Il Portogallo vuole limare sempre più il divario di salario fra uomini e donne che ha già quasi dimezzato fra il 2021 e il 2023, facendolo passare dal 7,80% al 4,99%. Per fare questo l’Autorità per le condizioni di lavoro (Act) - un ente portoghese supervisionato dal Ministero del Lavoro, Solidarietà e Previdenza sociale - ha inviato il 7 gennaio scorso notifiche a circa 4mila aziende nazionali chiedendo di giustificare questo “gender pay gap” di quasi il 5% sullo stipendio base.
I datori di lavoro hanno 120 giorni per presentare un piano di valutazione delle differenze retributive che dovrà basarsi sulla “valutazione delle mansioni secondo criteri oggettivi comuni a donne e uomini, al fine di escludere qualsiasi possibilità di discriminazione basata sul sesso”. Tale piano dovrà poi essere attuato nell’arco di un anno: a quel punto le aziende dovranno comunicare i risultati mostrando eventuali correzioni o giustificando il mantenimento delle differenze retributive che, secondo le norme giuridiche in vigore, possono essere giustificate solo da “anzianità di servizio, titoli di studio e merito” non dal genere del lavoratore.
In caso di mancata giustificazione o mancata correzione del divario, le imprese rischiano un illecito amministrativo e l’esclusione dalle gare d’appalto pubbliche fino a due anni. Secondo fonti governative, le aziende notificate appartengono essenzialmente al settore privato e hanno, secondo il rilevamento effettuato con i dati del 2023, 50 o più dipendenti. Con questa nuova azione fiscale nazionale, l’Autorità “continua a verificare e monitorare il rispetto della legge in materia di parità retributiva tra uomini e donne, condizione necessaria per un ambiente di lavoro sano e sicuro per i lavoratori e le aziende”.
Nel programma del governo di centrodestra guidato da Luis Montenegro - insediatosi il 2 aprile di un anno fa dopo una lunga discussione tra le forze politiche e con l’esclusione dal gabinetto della destra più oltranzista di Chega cercando così per fare passare le leggi il voto favorevole dei socialisti - il lavoro e la parità sociale viene posta in evidenza anche grazie alla personalità della ministra, guarda caso una donna, la professoressa Maria do Rosario Valente Rebelo Pinto Palma Ramalho, che fa dell’indipendenza da qualsiasi partito la sua forza. Cattolica di formazione e militanza, Palma Ramalho, 64 anni, lisbonese, insegna Diritto del lavoro e Diritto dell’uguaglianza all’Università Statale della capitale portoghese e oltre ad avere assunto in passato importanti incarichi in istituzioni lusitane è consulente sul lavoro e la parità dei diritti di Commissione e Parlamento Europei e dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, un’agenzia delle Nazioni Unite.
A lei si deve il Codice del lavoro del 2015 mentre il suo ultimo lavoro si intitola “L’economia digitale e la negoziazione collettiva”. Con i dati di fine 2023, nella graduatoria 2024 del World Economic Forum il Portogallo è a livello globale al 17° posto per quanto riguarda il divario salariale di genere con un punteggio complessivo dello 0,787 ed è risalito di 15 posizioni dall’anno precedente. In testa a questa classifica c’è l’Islanda (0,935) seguita da Finlandia e Norvegia affiancate a 0,875. Per un raffronto, l’Italia con lo 0,703 ha perso otto posizioni ed è 87° fra Timor Est e Ghana. In Europa, solo la Cechia è sotto di noi.