A distanza di quasi tre anni dall’invasione su larga scala che, nel febbraio 2022, ha visto i soldati agli ordini del generale Gerasimov varcare il confine con l’Ucraina, le conseguenze di questa decisione scellerata non sembrano arrivare ad una fine. Le implicazioni dirette e indirette di questa guerra, combattuta su suolo ucraino, si stanno ripercuotendo sul tessuto sociale di una nazione che, da anni, prova a respingere con estrema resilienza un’invasione. Ma ciò che lascia stupiti è come, anche nei dintorni di Mosca, Vladimir Putin sia stato costretto – nei giorni scorsi – a correre al riparo da un importante calo demografico che le sue scelte in politica estera non fanno altro che peggiorare giorno dopo giorno.
La Duma di stato, infatti, ha approvato in lettura finale un disegno di legge che, su più livelli, risulta funzionale per più di uno degli scopi perseguiti dalla leadership autocratica e oligarchica di Putin. Grazie a questo testo, infatti, sarà vietato “propagandare il non avere figli”, ma anche l’adozione di bambini e bambine dalla Russia verso paesi che consentono la transizione di genere. Un richiamo al tradizionalismo indirizzato, ancora una volta, ad appropriarsi di valori conservatori che, spesso, rendono il pensiero del leader della Federazione apprezzato anche in Europa.
Lo speaker della Duma, Vyacheslav Volodin, ha dichiarato: “È estremamente importante eliminare possibili danni della riassegnazione di genere che i figli adottati possono affrontare in quei paesi”. Nel testo di legge, infatti, è contenuto un elenco di 15 nazioni, tra le quali figura anche l’Italia, con cui non si potrà più avviare pratiche di adozione. La lista, composta non solo da paesi europei ma anche da Australia, Argentina e Canada, integra il precedente divieto che, dal 2012, riguardava unicamente gli Stati Uniti.
Ma la legge, come anticipato, non colpisce solo il campo delle adozioni e della transizione di genere, ma anche quello della natalità. Ad essere finito nel mirino della Duma è, ancora una volta, il movimento “Childfree”, che vuole combattere le pressioni sociali che colpiscono le donne che decidono di non avere figli. Le multe per coloro che supporteranno il movimento, secondo questo disegno di legge, potranno raggiungere i 5 milioni di rubli, circa 50mila dollari.
Una decisione, quest’ultima, sospinta dal numero di decessi e feriti gravi sul fronte ucraino che, secondo le ultime stime dell’Intelligence britannica, avrebbe raggiunto le 700mila unità. Una cifra che, complice il delicato sistema sanitario russo, comporta una pressione aggiuntiva sulla tenuta della demografia russa. Adesso, la legge dovrà essere approvata dalla Camera Alta prima di passare il testo nelle mani di Putin. Passaggi che, dato il sistema politico e istituzionale russo, saranno una formalità.