“La nazione namibiana ha votato per la pace e la stabilità”. Sono queste le prime parole pronunciate lo scorso 4 dicembre, da Netumbo Nandi-Ndaitwah, dopo la sua elezione a presidente della Namibia con il 57% dei consensi espressi, battendo il suo avversario, Panduleni Itula, che ha ottenuto il 26% dei voti. Il maggiore partito di opposizione (Independent Patriots for Change (IPC), ha annunciato lo scorso fine settimana che non avrebbe riconosciuto i risultati, sostenendo che le elezioni presidenziali e legislative del 27 novembre, prorogate per ben due volte a causa di problemi logistici e tecnici, inclusa la carenza di schede elettorali, siano state viziate da irregolarità. Nonostante questo se tutto verrà, come sembra, confermato, Nandi-Ndaitwah presterà giuramento il 21 marzo 2025, diventando la prima donna a guidare il Paese africano. La seconda del continente, dopo Ellen Eugenia Johnson Sirleaf alla guida della Liberia dal 2006 al 2018.
Chi è la nuova presidente
Netumbo Nandi-Ndaitwah, 72 anni (è nata il 29 ottobre 1952 nel villaggio di Onamutai, nella regione settentrionale di Oshana) ha scritto dunque una nuova pagina di storia, all'interno di un continente, quello africano, in grande trasformazione, dove tanti luoghi comuni sembrano destinati ad essere smentiti l'uno dopo l'altro. La carriera politica di “NNN”, come viene soprannominata correntemente in Namibia, è legata alla South West Africa People’s Organisation (SWAPO), ed è iniziata all’indomani dell’indipendenza della Namibia nel 1990, quando entrò a far parte dell’Assemblea nazionale. Descritta come una leader solida, equilibrata, nel corso dei decenni ha ricoperto numerosi incarichi ministeriali: dagli Affari Esteri, all’Ambiente, fino alla vicepresidenza.
Cresciuta in una famiglia numerosa, con tredici figli, con un padre pastore anglicano, da ragazza ha frequentato la scuola missionaria di St Mary, a Odibo, cominciando a masticare politica nella SWAPO Youth League, contro l’apartheid e a difesa dei diritti fondamentali. A metà degli anni ’70, Nandi-Ndaitwah venne imprigionata durante la lotta contro le brutali fustigazioni pubbliche imposte dal regime coloniale. Successivamente la troviamo rappresentante del movimento SWAPO a Lusaka e a Dar es Salaam. Nel frattempo si laurea in Pubblica Amministrazione e Sviluppo al Glasgow College of Technology nel 1987, conseguendo un Master in Studi Diplomatici all’Università di Keele nel 1989.
Pur essendo stata la prima vicepresidente donna della SWAPO (eletta nel 2017 e riconfermata nel 2022), secondo gli osservatori politici Nandi-Ndaitwah non dovrebbe assumere un profilo particolarmente 'rivoluzionario', andando a collocare la sua azione all'interno della cultura politica dominante del suo partito. Il particolare, la neopresidente, che non si definisce femminista, pur essendo stata in passato ministra per gli Affari delle Donne e il Benessere dei Bambini, sul fronte dei diritti civili sembra optare per una visione molto conservatrice, in particolare per quello che riguarda l'aborto e diritti LGBTQ+.
La sua linea geopolitica sembra essere invece ispirata a criteri di attenzione verso i rapporti con Cina, Russia, Corea del Nord e altri Paesi lontani dalla sfera occidentale. La sfida che ha davanti passerà attraverso il desiderio di cambiamento diffuso soprattutto tra i giovani, in un Paese, che conta circa tre milioni di abitanti, con un tasso di disoccupazione fermo al 19% e forti disparità economiche.
Nandi-Ndaitwah dovrà fare i conti anche con il calo dei consensi dello SWAPO che è passato dal 65,5% del 2019 al 53,4% nel 2024, con i seggi nell’Assemblea nazionale che sono scesi da 63 a 51. D'altro canto, la Namibia presenta un dinamismo economico non trascurabile, essendo un mercato emergente nel settore dell’idrogeno verde e dell’estrazione petrolifera off-shore.