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Home » HP Blocco Grande » Festa della Mamma, Margherita Fiengo Pardi: “Ho due madri, ma anche questa è normalità”

Festa della Mamma, Margherita Fiengo Pardi: “Ho due madri, ma anche questa è normalità”

"La gente pensa che abbia un problema con il fatto che ho due mamme, però io non ho un termine di paragone, lo do per scontato". Vent'anni, milanese, appassionata di cinema tanto che "non voglio fare altro, non so fare altro", Margherita celebra la ricorrenza come un giorno come gli altri, nella sua allegra e colorata famiglia. E ci svela un augurio che si fa

Marianna Grazi
8 Maggio 2022
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Domenica 8 maggio, Festa della Mamma. Anzi delle mamme per chi, come Margherita Fiengo Pardi, ne ha due. Vent’anni appena compiuti, di Milano, tre fratelli maschi più piccoli e sì, due madri: Francesca Pardi e Maria Silvia Fiengo, attiviste e fondatrici dell’associazione “Famiglie Arcobaleno” con altre coppie di genitori omosessuali, creatrici de “Lo Stampatello”, casa editrice per bambini con un focus sull’omogenitorialità. Da una scintilla d’amore che si è accesa negli anni ’80, nel corso degli anni hanno creato una famiglia. Tante scintille ad alimentare lo stesso fuoco, fatto di affetto, di condivisione, di quotidianità. Di normalità insomma. Niente di male, non vi pare? Solo che, al di fuori, in Italia, questa cosa ancora stona un po’.
Per questo abbiamo deciso di celebrare la Festa della Mamma parlando proprio di loro, le mamme lesbiche di Margherita. E lo abbiamo fatto tramite la sua voce, quella di una figlia cresciuta nell’amore genitoriale e familiare, come qualsiasi bambino e bambina, anzi, a volte anche di più: “C’è un bel clima in famiglia, si sta bene. Conosco storie di figli, con genitori gay che non, che sono proprio brutte, in cui si sta male. Io mi ritengo fortunata per questo e non perché ho due madri. Per quanto poi anche noi litighiamo di brutto e abbiamo tutti i nostri problemi”.

mamme_famiglia_omogenitoriale
Margherita con le sue mamme Francesca Pardi (a sinistra) e Maria Silvia Fiengo (a destra)

Margherita sogna di fare cinema. “È una cosa che ho in programma da quando ho circa 9 anni, forse anche da prima”, spiega. E non stupisce che abbia già raccolto una certa notorietà grazie al corto “Chiedimi se”, in cui racconta la storia della sua famiglia. “Non è una cosa nata per caso, ho sempre avuto questa passione. Poi questo era su un argomento un po’ caldo ed è piaciuto a tutti… Non me lo aspettavo, devo dire, sono felicissima”. Diciotto minuti di racconto, dagli anni Ottanta ad oggi, facendoci immergere in una prospettiva personale e familiare di una ragazza come tante che cerca di normalizzare un argomento che ha ancora necessità di essere normalizzato: essere figlia di una coppia omogenitoriale in Italia. Tra giudizi non richiesti e muri da buttare giù, sempre insieme. La causa scatenante? Un compito di scuola: “Ho fatto il classico per alcuni anni, poi l’anno scorso mi sono trasferita all’artistico e faccio indirizzo multimediale. Quindi mi hanno dato questo compito che era di fare un film d’archivio, una specie di docufilm. L’argomento mi è subito venuto in mente in realtà, ho pensato a una storia interessante su cui potevo avere tanto materiale. Ed era quella, la nostra”.

Margherita cosa vuol dire avere due mamme?
“Bella domanda. Non avendo avuto un padre non saprei dire le differenze. Per me è sempre stato così, è la normalità. Comunque è divertente averne due. Più che altro mi dimentico spesso che non sia una cosa così comune e le persone hanno una reazione un po’ strana a volte. Anzi, siccome non ne parlo perché per me è lo stesso, molti pensano che io abbia un problema con la cosa. E quindi mi chiedono se mi dà fastidio parlarne. Comunque in generale ho un ottimo rapporto con entrambe, anche se a volte litighiamo. Con ognuna andiamo a temi di conversazione, loro si comportano davvero come padre e madre: una che mi aiutava più con lo studio e un’altra che mi copre sulle cavolate che faccio e mi viene a prendere quando sono ubriaca”, ride.

