Essere donna in Italia è ancora un problema. Nonostante i progressi indiscutibili degli ultimi anni, la linea del potere reale, e della realizzazione completa, demarca ancora troppo spesso una distinzione netta tra il sesso maschile e quello femminile. Al punto da sembrare una frontiera invalicabile. Soprattutto
in politica, con buona pace della rappresentanza e dell’uguaglianza sancita dal articolo 3 della Costituzione. Ed infatti se negli ultimi anni è
aumentato il numero di donne in politica, dall’altro sono ancora poche quelle che ricoprono
incarichi di vertice. Una cartina di tornasole sono è da questo punto di vista l'imminente tornata di elezioni amministrative. Tra pochi giorni oltre 1.300 comuni andranno alle urne per eleggere i propri rappresentanti, partendo da un dato che già la dice lunga sullo stato dell’arte nel nostro Paese: le
sindache attualmente in carica rappresentano solo
14,86% del totale.
Trieste, primato illusorio. Quattro province con zero donne
Secondo i dati diffusi dalla fondazione
Open polis, la provincia in cui si trova il maggior numero di sindache è quella di
Trieste (
83,3%). Un dato eclatante che deve però fare i conti con la ristrettezza del campione, visto che sono
solo 6 i comuni che fanno parte di questa provincia (oggi ufficialmente “Ente di decentramento regionale di Trieste”). Il resto della classifica infatti propone delle medie ben più basse ed in alcuni casi imbarazzanti: la percentuale di amministrazioni comunali cala drasticamente e in
nessun altro caso supera o si avvicina al
40%. Dopo Trieste infatti è
Cagliari la provincia (città metropolitana) con il maggior numero di sindache,
6 su 17, ovvero il
35,29%. Più in generale sono solo
21 i territori in cui questo dato raggiunge o supera il
20%. In
27 territori invece si tratta di
meno di 1 comune su 10. Particolarmente grave la situazione nelle zone di
Benevento, Catania, Prato e
Trapani, in cui non si trova
neanche una sindaca al vertice di un’amministrazione comunale.
Più sindache nei piccoli comuni
Andando a comparare le diverse situazioni territoriali, vediamo come il
Sud si collochi ben al di sotto della già misera media nazionale, con un risicato
10% di sindache sul totale complessivo. Meglio fanno il
centro Italia, appena sopra la media (
15,5%), e il
nord (
17% circa). “Anche in quest’ultimo caso tuttavia non si tratta di cifre particolarmente elevate” sottolineano gli analisti di Open polis. Interessante notare poi come, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, è proprio nei
piccoli comuni che si registrano quote più elevate di donne sindache. Nelle amministrazioni con popolazione
inferiore a 50mila abitanti infatti si arriva infatti ad una media del
15%. Molto basso invece è il numero di sindache nei comuni con popolazione compresa
tra 50 e 100milla abitanti (
3,3%) e restano comunque sotto la media i comuni con più di 100mila abitanti. Segno che
più alta è la posta in palio, maggiori sono gli interessi in gioco,
più difficoltà incontrano le donne per emergere, trovando una minore disponibilità di spazi. Al contrario laddove la
competenza immediata ed il
rapporto con il territorio è più suscettibile di valutazione diretta, le donne fanno meno fatica. Per quanto la percentuale rimanga minima.
I casi Torino e Roma
Non è un caso se nelle grandi città, con
più di 200mila abitanti, solo
Torino e
Roma hanno una donna al vertice dell’amministrazione comunale. In entrambi i casi peraltro si tratta di sindache del
Movimento 5 stelle, quindi di un partito-non partito emerso sulla scena solo recentemente e, all’inizio, con un forte
segno di rottura rispetto all’esistente quadro politico.
Valentina Sganga con il ministro delle politiche giovanili, Fabiana Dadone
Nelle maggiori città candidate solo da 5 Stelle e Palp
E veniamo a quello che potremmo attenderci per il futuro. Difficile fare previsioni ovviamente. Ma quello che si può già notare è che, nelle grandi città anche la sparuta presenza di sindache verrà messa pesantemente in dubbio, visto che, mentre
Virginia Raggi si ripropone alle elezioni per un secondo mandato,
Chiara Appendino a Torino ha deciso di non ripresentarsi alle elezioni. Al suo posto tuttavia il Movimento 5 stelle (M5s) ha schierato
un’altra donna,
Valentina Sganga, oggi consigliera comunale per il movimento. Anche nelle altre grandi città al voto si presentano delle candidate alla carica di sindaco, ma in nessun caso si tratta dei nomi più quotati.
La candidata di Potere al Popolo a Milano Bianca Tedone
A
Milano è sempre il Movimento
5 stelle a sostenere una candidatura femminile (
Layla Pavone). Lo stesso fa
Potere al popolo (
Miriam Tedone) che anche nelle elezioni di
Bologna propone una donna
(Marta Collot). Sempre a Bologna l’altra candidatura femminile (
Addolorata Palumbo) è una consigliera comunale eletta con il
M5s, ma sostenuta da una lista di sinistra. Sia a Napoli che a Trieste, infine, sono due le candidature femminili sostenute da liste civiche o di sinistra. Nel caso di
Napoli una delle candidate è
Alessandra Clemente, già assessora con il sindaco Luigi de Magistris e da lui sostenuta alle elezioni.