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Home » HP Trio » Generazione X vs Millennial, cosa cercano le donne nel mondo del lavoro. Al primo posto c’è sempre la carriera

Generazione X vs Millennial, cosa cercano le donne nel mondo del lavoro. Al primo posto c’è sempre la carriera

L'indagine condotta da Kearney mette a confronto due generazioni. In media, coloro che sono nate tra il 1965 e il 1990 si sentono per lo più insoddisfatte, ma anche pronte a cambiare

Lisa Ciardi
7 Aprile 2022
Marina Catino, partner di Kearney

Marina Catino, partner di Kearney

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Che siano appena entrate nel mondo del lavoro oppure già da tempo operative nelle aziende, le donne guardano con sempre meno interesse al part-time, puntando invece sull’avanzamento di carriera, anche a costo di cambiare settore. Il dato emerge dall’indagine condotta da Kearney, società di consulenza strategica, in occasione dell’International Women’s Day (Iwd). Obiettivo: mettere a confronto due generazioni, la cosiddetta generazione X (nate tra 1965 e il 1980) e le Millennial (nate fra il 1981 e il 1997). Un modo per conoscere meglio le aspettative delle donne e il profilo della “Modern Working Woman”, ma anche capire se l’offerta sia davvero in linea con la domanda.

Baby Boomers, Gen X, Millennials. Quali sono le differenze tra generazioni (Fonte: Kearney)

Generazione X, insoddisfatte ma pronte a cambiare 

Chi è già da un po’ sul mercato del lavoro, ovvero le donne della generazione X, si aspetta una crescita di ruolo all’interno della propria azienda (20%) guardando a nuove possibilità di carriera, anche fuori dal proprio settore (23%). D’altronde cambiare diventa una buona opzione, visto che la soddisfazione per la posizione del momento non è comune: a fronte del 22% di donne che si dichiarano appagate dal proprio ruolo, la metà circa delle intervistate è scoraggiata e non esclude altre soluzioni.

Millennial, no al part-time. Meglio la carriera

Per le Millennial l’aspettativa e la voglia di fare carriera sono ancora più rilevanti (34%) e, anche in questo caso, per raggiungere il traguardo, le donne sono disposte a guardare altrove (27%). L’insoddisfazione per il presente resta un tratto comune e, anzi, ancora più forte di quanto già emerso con la generazione X: solo il 9% delle intervistate si ritiene soddisfatto del ruolo che ricopre. Su un dato però Millennial e generazione X concordano: entrambe non intendono puntare sul part-time, che rappresenta un’occasione solo per il 3,5%.

Per le Millennial il part-time non rappresenta un’occasione. Una su tre punta sulla carriera

Formazione e sviluppo delle competenze, cosa fare per migliorare

Cosa potrebbe, secondo le intervistate, migliorare la situazione? Per entrambe le generazioni (23%) al primo posto c’è la formazione. Un programma costante in questo ambito è ritenuto essenziale per la carriera, così come un piano chiaro di avanzamento condiviso dalla propria azienda (Gen X 14%; Millennial 18%) e opportunità di sviluppo delle competenze (Gen X 17%; Millennial 15%). Per le più giovani il riconoscimento economico ha un peso maggiore (17% contro il 12%), come la presenza di programmi di mentorship (13%). La Gen X punta sul reskilling delle competenze (14%), in particolare quelle Stem (le discipline scientifico-tecnologiche) o legate al mondo Esg (governance ambientale, sociale e aziendale).

Piccole e grandi aziende, le differenze

Secondo l’indagine condotta da Kearney, il 44% delle dipendenti di piccole e medie realtà ritiene soddisfacente l’impegno avviato dall’azienda sulla strategia di diversity e inclusione, mentre fra le donne dei grandi gruppi il grado di soddisfazione scende al 34%. Passando dalla percezione ai fatti, nelle Pmi solo il 23% del campione sostiene che le aziende abbiano target chiari. La percentuale cresce però insieme alla dimensione: 39% nelle piccole aziende, 60% nelle realtà intermedie e 78% nelle multinazionali. Guardando alle società che hanno già attivato un percorso di inclusione, l’impatto percepito dalle donne risulta tuttavia consistente, con una media più alta per le grandi (superiore al 51%) ma positiva anche per le piccole (41% di consensi).

Dalla finanza alla sanità, differenze per settore

Le donne che lavorano nelle realtà “professional service” sono le più ottimiste sulle politiche di inclusione intraprese (50%); seguono il settore legale (44%) e manifatturiero (38%). Spiccano per target chiari gli uffici legali (81%) e la finanza (54%) mentre in fondo alla classifica, in ordine, troviamo sanità e istruzione che, rispettivamente per il 56% e il 29% delle donne interpellate, non hanno obbiettivi strategici ben definiti. Guardando alle opportunità di crescita, al primo posto spicca l’industria del business services (79%), seguita da marketing, vendite (72%) e It – innovation technology (55%).