Margherita Fiengo Pardi
Margherita Fiengo Pardi, 20 anni

La sua normalità non appare scontata al di fuori…
“Infatti. Devo dire che nel caso di bambini più piccoli è qualcosa (avere genitori omosessuali, ndr) che si trova di più. Mentre quando sono nata io no: ho altri tre coetanei che conosco che abbiamo la stessa situazione familiare ed eravamo solo noi, eravamo solo quattro. Una persona della mia età magari non conosce nessun altro nella stessa situazione. Quindi sì, appare strano”.

Ha tre fratelli più piccoli, tutti maschi. Per loro è più facile essere figli di due mamme?
“Per loro di sicuro più che per me. Non direi che siano stati considerati più ‘nella normalità’, però di sicuro si sono vissuti lo scandalo. Quando facevamo le interviste, che io ho iniziato intorno agli 8 anni perché prima le mie madri non volevano, ero la sorella maggiore ed ero io a parlare. Me la sono vissuto abbastanza, sia personalmente sia gli altri intorno, quelli che ‘ho l’amica con due mamme’. Per i miei fratelli non è così, forse anche perché io facevo molto dibattito su questa cosa, l’ho sempre fatto”.

E pensare che erano già gli anni Duemila quando lei è nata, eppure una coppia omogenitoriale era una cosa assurda.
“E anche che fino a quattro anni fa, quando avevo 16 anni, io ero registrata come figlia di una sola delle mie madri”.

Come ha vissuto il fatto di non essere riconosciuta figlia di tutte e due le sue madri, dallo Stato, fino a pochi anni fa?
“Ho il doppio cognome da poco. Sono sempre stata molto consapevole, prima ero molto più accanita di adesso. Nel periodo delle medie ero super attiva per la questione, facevo un sacco di interviste. Abbiamo preso il doppio cognome dopo un tot di tempo che comunque andavamo avanti ad appelli. Ho scoperto in vecchie interviste che le mie madri avevano scritto a un tribunale che non aveva mai risposto; loro volevano questo riconoscimento da tempo e comunque lo abbiamo avuto (anche i miei fratelli) solo quando io ho avuto 16 anni, che due anni dopo avrei comunque potuto prenderlo da maggiorenne”.

Famiglia_omogenitoriale
La famiglia di Margherita: la mamme Mary e Francy, i gemelli Raffaele e Giorgio, e il più piccolo, Antonio

La società italiana è, in questo senso, divisa: da una parte c’è apertura verso l’ampliamento dei diritti civili, dall’altra invece c’è chi si ostina a battersi sul fronte opposto (vedi il Ddl Zan e la questione maternità surrogata)…
“Io dico: ma non hanno niente di meglio da fare? Quando dico che a 10 anni mi sono sentita dire che io non dovevo nemmeno nascere… Quella roba la capivo, l’ho accusata. Queste persone mi hanno fatto più un danno che qualsiasi altra cosa”.

Margherita e Francesca
Margherita con sua mamma Francesca

A scuola c’è mai stato pregiudizio nei suoi confronti?
“Ho passato diverse scuole, alcune molto ‘aperte’ o almeno lo erano le persone che frequentavo; in altre meno, ma non mi sono mai sentita apertamente bullizzata su questa cosa. Anche perché a un ragazzino non gli importa se ho due mamme, piuttosto se ho gli occhiali… Ci sono stati degli ambienti in cui sentivo un po’ la rigidità, però sai cosa? Tutti sono bravi a parlare in astratto, o fare le loro dichiarazioni. Però quando mi hai davanti davvero non hai il coraggio di dirmi nulla. C’erano anche ragazzi in classe che erano un po’ così, rigidi. Ma alla fine è solo una questione di esposizione culturale”.

