Senza consenso è stupro. Eppure in Europa, nel 2024, non tutti i Paesi la pensano così

La direttiva europea contro la violenza di genere rischia di essere svuotata: l'articolo 5, sullo stupro, potrebbe perdere il concetto di consenso. Assurdo, ma vero

di CHIARA CARAVELLI
7 febbraio 2024
No alla violenza di genere

No alla violenza di genere

L’8 marzo del 2022, in occasione della Giornata internazionale della donna, la Commissione europea propose una nuova direttiva in materia di contrasto alla violenza di genere. La proposta aveva l’obiettivo di individuare dei punti, comuni a tutti gli Stati dell’Unione, per agire contro lo stupro, il femminicidio, le mutilazioni genitali femminili, l’aborto forzato, la condivisione senza consenso di contenuti intimi, lo stalking, le molestie e la violenza online.

L’iter della direttiva in Europa

A giugno dello scorso anno, la proposta era stata accettata dal Parlamento con 71 voti favorevoli su 83. Il voto positivo aveva trovato però l’opposizione del Consiglio europeo, l’organo composto dai ministri degli Stati membri, che ha fatto sì che si sia arrivati alla fine dello scorso anno senza l’approvazione di un testo finale (una direttiva proposta dalla Commissione deve essere approvata dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell’Unione Europea che, insieme al Parlamento, detiene il potere legislativo dell’Unione).

Il dibattito sul consenso e sullo stupro

Il motivo del contendere ruota in particolare intorno all’articolo 5 che, seguendo il principio della Convenzione di Istanbul, nell’individuazione del reato mette al centro il consenso dato o meno dalla donna all’atto sessuale.

Tra i Paesi che si sono opposti, oltre a Polonia e Ungheria, ci sono anche la Francia e la Germania. L’approvazione avrebbe portato a un grande passo avanti nella definizione del reato di molestie sessuali sul lavoro e di stupro che, nella legislazione di molti Paesi, viene riconosciuto nei casi in cui avvenga con minaccia, costrizione o violenza. Ma il problema sta proprio qui: molto spesso nei casi di violenza sessuale la donna si trova in una condizione che le impedisce di reagire, o perché in uno stato di forte shock, o per paura di un’aggressione ancora più violenta da parte dello stupratore.

Spesso ci troviamo di fronte a casi in cui, durante uno stupro, la paura immobilizza la vittima togliendole la capacità di reagire o parlare. La possibile eliminazione dell’articolo 5 ha creato non poche polemiche sia in Italia che all’estero.

Picerno: “Clamoroso passo indietro”

Per Pina Picierno, relatrice italiana al Parlamento europeo sulla direttiva contro la violenza nei confronti delle donne, il testo è da considerarsi come un “clamoroso e inaccettabile arretramento”. L’europarlamentare dem spiega: “Mancano le proposte che il Parlamento Ue e la Commissione avevano fatto e che i governi nazionali stanno di fatto depennando. Quindi ad esempio è stato eliminato l’articolo che definisce, e quindi sanziona, il reato di stupro come rapporto sessuale in assenza del consenso esplicito della donna, che discende dalla Convenzione di Istanbul.

Oppure le molestie sessuali nel mondo del lavoro: non sono più incluse. La violenza online, altro tema: la vittima dovrebbe provare il danno subito dalla circolazione di proprie immagini private”.

Picierno ha poi fatto un appello alla premier Giorgia Meloni: “Vediamo il testo finale – conclude – io spero che Giorgia Meloni trovi il tempo per discutere con gli altri presidenti di Paesi della Ue, visto che è donna e dovrebbe avere a cuore il tema”.

I timori di associazioni e sindacati

Differenza donna – che gestisce il numero nazionale 1522 antiviolenza e stalking della presidenza del Consiglio dei ministri – centri antiviolenza, case rifugio e altre associazioni di donne femministe esprimono “forte preoccupazione per gli stralci compiuti sul testo del Parlamento Europeo da parte del Consiglio Europeo” che riducono “la piena applicazione della Convenzione di Istanbul” e quindi “anche il livello di protezione delle donne nell’intero territorio europeo”.

