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Home » Politica » In Messico sempre più stati vogliono depenalizzare l’aborto e renderlo legale

In Messico sempre più stati vogliono depenalizzare l’aborto e renderlo legale

L'ultimo della lista è Baja California Sur, nella parte nord-occidentale del Paese

Sofia Francioni
9 Giugno 2022
epa07608951 Protesters rally to demand the legalization of abortion, in Buenos Aires, Argentina, 28 May 2019. For the eight time, the National Campaign for the Right to Legal, Safe and Free Abortion, will present the Voluntary Interruption of the Pregnancy (IVE) bill at Congress after it was withdrawn at Senate in 2018.  EPA/Juan Ignacio Roncoroni

epa07608951 Protesters rally to demand the legalization of abortion, in Buenos Aires, Argentina, 28 May 2019. For the eight time, the National Campaign for the Right to Legal, Safe and Free Abortion, will present the Voluntary Interruption of the Pregnancy (IVE) bill at Congress after it was withdrawn at Senate in 2018. EPA/Juan Ignacio Roncoroni

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Dopo la storica decisione della Corte Suprema del settembre 2021 che ha dichiarato incostituzionale criminalizzare l’aborto in tutto il Paese, in Messico sempre più Stati stanno consentendo l’accesso alla procedura. L’ultimo della lista è Baja California Sur, nella parte nord-occidentale, che si unisce a una al gruppo di governi federali del Paese che in questi mesi puntano a legalizzarlo o ad ammorbidire i termini per l’interruzione volontaria di gravidanza.

messico aborto legale
Le donne messicane festeggiano la decisione della Corte Suprema di decriminalizzare l’aborto

Sono già 10 stati su 32, tra cui Città del Messico dal 2007 e Oaxaca dal 2019, quello in cui l’aborto è legale e gratuito fino alla dodicesima settimana. Fino all’anno scorso, cioè prima che la Corte Suprema si esprimesse in favore dei diritti riproduttivi delle donne, in 28 Stati messicani l’aborto era un reato. Eccezion fatta per Città del Messico, Oaxaca, Veracruz e Hidalgo. “Oggi è una giornata storica per i diritti di tutte le donne messicane: uno spartiacque nella storia dei diritti di tutte le donne, specialmente delle più vulnerabili”, aveva affermato al tempo il ministro della Suprema Corte, Arturo Zaldívar Lelo de Larrea, “con questo criterio unanime della Corte costituzionale, non solo vengono invalidate le norme che erano oggetto di discussione, ma si stabilisce un criterio imperativo per tutti i giudici nel paese”. Dal 2021, dunque, tutte le donne – che prima rischiavano il carcere fino a tre anni per aver scelto l’ivg – non possono essere più perseguite per aver scelto l’aborto in nome della loro autodeterminazione.

La storia dei diritti umani in Messico è una strada sempre in salita, ma i segnali che arrivano fanno ben sperare e contrastano con le restrizioni più severe introdotte appena oltreconfine, in Texas così come nel resto degli stati americani governati dai repubblicani. Al di là del cosiddetto muro della vergogna che divide Messico e Usa le donne infatti non hanno ancora il diritto di decidere sui propri corpi e sulla loro maternità.

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  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
Dopo la storica decisione della Corte Suprema del settembre 2021 che ha dichiarato incostituzionale criminalizzare l'aborto in tutto il Paese, in Messico sempre più Stati stanno consentendo l'accesso alla procedura. L'ultimo della lista è Baja California Sur, nella parte nord-occidentale, che si unisce a una al gruppo di governi federali del Paese che in questi mesi puntano a legalizzarlo o ad ammorbidire i termini per l'interruzione volontaria di gravidanza.
messico aborto legale
Le donne messicane festeggiano la decisione della Corte Suprema di decriminalizzare l'aborto
Sono già 10 stati su 32, tra cui Città del Messico dal 2007 e Oaxaca dal 2019, quello in cui l'aborto è legale e gratuito fino alla dodicesima settimana. Fino all'anno scorso, cioè prima che la Corte Suprema si esprimesse in favore dei diritti riproduttivi delle donne, in 28 Stati messicani l'aborto era un reato. Eccezion fatta per Città del Messico, Oaxaca, Veracruz e Hidalgo. "Oggi è una giornata storica per i diritti di tutte le donne messicane: uno spartiacque nella storia dei diritti di tutte le donne, specialmente delle più vulnerabili”, aveva affermato al tempo il ministro della Suprema Corte, Arturo Zaldívar Lelo de Larrea, "con questo criterio unanime della Corte costituzionale, non solo vengono invalidate le norme che erano oggetto di discussione, ma si stabilisce un criterio imperativo per tutti i giudici nel paese”. Dal 2021, dunque, tutte le donne - che prima rischiavano il carcere fino a tre anni per aver scelto l'ivg - non possono essere più perseguite per aver scelto l'aborto in nome della loro autodeterminazione. La storia dei diritti umani in Messico è una strada sempre in salita, ma i segnali che arrivano fanno ben sperare e contrastano con le restrizioni più severe introdotte appena oltreconfine, in Texas così come nel resto degli stati americani governati dai repubblicani. Al di là del cosiddetto muro della vergogna che divide Messico e Usa le donne infatti non hanno ancora il diritto di decidere sui propri corpi e sulla loro maternità.
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