C’è una caratteristica particolare che sente di aver ereditato dalle sue mamme?
“Non posso dire il sedere grosso, perché l’ho preso da mia nonna – dice ridendo – e poi non conoscendo l’altra parte genetica mia non posso dire se viene da lì. Idem il seno piccolo. Al di lì dell’aspetto fisico mia madre è golosissima”.

Quale delle due?
“Hai ragione! Quella che mi ha portata. Quando era incinta di me mangiava tantissimi dolci, io sono nata che ero praticamente diabetica, ero gonfia come una palla. Quindi grazie mamma – ironizza –. Però c’è da dire che hanno anche il merito di aver smesso di fumare entrambe appena Mary è rimasta incinta”.

Ci racconta un episodio che le riguarda a cui è particolarmente affezionata?
“Il loro matrimonio. È stato stupendo perché siamo andati a Barcellona (non si potevano sposare in Italia) e le mie madri non si aspettavano che venisse tutta quella gente. E invece sono venuti proprio tutti. Mi ricordo che ero stra-esaltata del mio vestito per la cerimonia, bellissimo. C’era anche la televisione, era lo scoop dell’anno”.

Margherita e Maria Silvia
Margherita con sua mamma Maria Silvia

Entrambe hanno portato avanti almeno una gravidanza.
“Sì. Io e i gemelli che sono arrivati subito dopo di me siamo nati dalla stessa madre e abbiamo lo stesso donatore, perché in Olanda si possono fare massimo due donazioni. Poi anche l’altra nostra madre ha provato a rimanere incinta in Danimarca, ma dopo un aborto spontaneo per avere il mio ultimo fratello hanno usato un embrione già fecondato”.

Che rapporto ha coi suoi fratelli?
“Io sono l’artista, i gemelli sono i politici mentre il più piccolo è tipo un santo, è serissimo, va bene a scuola, lo amano tutte, è super intelligente…È una persona strana, per questo è il più normale tra di noi”.

E con il resto dei familiari come va?
“Al momento è un bellissimo rapporto. Credo che all’inizio i miei nonni non avessero preso bene l’omosessualità delle mie madri, alla fine erano gli anni ’80. E malgrado siano bravissime persone, io lo capisco. Però quando sono nata sono tutti impazziti di gioia, anche perché io sono la prima nipote in assoluto. Facevano tipo i turni per stare con me”.

Sfatiamo un ‘mito’: lei ha solo amici omosessuali? E soprattutto, da una coppia lesbica, nasce una figlia lesbica?
“Pensa tu, ho un sacco di amici che non sono omosessuali e nemmeno io lo sono – afferma con ironia –. Mi sa che qualcosa è andato storto. Io ci scherzo continuamente su questa cosa. Devo dire che con la storia delle due mamme comunque ho attirato diverse persone Lgbtq+, ma non ho solo quegli amici! Qualcuna c’ha provato con me, ho avuto qualche intrallazzo con ragazze ma penso che su questa cosa abbia influito l’insegnamento libertario delle mie madri: fai quello che ti piace. Questi alla fine sono affari miei, non del governo, non del Papa”.

Famiglia Fiengo Pardi
La famiglia Fiengo Pardi al completo

Farà un regalo alle sue mamme per la loro Festa?
“In realtà non sapevo che domenica fosse la Festa della Mamma, cioè da piccola a scuola facevamo i lavoretti per l’occasione, ma ora ci sono troppe feste da ricordare – dice ridendo –. Di solito faccio loro gli auguri per la festa del Papà, per scherzare. Possiamo scrivere che farò una mega torta, spenderò tutti i miei risparmi della paghetta per ringraziarle di avermi partorito?”, ride.

Prima di chiudere, ci rivela un suo desiderio?
“Per me – e non me la voglio tirare – vorrei essere presa al Centro sperimentale (di cinematografia, ndr) e continuare a fare film in modo serio. Vorrei trovarmi un lavoro. E vorrei anche trovare l’amore, insomma stare con qualcuno intanto e magari non fra qualche anno – ride –. La mia filosofia è di vivere al momento, non saprei cosa augurarmi. Mia madre mi diceva che quando era piccola, guardando le stelle cadenti chiedeva di essere ‘bella bella e bionda bionda’; poi a un certo punto ha deciso che non le interessava di essere ‘bella bella’ ma felice. Quindi io ogni volta che devo farmi un augurio e non so cosa esprimere penso: ‘Vorrei essere felice’”. 

