Arriva lo stop alla cannabis light. Ieri notte, le commissioni di Affari Costituzionali e Giustizia della Camera si sono riunite per chiudere l’esame del ddl sicurezza. Tra le proposte di modifica è stata approvata anche la stretta sulla cannabis light che, di fatto, la equipara a quella non light. Ritirata invece la proposta della Lega per vietare l’immagine della pianta di canapa per fini pubblicitari.
Questo emendamento toglie la possibilità di raccogliere, utilizzare ed essiccare l’infiorescenza di canapa legale, rischiando di far crollare un intero settore che vede impegnati tanti giovani agricoltori. Blocca anche le esportazioni verso i mercati esteri, che rappresentano una grossa fetta del nostro mercato, taglindo le aziende italiane completamente fuori dalla competizione a livello europeo.
Cosa prevede l’emendamento?
L’emendamento approvato in Commissione, che entrerà in vigore solo dopo l’ok definitivo del Parlamento (in prima lettura alla Camera), propone di intervenire sulla legge a sostegno della filiera della canapa ad uso industriale, con quantità di THC – principio attivo psicoattivo della pianta della canapa – inferiore al 0,2%. Lo scopo è quello di “evitare che l’assunzione di prodotti da infiorescenza della canapa possa favorire, attraverso alterazioni dello stato psicofisico del soggetto assuntore, comportamenti che mettano a rischio la sicurezza o l’incolumità pubblica o la sicurezza stradale”, come recita la proposta emendativa.
Con un così basso contenuto di THC, la cannabis light non reca nessun effetto alterante ed è un’accertata sostanza ansiolitica e una possibile alternativa per combattere lo stress. Ma il nuovo emendamento punisce il commercio o la cessione di infiorescenze con le norme del Testo Unico sulle Sostanze Stupefacenti, parificando la cannabis light a quella non light.
Mentre altri Paesi europei – come la Germania – legalizzano parzialmente l’uso della cannabis per uso ricreativo, questa rettifica del ddl sicurezza mette a rischio un settore produttivo che conta migliaia di persone impiegate e circa quattro mila ettari. "Il governo Meloni ha appena ucciso il settore della cannabis light nel nostro Paese: nella seduta fiume di questa notte in commissione alla Camera è stato infatti approvato l'emendamento al ddl sicurezza che equipara la cannabis light a quella con THC. Il governo Meloni, in preda alla furia ideologica, cancella una filiera tutta italiana, 11mila posti di lavoro. E pensano anche di aver fatto la lotta alla droga…", commenta il segretario di Più Europa, Riccardo Magi.
Le conseguenze economiche
Visto che il mercato della cannabis light è in espansione in Italia, l’impatto economico di questa decisione sarà significativo. Con circa 800 aziende nel nostro Paese e 1.500 che si occupano della sua trasformazione, viene generato un fatturato annuo di circa 500 milioni di euro, coinvolgendo – appunto – circa 11mila posti di lavoro. Secondo Davide Fortin, ricercatore all’Università Sorbona di Parigi e collaboratore di MPG Consulting (Marijuana Policy Group di Denver), il mercato italiano della cannabis light era valutato circa 44 milioni di euro all’anno nel 2021, e sarebbe potuto crescere fino a 400-500 milioni con una regolamentazione adeguata, inserendosi in un mercato europeo potenziale di 36 miliardi di euro.
Le proteste delle opposizioni e l’approdo del ddl
L’approdo in aula alla Camera del ddl sicurezza, previsto per il 5 agosto, slitta a dopo la pausa estiva dei lavoratori parlamentari. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo di Montecitorio, dopo che le opposizioni avevano protestato per l’accelerazione impressa dalla maggioranza con una seduta notturna e il contingentamento dei tempi. “Il ddl sicurezza non ha urgenza, non si capisce dunque il motivo per lavorare ininterrottamente per un testo che non è in scadenza e a fronte di un atteggiamento delle opposizioni collaborativo – sottolinea la deputata di Italia Viva, Maria Elena Boschi, intervenendo in Aula – nonostante sia un provvedimento che non condividiamo e che consideriamo pericoloso. Stanotte è andata in scena non solo una forzatura incomprensibile, ma addirittura minaccioso e con atteggiamenti non rispettosi delle prerogative dei parlamentari'', conclude.