Jean Carroll batte Donald Trump due a zero. A livello elettorale non ha rivali. Ha stravinto
le primarie del partito Repubblicano e, almeno per come appare al di qua dell'Atlantico, al momento è il più quotato per tornare alla Casa Bianca, il prossimo novembre. Poi però c'è il
Donald Trump uomo, il tycoon. E sotto questo aspetto è tutt'altro che invincibile. Una giuria di New York, nella serata di ieri, l'ha
condannato a pagare
83,3 milioni di dollari di risarcimento per aver diffamato la scrittrice, negando nel 2019 - quando era presidente - una aggressione sessuale di quasi 30 anni fa in un lussuoso grande magazzino della Grande Mela. È la seconda condanna civile dopo quella del maggio scorso, quando Trump fu riconosciuto responsabile della stessa violenza, oltre che di diffamazione, e costretto a pagare 5 milioni di dollari.
Donald Trump sta girando il Paese per la campagna elettorale in vista del voto di novembre (Ansa)
I legali della giornalista, autrice e editorialista americana, oggi 80 anni,
avevano chiesto 24 milioni di risarcimento, mentre i periti avevano stimato i danni tra i 7 e i 12 milioni di dollari. Ma la pena inflitta dai giudici all'ex presidente degli Stati Uniti è ben più cara. Una batosta giudiziaria che arriva in piena campagna elettorale per le elezioni presidenziali e che dimostra ancora una volta quanto on ci sia una sola versione delle cose, almeno negli Stati Uniti. Anche perché, nonostante le inchieste nei suoi confronti si accumulino, nonostante le condanne milionarie, Trump non perde appeal sugli elettori americani, ma anzi sembra essere più che mai sulla
cresta dell'onda della popolarità. Come andrà a finire la partita per diventare presidente è presto per dirlo, intanto guardiamo però ai fatti: il tycoon è chiamato a sborsare una cifra milionaria di risarcimento alla scrittrice. E non ha nessuna intenzione di farlo.
Il difficile processo e la sentenza
Dopo solo tre ore di discussione, una giuria di sette uomini e due donne ha condannato l'imprenditore a pagare complessivamente 83,3 milioni di dollari di risarcimento per aver diffamato Carroll negando, nel 2019 - quando era ancora l'inquilino della Casa Bianca -
un'aggressione sessuale di quasi 30 anni fa in un lussuoso grande magazzino della Grande Mela.
L'ex presidente lascia il suo appartamento di New York (AP)
Il verdetto arriva alla fine di un processo tesissimo, dove il tycoon è stato
minacciato di essere espulso dall'aula per le sue intemperanze e i suoi commenti (ben poco lusinghieri) a voce alta contro la sua accusatrice. Così come uno dei suoi avvocati è stato minacciato di finire in galera per aver continuato l'arringa oltre il tempo concesso. Trump è riuscito a testimoniare giovedì soltanto per pochi minuti: il giudice gli aveva consentito di rispondere solo con un sì o un no alle domande, per
evitare di trasformare il processo in un comizio elettorale, come tenta di fare il 77enne in tutte le occasioni. Così non ha potuto che confermare la sua precedente deposizione, ossia che non ha mai incontrato né aggredito Carroll. "È una menzogna, e poi
non era neppure il mio tipo", aveva detto in passato, continuando non solo a negare l'episodio ma accusando la scrittrice di aver cercato solo di farsi pubblicità per vendere le sue memorie, quelle dove rivelò per la prima volta l'aggressione.
La versione di Jean Carroll
Secondo la versione della donna, il politico la violentò quasi 30 anni fa in un camerino di prova di Bergdorf and Goodman, i lussuosi grandi magazzini sulla Fifth Avenue di Manhattan. Una denuncia ritenuta fondata lo scorso maggio e per questo, nel secondo processo, la giuria doveva solo limitarsi a stabilire i danni dell'ennesima diffamazione. Ma il verdetto è andato oltre ogni previsione e assesta un brutto colpo all'ex presidente, anche agli occhi dell'
elettorato femminile. "Donald Trump
ha distrutto la mia reputazione e ha continuato a mentire - si era difesa Carroll in aula -. Un tempo ero una rispettata editorialista, ora sono conosciuta come una bugiarda, una truffatrice e una matta", aveva aggiunto citando le offese subite sui social. "E ora sono qui per riprendermi la mia reputazione". Missione compiuta, si direbbe, visto che oggi la stessa esulta chiamando in causa non solo la sua storia ma anche tante
altre donne che subiscono la stessa sorte.
La scrittrice soddisfatta esce dal tribunale di New York (AP)
"Questa è
una grande vittoria per ogni donna che si rialza dopo essere stata demolita, e un'enorme sconfitta per ogni bullo che ha cercato di tenere a freno una donna". La sentenza, le fa eco la sua avvocata Roberta Kaplan, dimostra che nessuno è al di sopra della legge, "nemmeno i ricchi, nemmeno i famosi, nemmeno gli ex presidenti". "C'è un modo per opporsi a qualcuno come Donald Trump che si preoccupa più della ricchezza, della fama e del potere che del rispetto della legge - ha proseguito -.
Opporsi ad un bullo richiede coraggio e audacia, ci vuole qualcuno come Jean Carroll. Ringraziamo la giuria per aver difeso lei e lo stato di diritto", conclude.
La reazione di Donald Trump
Trump non era in aula alla lettura del verdetto. Si tratta di una somma astronomica, molto più alta di quella attesa, tra i 18,3 milioni di danni "compensatori" (per lo stress emotivo, il danno alla reputazione e quindi il mancato guadagno) e ben 65 milioni di danni punitivi (come deterrenza contro ulteriori diffamazioni). Immediata la reazione di The Donald sul suo social Truth: "
Assolutamente ridicolo! Sono completamente in disaccordo con entrambi i verdetti e
farò appello contro tutta questa caccia alle streghe diretta da Biden contro di me e il Partito Repubblicano. Il nostro sistema legale è fuori controllo e viene utilizzato come arma politica. Hanno eliminato tutti i Diritti del Primo Emendamento. Questa non è l'America!". Lo vedremo, mister Trump. Intanto però impari ad accettare la sconfitta.