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

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Margherita Fiengo Pardi
Margherita Fiengo Pardi, 20 anni
La sua normalità non appare scontata al di fuori... “Infatti. Devo dire che nel caso di bambini più piccoli è qualcosa (avere genitori omosessuali, ndr) che si trova di più. Mentre quando sono nata io no: ho altri tre coetanei che conosco che abbiamo la stessa situazione familiare ed eravamo solo noi, eravamo solo quattro. Una persona della mia età magari non conosce nessun altro nella stessa situazione. Quindi sì, appare strano”. Ha tre fratelli più piccoli, tutti maschi. Per loro è più facile essere figli di due mamme? “Per loro di sicuro più che per me. Non direi che siano stati considerati più ‘nella normalità’, però di sicuro si sono vissuti lo scandalo. Quando facevamo le interviste, che io ho iniziato intorno agli 8 anni perché prima le mie madri non volevano, ero la sorella maggiore ed ero io a parlare. Me la sono vissuto abbastanza, sia personalmente sia gli altri intorno, quelli che ‘ho l’amica con due mamme’. Per i miei fratelli non è così, forse anche perché io facevo molto dibattito su questa cosa, l’ho sempre fatto”. E pensare che erano già gli anni Duemila quando lei è nata, eppure una coppia omogenitoriale era una cosa assurda. “E anche che fino a quattro anni fa, quando avevo 16 anni, io ero registrata come figlia di una sola delle mie madri”. Come ha vissuto il fatto di non essere riconosciuta figlia di tutte e due le sue madri, dallo Stato, fino a pochi anni fa? “Ho il doppio cognome da poco. Sono sempre stata molto consapevole, prima ero molto più accanita di adesso. Nel periodo delle medie ero super attiva per la questione, facevo un sacco di interviste. Abbiamo preso il doppio cognome dopo un tot di tempo che comunque andavamo avanti ad appelli. Ho scoperto in vecchie interviste che le mie madri avevano scritto a un tribunale che non aveva mai risposto; loro volevano questo riconoscimento da tempo e comunque lo abbiamo avuto (anche i miei fratelli) solo quando io ho avuto 16 anni, che due anni dopo avrei comunque potuto prenderlo da maggiorenne”.
Famiglia_omogenitoriale
La famiglia di Margherita: la mamme Mary e Francy, i gemelli Raffaele e Giorgio, e il più piccolo, Antonio
La società italiana è, in questo senso, divisa: da una parte c’è apertura verso l’ampliamento dei diritti civili, dall’altra invece c’è chi si ostina a battersi sul fronte opposto (vedi il Ddl Zan e la questione maternità surrogata)… “Io dico: ma non hanno niente di meglio da fare? Quando dico che a 10 anni mi sono sentita dire che io non dovevo nemmeno nascere… Quella roba la capivo, l’ho accusata. Queste persone mi hanno fatto più un danno che qualsiasi altra cosa”.
Margherita e Francesca
Margherita con sua mamma Francesca
A scuola c’è mai stato pregiudizio nei suoi confronti? “Ho passato diverse scuole, alcune molto ‘aperte’ o almeno lo erano le persone che frequentavo; in altre meno, ma non mi sono mai sentita apertamente bullizzata su questa cosa. Anche perché a un ragazzino non gli importa se ho due mamme, piuttosto se ho gli occhiali… Ci sono stati degli ambienti in cui sentivo un po’ la rigidità, però sai cosa? Tutti sono bravi a parlare in astratto, o fare le loro dichiarazioni. Però quando mi hai davanti davvero non hai il coraggio di dirmi nulla. C’erano anche ragazzi in classe che erano un po’ così, rigidi. Ma alla fine è solo una questione di esposizione culturale”. C’è una caratteristica particolare che sente di aver ereditato dalle sue mamme? “Non posso dire il sedere grosso, perché l’ho preso da mia nonna – dice ridendo – e poi non conoscendo l’altra parte genetica mia non posso dire se viene da lì. Idem il seno piccolo. Al di lì dell’aspetto fisico mia madre è golosissima”. Quale delle due? “Hai ragione! Quella che mi ha portata. Quando era incinta di me mangiava tantissimi dolci, io sono nata che ero praticamente diabetica, ero gonfia come una palla. Quindi grazie mamma – ironizza –. Però c’è da dire che hanno anche il merito di aver smesso di fumare entrambe appena Mary è rimasta incinta”.