Sul tema sono intervenute anche le rappresentanze sindacali di Cgil, Cisl e Uil: “Esprimiamo grande preoccupazione – così Lara Ghiglione, segretaria confederale Cgil, Daniela Fumarola, segretaria generale aggiunta Cisl e Ivana Veronese, segretaria confederale Uil – per il tentativo di indebolimento della direttiva europea contro la violenza sulle donne e la violenza domestica, in particolare dell’art.5 che, definendo lo stupro come ‘sesso senza consenso’, ne favorisce la penalizzazione negli ordinamenti di tutti gli Stati.

Nonostante sia sempre più chiara l’emergenza violenza sulle donne, si sta allargando il fronte dei Paesi, come la Polonia e l’Ungheria, che stanno in tutti modi tentando di far cassare l’articolo 5. La presidenza belga nel tentativo di trovare una mediazione ha modificato il testo in diversi punti: ha eliminato la definizione di ‘molestie sessuali nel mondo del lavoro’ (articolo 4), ha eliminato l’articolo 5 (stupro).

La mutilazione genitale femminile e il matrimonio forzato sono ancora inclusi come reati penali nell’articolo 6. Tuttavia, la mutilazione genitale intersessuale, la sterilizzazione forzata e le molestie sessuali nel mondo del lavoro non sono più incluse”.

La lettera alla premier Meloni

Intanto, venti deputate e deputati dell’Intergruppo della Camera per le donne, i diritti e le pari opportunità, coordinato da Laura Boldrini, hanno inviato una lettera alla premier Meloni per chiedere che il testo non venga stralciato il concetto del consenso.

“Le scriviamo – si legge nella lettera – per via delle preoccupanti notizie giunte dal Consiglio Europeo, che parlano dello stralcio dalla direttiva Ue contro la violenza sulle donne e la violenza domestica delle norme sullo stupro e di quelle sulle molestie sessuali nel mondo del lavoro.

È a dir poco allarmante che venga cassato il concetto per cui il rapporto sessuale senza consenso è stupro, specie in un periodo storico come quello attuale, dove la violenza da parte degli uomini sulle donne continua a riempire le cronache a qualunque latitudine. Tale decisione può avere una portata devastante, poiché di fatto indebolisce l’applicazione della Convenzione di Istanbul e riduce la protezione delle donne nell’intero territorio Ue”.

La lettera è stata firmata da Laura Boldrini, Stefania Ascari, Ouidad Bakkali, Elena Bonetti, Chiara Braga, Andrea Casu, Michela Di Biase, Sara Ferrari, Antonella Forattini, Marco Furfaro, Valentina Ghio, Chiara Gribaudo, Marco Grimaldi, Ilenia Malavasi, Maria Stefania Marino, Emma Pavanelli, Silvia Roggiani, Rachele Scarpa, Debora Serracchiani e Luana Zanella.

La ministra Roccella rassicura

A chiarire la posizione dell’Italia è la ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella, che ha sottolineato come il nostro Paese sia “sempre stato favorevole all’inclusione del reato di stupro nella nuova direttiva europea contro la violenza sulle donne”.

Roccella ha chiarito come “già lo scorso giugno, nel corso dei negoziati con gli altri Stati membri, l’Italia si è espressa chiaramente in una dichiarazione comune, insieme a Belgio, Grecia e Lussemburgo, a favore dell’inserimento del reato, non condividendo le considerazioni di natura tecnico-giuridica del Servizio Giuridico del Consiglio dei ministri Ue e di molti Stati membri, tra cui Francia, Germania, Paesi Bassi, Ungheria, Bulgaria, Portogallo, Malta, Repubblica Ceca, Estonia, Slovacchia, Irlanda, contrari a tale inserimento per motivi tecnici.

Si tratta del resto di Stati che prevedono tutti questo reato nel proprio ordinamento giuridico. Il Parlamento europeo ha comunque ancora la possibilità di far pesare il proprio orientamento nei confronti della Presidenza Ue nel percorso negoziale dei prossimi giorni, come il governo italiano ha fatto nel corso di tutta la trattativa”.