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Home » HP Trio » Emanuela Mascherini, lo sguardo femminile e l’impronta delle donne del cinema

Emanuela Mascherini, lo sguardo femminile e l’impronta delle donne del cinema

Direttrice, con Stefano Amadio, di CinemAtelier a Poggio a Caiano, l'attrice, sceneggiatrice e regista spiega l'importanza di portare un festival del genere in un territorio periferico

Giovanni Bogani
22 Novembre 2022
Emanuela Mascherini

Emanuela Mascherini

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“Seguo Luce! con molta attenzione, e mi sembra che svolga un lavoro preziosissimo per la valorizzazione delle tematiche femminili. Non soltanto quelle. È tutto il suo sguardo verso il mondo – un mondo di inclusività, pari opportunità, rispetto dell’altro – che mi sembra importante per costruire un futuro migliore. Che è quello che cerchiamo di fare, anche con il nostro piccolo festival”. Attrice, sceneggiatrice, scrittrice, regista. E adesso anche direttrice di un festival cinematografico. Emanuela Mascherini è instancabile, insegue sempre la sua voglia di fare, di comunicare, di creare bellezza, scambi, cultura.

Il festival che Emanuela ha ideato e che dirige, insieme a Stefano Amadio – direttore di cinema italiano.info, il più grande data base sul cinema italiano – si chiama CineAtelier. È frutto di un atto di coraggio, di una scommessa duplice. Emanuela ha scelto di far nascere e vivere il suo festival a Poggio a Caiano (Prato), in un territorio periferico rispetto ai grandi percorsi del cinema e dei festival. E ha deciso di portare una grande attenzione al cinema delle donne. CineAtelier ha vissuto le sue due giornate di proiezioni, incontri, seminari al cinema Ambra di Poggio a Caiano, sabato 19 e domenica 20 novembre. Le donne, lo sguardo “al femminile” verso la realtà è stato protagonista. Ma soprattutto, la prima donna chiamata in causa è lei, Emanuela.

Emanuela Mascherini dirige con Stefano Amadio CinamAtelier

Come è nata l’idea del festival?
“Volevo portare il cinema, e la discussione sui film, nei luoghi dove sono nata e cresciuta. Io poi sono andata a studiare cinema a Roma, vivo tuttora fra Roma e Firenze. Ma vorrei che chi nasce e cresce in questi comuni, dove c’è una sola sala cinematografica per sette comuni, potesse trovare anche qui un luogo di incontro, di confronto. Che non si sentisse obbligato a scappare via, lontano. È una piccola cosa, questo festival. Ma mi sembrava importante”.

C’è una particolare attenzione verso lo sguardo portato dalle donne al cinema. In quali film?
“Sono molto felice di avere nel programma il film ‘Palazzo di giustizia’ di Chiara Bellosi, presentato al festival di Berlino e candidato a due Nastri d’argento. Sabato 19 è stata la volta di ‘Palazzo di giustizia’,  una storia di micro resilienza al femminile. Nel programma c’era anche una selezione dei lavori della scuola di cinema ‘Anna Magnani’ di Prato, con due opere di registe donne”.

C’è anche un premio dedicato allo sguardo femminile nel cinema…
“Sì, il gruppo ‘Mujeres nel cinema’ premia le due opere che meglio rappresentano l’identità femminile”.

Con i ragazzi delle scuole come avete lavorato?
“Abbiamo tenuto un laboratorio di cinema con i ragazzi della scuola media Filippo Mazzei, grazie al quale sono stati prodotti otto cortometraggi. È stato importante avvicinare i ragazzi alla realizzazione pratica delle loro idee di racconto cinematografico”.

Le proiezioni sono ad ingresso libero?
“Sì, fino a esaurimento posti, con proiezioni e incontri dalle 15 alle 21. Dobbiamo molto al sostegno del comune di Poggio a Caiano, che rende possibile materialmente questa rassegna, oltre a CNA Toscana, a Fondazione sistema toscana e ad Audiovisivo Toscana Centro”.

C’è stato anche un premio ad un attore pugliese di origine, toscano di adozione…
“Nicola Rignanese, che è protagonista sia di ‘Palazzo di giustizia’ di Chiara Bellosi, sia di ‘Margini’, di Niccolò Falsetti e Francesco Turbanti, film che era a Venezia alla Settimana della critica e che siamo molto orgogliosi di presentare. C’è stato, infine, un incontro fra gli studenti e Theo Putzu sul cinema di animazione a passo uno, la stessa tecnica usata da Guillermo del Toro nel suo ‘Pinocchio‘ fra poco nelle sale”.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
"Seguo Luce! con molta attenzione, e mi sembra che svolga un lavoro preziosissimo per la valorizzazione delle tematiche femminili. Non soltanto quelle. È tutto il suo sguardo verso il mondo – un mondo di inclusività, pari opportunità, rispetto dell’altro – che mi sembra importante per costruire un futuro migliore. Che è quello che cerchiamo di fare, anche con il nostro piccolo festival". Attrice, sceneggiatrice, scrittrice, regista. E adesso anche direttrice di un festival cinematografico. Emanuela Mascherini è instancabile, insegue sempre la sua voglia di fare, di comunicare, di creare bellezza, scambi, cultura. Il festival che Emanuela ha ideato e che dirige, insieme a Stefano Amadio – direttore di cinema italiano.info, il più grande data base sul cinema italiano – si chiama CineAtelier. È frutto di un atto di coraggio, di una scommessa duplice. Emanuela ha scelto di far nascere e vivere il suo festival a Poggio a Caiano (Prato), in un territorio periferico rispetto ai grandi percorsi del cinema e dei festival. E ha deciso di portare una grande attenzione al cinema delle donne. CineAtelier ha vissuto le sue due giornate di proiezioni, incontri, seminari al cinema Ambra di Poggio a Caiano, sabato 19 e domenica 20 novembre. Le donne, lo sguardo "al femminile" verso la realtà è stato protagonista. Ma soprattutto, la prima donna chiamata in causa è lei, Emanuela.
Emanuela Mascherini dirige con Stefano Amadio CinamAtelier
Come è nata l’idea del festival? "Volevo portare il cinema, e la discussione sui film, nei luoghi dove sono nata e cresciuta. Io poi sono andata a studiare cinema a Roma, vivo tuttora fra Roma e Firenze. Ma vorrei che chi nasce e cresce in questi comuni, dove c’è una sola sala cinematografica per sette comuni, potesse trovare anche qui un luogo di incontro, di confronto. Che non si sentisse obbligato a scappare via, lontano. È una piccola cosa, questo festival. Ma mi sembrava importante". C’è una particolare attenzione verso lo sguardo portato dalle donne al cinema. In quali film? "Sono molto felice di avere nel programma il film ‘Palazzo di giustizia’ di Chiara Bellosi, presentato al festival di Berlino e candidato a due Nastri d’argento. Sabato 19 è stata la volta di ‘Palazzo di giustizia',  una storia di micro resilienza al femminile. Nel programma c’era anche una selezione dei lavori della scuola di cinema ‘Anna Magnani’ di Prato, con due opere di registe donne". C’è anche un premio dedicato allo sguardo femminile nel cinema… "Sì, il gruppo ‘Mujeres nel cinema’ premia le due opere che meglio rappresentano l’identità femminile". Con i ragazzi delle scuole come avete lavorato? "Abbiamo tenuto un laboratorio di cinema con i ragazzi della scuola media Filippo Mazzei, grazie al quale sono stati prodotti otto cortometraggi. È stato importante avvicinare i ragazzi alla realizzazione pratica delle loro idee di racconto cinematografico". Le proiezioni sono ad ingresso libero? "Sì, fino a esaurimento posti, con proiezioni e incontri dalle 15 alle 21. Dobbiamo molto al sostegno del comune di Poggio a Caiano, che rende possibile materialmente questa rassegna, oltre a CNA Toscana, a Fondazione sistema toscana e ad Audiovisivo Toscana Centro". C'è stato anche un premio ad un attore pugliese di origine, toscano di adozione… "Nicola Rignanese, che è protagonista sia di ‘Palazzo di giustizia’ di Chiara Bellosi, sia di ‘Margini’, di Niccolò Falsetti e Francesco Turbanti, film che era a Venezia alla Settimana della critica e che siamo molto orgogliosi di presentare. C'è stato, infine, un incontro fra gli studenti e Theo Putzu sul cinema di animazione a passo uno, la stessa tecnica usata da Guillermo del Toro nel suo 'Pinocchio' fra poco nelle sale".
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