Ci racconta un episodio che le riguarda a cui è particolarmente affezionata? “Il loro matrimonio. È stato stupendo perché siamo andati a Barcellona (non si potevano sposare in Italia) e le mie madri non si aspettavano che venisse tutta quella gente. E invece sono venuti proprio tutti. Mi ricordo che ero stra-esaltata del mio vestito per la cerimonia, bellissimo. C’era anche la televisione, era lo scoop dell’anno”.

Margherita e Maria Silvia
Margherita con sua mamma Maria Silvia
Entrambe hanno portato avanti almeno una gravidanza. “Sì. Io e i gemelli che sono arrivati subito dopo di me siamo nati dalla stessa madre e abbiamo lo stesso donatore, perché in Olanda si possono fare massimo due donazioni. Poi anche l’altra nostra madre ha provato a rimanere incinta in Danimarca, ma dopo un aborto spontaneo per avere il mio ultimo fratello hanno usato un embrione già fecondato”. Che rapporto ha coi suoi fratelli? “Io sono l’artista, i gemelli sono i politici mentre il più piccolo è tipo un santo, è serissimo, va bene a scuola, lo amano tutte, è super intelligente…È una persona strana, per questo è il più normale tra di noi”. E con il resto dei familiari come va? “Al momento è un bellissimo rapporto. Credo che all’inizio i miei nonni non avessero preso bene l’omosessualità delle mie madri, alla fine erano gli anni ’80. E malgrado siano bravissime persone, io lo capisco. Però quando sono nata sono tutti impazziti di gioia, anche perché io sono la prima nipote in assoluto. Facevano tipo i turni per stare con me”. Sfatiamo un ‘mito’: lei ha solo amici omosessuali? E soprattutto, da una coppia lesbica, nasce una figlia lesbica? “Pensa tu, ho un sacco di amici che non sono omosessuali e nemmeno io lo sono – afferma con ironia –. Mi sa che qualcosa è andato storto. Io ci scherzo continuamente su questa cosa. Devo dire che con la storia delle due mamme comunque ho attirato diverse persone Lgbtq+, ma non ho solo quegli amici! Qualcuna c’ha provato con me, ho avuto qualche intrallazzo con ragazze ma penso che su questa cosa abbia influito l’insegnamento libertario delle mie madri: fai quello che ti piace. Questi alla fine sono affari miei, non del governo, non del Papa”.
Famiglia Fiengo Pardi
La famiglia Fiengo Pardi al completo
Farà un regalo alle sue mamme per la loro Festa? “In realtà non sapevo che domenica fosse la Festa della Mamma, cioè da piccola a scuola facevamo i lavoretti per l’occasione, ma ora ci sono troppe feste da ricordare – dice ridendo –. Di solito faccio loro gli auguri per la festa del Papà, per scherzare. Possiamo scrivere che farò una mega torta, spenderò tutti i miei risparmi della paghetta per ringraziarle di avermi partorito?”, ride.

Prima di chiudere, ci rivela un suo desiderio? “Per me – e non me la voglio tirare – vorrei essere presa al Centro sperimentale (di cinematografia, ndr) e continuare a fare film in modo serio. Vorrei trovarmi un lavoro. E vorrei anche trovare l’amore, insomma stare con qualcuno intanto e magari non fra qualche anno – ride –. La mia filosofia è di vivere al momento, non saprei cosa augurarmi. Mia madre mi diceva che quando era piccola, guardando le stelle cadenti chiedeva di essere ‘bella bella e bionda bionda’; poi a un certo punto ha deciso che non le interessava di essere ‘bella bella’ ma felice. Quindi io ogni volta che devo farmi un augurio e non so cosa esprimere penso: ‘Vorrei essere felice’”. 

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