetti personali. Va dai carabinieri e denuncia la famiglia.
Leggi l’articolo di Luce!.
Mentre gli inquirenti aprono un fascicolo per violenza privata e minacce, il caso solleva reazioni in tutta Italia. I media e personaggi dello spettacolo (Fedez) e dello sport (la calciatrice Linari) si schierano con Malika. Che attrae l’attenzione dei media, ospite di Maurizio Costanzo. E dice: “Se mia madre mi chiamasse scoppierei a piangere”. Il suo diventa un caso nazionale che divide il paese, ma chi si esprime lo fa solo per esserle al fianco.
.

La storia di Giacomo

Giacomo, 28 anni, della provincia di Arezzo
.
Il caso Malika ha anche un effetto emulativo. In provincia di Arezzo, a Levane, Giacomo, laureato di 28 anni si fa coraggio e racconta. Da tempo è stato picchiato dalla madre e dal fratello di questa dopo aver dichiarato di essere omosessuale. “La storia di Malika mi ha dato il corggio per uscire allo scoperto” afferma.
Leggi l’articolo di Luce!
E racconta di aver rivelato alla madre (divorziata dal marito) la sua condizione e di essersi sentito apostrofare: “Sei un f… mi fai schifo”. Anche lui troverà la serratura cambiata, non potrà rientare in casa. La differsenza rispetto a Malika è che se è stata lei a denunciare, qui Giacomo è stato denunciato dalla madre per la frattura al piede ed alcuni livitìdi che avrebbe riporato in un acceso diverbio col figlio. Che giura “Non l’ho mai toccata”. E anche Giacomo denuncia madre e zio per maltrattamenti.

Potrebbe interessarti anche

neogenitori sonno figli
Lifestyle

Giornata mondiale del sonno: mamme e papà senza riposo

17 Marzo 2023
L'iraniana Elaheh Tavakolian
Attualità

Iran, Elaheh Tavakolian in Italia per operarsi all’occhio

21 Marzo 2023
La pressione sociale e la paura di deludere i genitori sono tra le principali cause del disagio degli studenti universitari
Lifestyle

Università, uno studente su tre mente ai genitori sugli esami dati

20 Marzo 2023

Instagram

  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
A chi sostiene che di legge sul contasto all'omotransbifobia non serve perché gli epsiodi di discriminazione non sono frequenti, basterà citare i recenti casi di cronaca. Luce! è attivo da poco più di un mese e in questo tempo si è occupato di due casi che hanno avuto per protagonisti due giovani, discriminati e letteralmente cacciati dalle rispettive famiglie dopo avre rivelato il loro essere omosessuali.  

La storia di Malika

Malika, 22 anni, della provincia di Firenze
.
Cronologicamente, il primo a verificarsi è il caso di Malika, di Castelfiorentino (Firenze), 22 anni, che annuncia in casa di amare una ragazza. Risultato: “Sei la rovina della famiglia. Meglio una figlia drogata che lesbica. Sei uno schifo”. Malika esce e al reintro trova la serratura di casa cambiata. “Mia figlia per me è morta”, dice la madre ai giornalisti. Malika non può neppure rientrare a prendere gli effetti personali. Va dai carabinieri e denuncia la famiglia.
Leggi l’articolo di Luce!.
Mentre gli inquirenti aprono un fascicolo per violenza privata e minacce, il caso solleva reazioni in tutta Italia. I media e personaggi dello spettacolo (Fedez) e dello sport (la calciatrice Linari) si schierano con Malika. Che attrae l’attenzione dei media, ospite di Maurizio Costanzo. E dice: “Se mia madre mi chiamasse scoppierei a piangere”. Il suo diventa un caso nazionale che divide il paese, ma chi si esprime lo fa solo per esserle al fianco.
.

La storia di Giacomo

Giacomo, 28 anni, della provincia di Arezzo
.
Il caso Malika ha anche un effetto emulativo. In provincia di Arezzo, a Levane, Giacomo, laureato di 28 anni si fa coraggio e racconta. Da tempo è stato picchiato dalla madre e dal fratello di questa dopo aver dichiarato di essere omosessuale. "La storia di Malika mi ha dato il corggio per uscire allo scoperto" afferma.
Leggi l'articolo di Luce!
E racconta di aver rivelato alla madre (divorziata dal marito) la sua condizione e di essersi sentito apostrofare: "Sei un f... mi fai schifo". Anche lui troverà la serratura cambiata, non potrà rientare in casa. La differsenza rispetto a Malika è che se è stata lei a denunciare, qui Giacomo è stato denunciato dalla madre per la frattura al piede ed alcuni livitìdi che avrebbe riporato in un acceso diverbio col figlio. Che giura "Non l'ho mai toccata". E anche Giacomo denuncia madre e zio per maltrattamenti.
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • 8 marzo

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2023 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto