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Home » HP Blocco Grande » Bebe Vio: “Noi paralimpici siamo come il calabrone: voliamo senza averne le caratteristiche. Perché niente è impossibile”

Bebe Vio: “Noi paralimpici siamo come il calabrone: voliamo senza averne le caratteristiche. Perché niente è impossibile”

Osserviamo i profili social dei paralimpici azzurri favoriti per le medaglie. Dall'abbraccio in aereo fra la veterana Martina Caironi e la giovanissima Ambra Sabatini alla story della giornata del nuotatore Barlaam. Fantin dorme in un letto tricolore. Gilli saluta la città della quarantena, Morlacchi ripercorre la vita di paralimpico fingià da bambino

Sofia Francioni
24 Agosto 2021
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Come attendono gli atleti azzurri le Paralimpiadi di Tokio 2020? L’avvicinamento al secondo evento sportivo più grande al mondo sta per compiersi e noi sbirciamo nei profili social dei campioni e delle promesse per avere un ideale termometro della “febbre” che sta accendendo il fisico e l’anima degli atleti in attesa del via alle gare.   

Bebe Vio, campionessa (anche) nei social

Beatrice Maria Vio, in arte Bebe Vio, quest’anno anche portabandiera insieme al campione di nuoto Federico Morlacchi, è in assoluto la più social della squadra italiana. Dalle sue stories vediamo il viaggio infinito verso Sendai, gli scherzi tra i sedili dell’aereo, dove gli atleti indossano rigorosamente la mascherina con il tricolore, l’ ansia che viene esorcizzata con qualche risata, ma anche le lunghe carrellate di provviste: biscotti, biscottini, frutta secca, succhi e altri snack, che alcune mamme hanno preparato per i loro “piccoli” atleti. Della serie “Dimmi che sei italiano, senza dirmi che sei italiano“, come canticchia la Vio ridendo fra una palestra e una stanza per la fisioterapia. Sul suo Instagram, nell’ultimo fotogramma, ci lascia la vista della sua camera dal villaggio Olimpico: “Ci siamo Tokyo 2020”. Ma, prima di partire, una riflessione: “La struttura alare del calabrone non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso“. Indossando delle ali sull’iconica tuta bianca, sintetizza: gli atleti dei Giochi Paralimpici rendono possibile, l’impossibile, “Let’s make possible the impossible!”.

Appassionatasi alla scherma a soli 5 anni, a 11 la Vio viene infatti colpita da una grave meningite che le causa un’infezione seguita da necrosi e infine l’amputazione di avambracci e gambe. Dopo mesi in ospedale e riabilitazione, riprende l’attività sportiva e da lì è un’escalation di successi: diventa campionessa italiana in assoluto, miglior atleta italiana del settore paralimpico fino a vincere nel 2016 l’oro agli ultimi Giochi Paralimpici di Rio. A soli 24 anni Bebe Vio è già un’icona internazionale, tant’è che Obama l’ha invitata alla sua ultima cena di amministrazione e la fotografa Anne Geddes l’ha voluta come modella. Il suo impegno infatti va oltre il puro agonismo, anche se competitiva lo è “fino all’inverosimile”: con la sua famiglia ha fondato “Art4sport“, un’ associazione che si occupa di aiutare bambini che hanno subito amputazioni a riavvicinarsi al mondo dello sport, creando inoltre l’evento “Giochi senza barriere”, che ogni anno raccoglie cantanti, sportivi e persone disabili in una giornata all’insegna dello sport.

Federico Morlacchi, un post lungo vent’anni

Più nostalgico, il suo collega portabandiera, Federico Morlacchi, 28 anni, sette medaglie paralimpiche di cui una d’oro, sei volte campione mondiale e 14 volte campione europeo, in vista dell’arrivo a Tokyo in un post si lascia andare ai ricordi. Commentando una serie di foto che lo ritraggono, poco più che bambino, alle prese con le sue prime gare in vasca fino alle prime medaglie, scrive: “Questo post parte dal lontano 2002, da un ragazzino con un agonismo sfrenato, una testa dura e con una gamba più corta che entra in contatto quasi per caso con la Polha Varese e la Finp nuoto paralimpico. Gli anni passano, ma la testa dura rimane quella!”.

Piscina, ingegneria e un’amica a quattro zampe: la giornata di Simone Barlaam

Sveglia alle 6.30 con una bella tazza di caffè, passeggiata in bicicletta insieme alla sua cagnolina Neve, per passare dalle 9.30 fino alle 15 a fare training e allenamento in vasca. Qualche ora di disegno nel pomeriggio, per poi rientrare in vasca, mettersi a studiare e infine approdare alle 22.30 a letto. Il compagno di squadra di Morlacchi, Simone Barlaam, anche lui già campione di nuoto paralimpico, con una story ci mostra la serrata routine che ha tenuto per mesi nell’ambizione di salire sul gradino più alto del podio. “I giochi paralimpici significano competizione allo stato puro, pura adrenalina, cambiamento culturale, sportività… e molto altro”, scrive, orgoglioso “di poter volare in Giappone per rappresentare il mio Paese”. Milanese, studente di ingegneria meccanica al Politecnico di Milano, a 21 anni Barlaam ha già conquistato sette volte il titolo di campione del mondo, otto volte quello di campione europeo, detenendo diversi record mondiali: 50 e 100 stile libero, 50 e 100 dorso e 50 delfino classe S9. Due volte collare d’oro al merito sportivo, nel 2019 ha ricevuto l’Ambrogino d’oro del comune di Milano, il Gazzetta Sports Awards come miglior atleta paralimpico italiano e fu inserito da Gianni Mura tra i 100 nomi dell’anno da ricordare.

Carlotta Gilli: “Arigatò, Sendai”

Le ultime notizie che abbiamo della nuotatrice ipovedente Carlotta Gilli risalgono invece alla sua partenza da Sendai, a quasi tre ore d’aereo da Tokyo: “Si conclude il collegiale preolimpico qui a Sendai. Ringrazio infinitamente questa città che ci ha ospitato per l’ultimo raduno con la Nazionale azzurra di nuoto prima di trasferirci a Tokyo. Il grande giorno è arrivato e ci si spostiamo al Villaggio Olimpico & Paralimpico. Manca davvero poco all’inizio delle gare”, scrive mostrandoci i saluti commossi della città che l’ha accolta. Club d’appartenenza Fiamme Oro/Rari Nantes Torino, Gilli, a 20 anni, detiene 11 record del mondo paralimpici, 7 in vasca lunga e 4 in vasca corta, ha vinto 17 medaglie d’oro e nella sua biografia scrive di aver un sogno, che ormai è diventato realtà: “Partecipare alla Paralimpiade di Tokyo 2020“. 

Antonio Fantin, il poliziotto: “Che onore rappresentare l’Italia”

La storia di Antonio Fantin, anche lui ventenne e anche lui in lizza per vincere le Paralimpiadi di quest’anno nella disciplina del nuoto, parte invece dall’11 febbraio 2005, a 4 anni “con il percorso in acqua” utile per la riabilitazione. Finché l’acqua “diventa una grande passione”, ancora prima di essere quello che rappresenta oggi: “routine quotidiana, allenamenti, grandi obiettivi e grandi sogni: la mia vita”, dichiara. Club sportivo Fiamme Oro (la Polizia di Stato), Fantin è friulano di Latisana ed è già stato tre volte campione mondiale e otto volte campione europeo. “Indossare la cuffia dell’Italia è sempre un privilegio”, scrive. “Rappresentare la nostra Repubblica un onore. Il tricolore il miglior letto su cui riposare”. 

Ambra Sabatini e Martina Caironi, abbraccio in volo

Ambra Sabatini, giovanissima velocista di 19 anni, è invece alla sua prima Paralimpiade. In aereo diretta verso Tokyo, posta una foto in cui si abbraccia con la sua compagna di squadra, Martina Caironi, che per lei è stata anche un faro nella notte. A 17 anni fu infatti vittima di un incidente stradale, in seguito al quale le è stata amputata una gamba. “Sono rimasta quasi sessanta giorni in ospedale. Ogni giorno guardavo le immagini di Martina Caironi sul tablet mentre facevo riabilitazione. Non vedevo l’ora di riprendere ad allenarmi, come faceva lei ogni giorno”, ha dichiarato in un’intervista a Luce!. Dopo l’incidente, è tornata pista e da quel momento nessuna ha più potuto fermarla. “Lo sport mi ha salvato, consiglio a tutti di farlo, di qualsiasi genere, perché nei momenti più bui c’è sempre qualcosa che può darti, anche solo una speranza. Non solo dal punto di vista della salute ma anche in quello delle soddisfazioni. Piccole o grandi che siano, non importa. L’importante è la determinazione e la forza in cui si fanno le cose. Poi i risultati arriveranno”. E lei ne è l’esempio.

Pungolata dal risultato della Sabatini, che al mondiale di Dubai ha infranto il record dei 100 metri nella categoria T63, Martina Caironi, 32 anni, condivide con la compagna una storia simile. A 18 anni perde infatti la gamba sinistra all’altezza del femore, dopo essere stata investita da un’auto mentre tornava da una festa. Ma non si ferma: medaglia d’oro nei 100 metri alle Paralimpiadi di Londra 2012, tre anni dopo, ai Mondiali di Doha, conquista un nuovo record del mondo nella sua categoria, scendendo per la prima volta al di sotto dei 15 secondi. “A livello fisico il limite rimarrà per sempre, nel senso che la gamba non ricrescerà, però di sicuro ho imparato tanti escamotage per riuscire comunque a fare quello che voglio. Sembra un paradosso che una persona senza una gamba decida di correre, però è possibile”. 

“Allo sport non importa come sei”

Centotredici gli atleti italiani che da martedì andranno a caccia dell’oro. “Come siamo arrivati fino a qui? Da piccola mi perdevo in un mondo fantastico, poi ho imparato che quel mondo fantastico è qui. Basta smettere di chiedersi qual è il mio problema, perché allo sport non importa come sei: tutti possono giocarsela. Le Paralimpiadi per una persona disabile sono il paradiso”, parola di Bebe Vio.

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Instagram

  • Un anno dopo aver appeso sul ponte della Gran Madre lo striscione con scritto “Siamo un PO nella merda” per denunciare il gravissimo stato di siccità del Po, Extinction Rebellion torna a ribadire che “siamo ancora nella merda”, con un gesto più diretto ed esplicito. 

Una vera e propria montagna di letame è stata infatti scaricata questa mattina al grattacielo della Regione Piemonte, insieme a tanti fiori lasciati sopra. 

Due persone si sono arrampicate sulla tettoia dell’ingresso e i trovano ancora li. Al posto dell’insegna portata via dal vento qualche settimana fa, hanno appeso l’enorme scritta “Dalla regione non nasce niente, dal letame nascono i fiori”, riprendendo una canzone di Fabrizio De André. 

Una chiara denuncia dell
  • Riccardo Monco parte da una location d’eccellenza, Enoteca Pinchiorri di Firenze, uno dei ristoranti italiani più conosciuti al mondo e approda come new entry tra i giudici della sfida Alessandro Borghese Celebrity Chef (su TV8, dal lunedì al venerdì alle 19.10), Monco più che chef, si sente un cuoco.

🗣 Non è una diminutio?

“Assolutamente no, chef in realtà significa capo, in cucina è colui che comanda, come il capo cuoco, appunto, o il capo partita. Ormai lo chef ha assunto i connotati di un personaggio mitologico, proprio in virtù dei tanti show cooking proposti. Un’arma a doppio taglio”.

🗣 In che senso?

“Sono tantissimi i giovani che sognano di indossare una giacca da cuoco, ma fra quello che si vede fare in Tv e la fatica vera che richiede la cucina, c’è una differenza abissale”.

🗣 Vuol dire che avere l’ambizione non sempre corrisponde all’effettiva voglia di fare?

“Un po’ è così. Le nuove generazioni hanno un’idea precisa della qualità della vita, la fatica e gli orari della cucina non vanno bene per tutti”.

🗣 Dall’alto delle sue tre stelle Michelin, cosa consiglia agli aspiranti chef?

L
  • Un assistente di volo speciale ha viaggiato da Londra Heathrow a Los Angeles sorprendendo i passeggeri a bordo.

@lewiscapaldi ha presentato il suo nuovo singolo “Wish You The Best” con uno show ad alta quota, servendo snack e bevande. 

#lucenews #lewiscapaldi #wishyouthebest
  • Utero in affitto e adozioni per gli omosessuali. Sono temi caldissimi. Intanti il Parlamento europeo censura il governo italiano per la recente circolare del ministro Piantedosi che ha bloccato le registrazioni all’anagrafe dei figli di coppie gay, effettuate da alcuni sindaci. 

All’Eurocamera è stato infatti approvato un emendamento al testo della Risoluzione sullo Stato di diritto che condanna la circolare perché porterebbe “alla discriminazione non solo delle coppie dello stesso sesso, ma anche e soprattutto dei loro figli”, e invita anche Roma "a revocare immediatamente la decisione”. Un invito che il governo non ha intenzione di seguire, e che è stato criticato dal centrodestra e salutato positivamente dalle opposizioni, unite questa volta sia in Italia che a Bruxelles. 

✍ Ma com’è la legislazione attuale in Italia su questi temi?

L
Come attendono gli atleti azzurri le Paralimpiadi di Tokio 2020? L'avvicinamento al secondo evento sportivo più grande al mondo sta per compiersi e noi sbirciamo nei profili social dei campioni e delle promesse per avere un ideale termometro della "febbre" che sta accendendo il fisico e l'anima degli atleti in attesa del via alle gare.   

Bebe Vio, campionessa (anche) nei social

Beatrice Maria Vio, in arte Bebe Vio, quest’anno anche portabandiera insieme al campione di nuoto Federico Morlacchi, è in assoluto la più social della squadra italiana. Dalle sue stories vediamo il viaggio infinito verso Sendai, gli scherzi tra i sedili dell’aereo, dove gli atleti indossano rigorosamente la mascherina con il tricolore, l’ ansia che viene esorcizzata con qualche risata, ma anche le lunghe carrellate di provviste: biscotti, biscottini, frutta secca, succhi e altri snack, che alcune mamme hanno preparato per i loro "piccoli" atleti. Della serie "Dimmi che sei italiano, senza dirmi che sei italiano", come canticchia la Vio ridendo fra una palestra e una stanza per la fisioterapia. Sul suo Instagram, nell'ultimo fotogramma, ci lascia la vista della sua camera dal villaggio Olimpico: "Ci siamo Tokyo 2020". Ma, prima di partire, una riflessione: "La struttura alare del calabrone non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso". Indossando delle ali sull'iconica tuta bianca, sintetizza: gli atleti dei Giochi Paralimpici rendono possibile, l’impossibile, "Let's make possible the impossible!". Appassionatasi alla scherma a soli 5 anni, a 11 la Vio viene infatti colpita da una grave meningite che le causa un’infezione seguita da necrosi e infine l’amputazione di avambracci e gambe. Dopo mesi in ospedale e riabilitazione, riprende l’attività sportiva e da lì è un’escalation di successi: diventa campionessa italiana in assoluto, miglior atleta italiana del settore paralimpico fino a vincere nel 2016 l’oro agli ultimi Giochi Paralimpici di Rio. A soli 24 anni Bebe Vio è già un’icona internazionale, tant’è che Obama l’ha invitata alla sua ultima cena di amministrazione e la fotografa Anne Geddes l’ha voluta come modella. Il suo impegno infatti va oltre il puro agonismo, anche se competitiva lo è "fino all’inverosimile": con la sua famiglia ha fondato "Art4sport", un’ associazione che si occupa di aiutare bambini che hanno subito amputazioni a riavvicinarsi al mondo dello sport, creando inoltre l’evento “Giochi senza barriere”, che ogni anno raccoglie cantanti, sportivi e persone disabili in una giornata all’insegna dello sport.

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Piscina, ingegneria e un'amica a quattro zampe: la giornata di Simone Barlaam

Sveglia alle 6.30 con una bella tazza di caffè, passeggiata in bicicletta insieme alla sua cagnolina Neve, per passare dalle 9.30 fino alle 15 a fare training e allenamento in vasca. Qualche ora di disegno nel pomeriggio, per poi rientrare in vasca, mettersi a studiare e infine approdare alle 22.30 a letto. Il compagno di squadra di Morlacchi, Simone Barlaam, anche lui già campione di nuoto paralimpico, con una story ci mostra la serrata routine che ha tenuto per mesi nell'ambizione di salire sul gradino più alto del podio. "I giochi paralimpici significano competizione allo stato puro, pura adrenalina, cambiamento culturale, sportività… e molto altro", scrive, orgoglioso "di poter volare in Giappone per rappresentare il mio Paese". Milanese, studente di ingegneria meccanica al Politecnico di Milano, a 21 anni Barlaam ha già conquistato sette volte il titolo di campione del mondo, otto volte quello di campione europeo, detenendo diversi record mondiali: 50 e 100 stile libero, 50 e 100 dorso e 50 delfino classe S9. Due volte collare d'oro al merito sportivo, nel 2019 ha ricevuto l'Ambrogino d'oro del comune di Milano, il Gazzetta Sports Awards come miglior atleta paralimpico italiano e fu inserito da Gianni Mura tra i 100 nomi dell'anno da ricordare.

Carlotta Gilli: "Arigatò, Sendai"

Le ultime notizie che abbiamo della nuotatrice ipovedente Carlotta Gilli risalgono invece alla sua partenza da Sendai, a quasi tre ore d'aereo da Tokyo: "Si conclude il collegiale preolimpico qui a Sendai. Ringrazio infinitamente questa città che ci ha ospitato per l’ultimo raduno con la Nazionale azzurra di nuoto prima di trasferirci a Tokyo. Il grande giorno è arrivato e ci si spostiamo al Villaggio Olimpico & Paralimpico. Manca davvero poco all'inizio delle gare", scrive mostrandoci i saluti commossi della città che l'ha accolta. Club d'appartenenza Fiamme Oro/Rari Nantes Torino, Gilli, a 20 anni, detiene 11 record del mondo paralimpici, 7 in vasca lunga e 4 in vasca corta, ha vinto 17 medaglie d'oro e nella sua biografia scrive di aver un sogno, che ormai è diventato realtà: "Partecipare alla Paralimpiade di Tokyo 2020". 

Antonio Fantin, il poliziotto: "Che onore rappresentare l'Italia"

La storia di Antonio Fantin, anche lui ventenne e anche lui in lizza per vincere le Paralimpiadi di quest'anno nella disciplina del nuoto, parte invece dall'11 febbraio 2005, a 4 anni "con il percorso in acqua" utile per la riabilitazione. Finché l'acqua "diventa una grande passione", ancora prima di essere quello che rappresenta oggi: "routine quotidiana, allenamenti, grandi obiettivi e grandi sogni: la mia vita", dichiara. Club sportivo Fiamme Oro (la Polizia di Stato), Fantin è friulano di Latisana ed è già stato tre volte campione mondiale e otto volte campione europeo. "Indossare la cuffia dell'Italia è sempre un privilegio", scrive. "Rappresentare la nostra Repubblica un onore. Il tricolore il miglior letto su cui riposare". 

Ambra Sabatini e Martina Caironi, abbraccio in volo

Ambra Sabatini, giovanissima velocista di 19 anni, è invece alla sua prima Paralimpiade. In aereo diretta verso Tokyo, posta una foto in cui si abbraccia con la sua compagna di squadra, Martina Caironi, che per lei è stata anche un faro nella notte. A 17 anni fu infatti vittima di un incidente stradale, in seguito al quale le è stata amputata una gamba. "Sono rimasta quasi sessanta giorni in ospedale. Ogni giorno guardavo le immagini di Martina Caironi sul tablet mentre facevo riabilitazione. Non vedevo l'ora di riprendere ad allenarmi, come faceva lei ogni giorno", ha dichiarato in un'intervista a Luce!. Dopo l'incidente, è tornata pista e da quel momento nessuna ha più potuto fermarla. "Lo sport mi ha salvato, consiglio a tutti di farlo, di qualsiasi genere, perché nei momenti più bui c'è sempre qualcosa che può darti, anche solo una speranza. Non solo dal punto di vista della salute ma anche in quello delle soddisfazioni. Piccole o grandi che siano, non importa. L’importante è la determinazione e la forza in cui si fanno le cose. Poi i risultati arriveranno". E lei ne è l’esempio. Pungolata dal risultato della Sabatini, che al mondiale di Dubai ha infranto il record dei 100 metri nella categoria T63, Martina Caironi, 32 anni, condivide con la compagna una storia simile. A 18 anni perde infatti la gamba sinistra all'altezza del femore, dopo essere stata investita da un'auto mentre tornava da una festa. Ma non si ferma: medaglia d'oro nei 100 metri alle Paralimpiadi di Londra 2012, tre anni dopo, ai Mondiali di Doha, conquista un nuovo record del mondo nella sua categoria, scendendo per la prima volta al di sotto dei 15 secondi. "A livello fisico il limite rimarrà per sempre, nel senso che la gamba non ricrescerà, però di sicuro ho imparato tanti escamotage per riuscire comunque a fare quello che voglio. Sembra un paradosso che una persona senza una gamba decida di correre, però è possibile". 

"Allo sport non importa come sei"

Centotredici gli atleti italiani che da martedì andranno a caccia dell’oro. "Come siamo arrivati fino a qui? Da piccola mi perdevo in un mondo fantastico, poi ho imparato che quel mondo fantastico è qui. Basta smettere di chiedersi qual è il mio problema, perché allo sport non importa come sei: tutti possono giocarsela. Le Paralimpiadi per una persona disabile sono il paradiso", parola di Bebe Vio.
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