Marina Catino, partner di Kearney: “Avere la consapevolezza permette di capire come procedere”

Marina Catino: “Conoscere per capire come procedere”

“Alla domanda ‘quanto ti senti supportata nel percorso di carriera?’ il quadro risulta piuttosto variegato – spiega Marina Catino, partner Kearney -. Se in generale quasi la metà delle donne ritiene di avere il giusto supporto alle proprie aspirazioni, questa percentuale scende a una su tre parlando di Millennial o Gen X, cioè di coloro che hanno più probabilità di doversi destreggiare tra carriera e altre responsabilità e impegni. Ne abbiamo parlato con testimoni d’eccellenza dell’industria italiana e per tutti è evidente la necessità di partire dall’ascolto. Avere la consapevolezza permette di capire come procedere. Come ha ricordato l’onorevole Gribaudo, prima firmataria della legge sulla parità salariale, il tema della misurazione è essenziale anche per valutare le misure che vengono attuate”.

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  • Passa anche da un semplice tasto la possibilità per una donna, vittima di stalking, di salvarsi da chi vuole farle del male. Il tasto di uno smartwatch che, una volta premuto, lancia un’immediata richiesta di aiuto alle forze di polizia. E grazie a questo orologio, Marta (il nome è di fantasia) potrà ora vedere la sua vita cambiata in meglio. La donna aveva smesso di vivere, a causa della relazione asfissiante e malata con il suo ex marito violento che aveva promesso di sfregiarla con l’acido e poi ucciderla e seppelire il suo corpo in un terreno. Ma venerdì scorso a Marta è stato consegnato il primo di 45 smartwatch che saranno distribuiti ad altrettante vittime. L’orologio è collegato con la centrale operativa del comando provinciale dei carabinieri di Napoli: appena arriva l’Sos, la vittima viene geolocalizzata e arrivano i soccorsi.

E così Marta ha ripreso la sua vita interrotta per paura dell’ex e delle sue minacce. «Posso uscire più serena e tranquilla dopo mesi e mesi trascorsi rintanata in casa. Grazie a questo orologio mi sento protetta. È vero, devo rinunciare alla mia privacy, ma è un prezzo che sono disposta a pagare.»

Lo scorso 30 novembre i carabinieri del Comando provinciale di Napoli, la sezione fasce deboli della Procura partenopea coordinata dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone, la Fondazione Vodafone Italia e la Soroptimist international club Napoli hanno annunciato l’avvio del progetto pilota "Mobile Angel", che prevede, appunto, la consegna di questo orologio salvavita alle vittime di maltrattamenti. Il progetto è stato esteso anche alle città di Milano e Torino. Lo smartwatch affidato a Marta è il primo nel Sud Italia. Il mobile angel, spiegano i Carabinieri, rientra in un progetto ad ampio respiro che ha come punto focale le vittime di violenza. Un contesto di tutela all’interno del quale è stata istituita anche la "stanza tutta per sé", un ambiente dove chi ha subìto vessazioni può sentirsi a suo agio nel raccontare il proprio vissuto. 

#lucenews #lucelanazione #mobileangel #napoli
  • Se nei giorni scorsi l’assessore al Welfare del Comune di Napoli, papà single di Alba, bambina affetta da Sindrome di Down, aveva ri-scritto pubblicamente alla premier Giorgia Meloni per avere un confronto sull’idea di famiglia e sul tema delle adozioni, stavolta commenta quanto sta accadendo in Italia in relazione ai diritti dei figli delle famiglie arcobaleno. 

Ricordiamo, infatti, che lo scorso 12 marzo il Governo ha ordinato, in merito ad una richiesta pervenuta al Comune di Milano di una coppia dello stesso sesso, lo stop a procedere alla registrazione del loro figlio appena nato e impedendo, di fatto, la creazione di una famiglia omogenitoriale. Il veto della destra compatta boccia il certificato europeo di filiazione che propone agli Stati membri di garantire ai genitori residenti in Unione Europea il diritto ad essere riconosciuti come madri e padri dei propri figli nello stesso modo in tutti i Paesi Ue.

“In tutta Europa i figli di coppie gay avranno il riconoscimento degli stessi diritti degli altri bambini. In Italia il Senato, trascinato da Fratelli d’Italia, fortemente contrario, ha appena bocciato la proposta – dice Trapanese in un lungo post sulla sua pagina Instagram -. Quindi, i figli delle coppie omosessuali non sono, per il nostro Paese, figli come gli altri. Questo hanno deciso e detto chiaramente”. Così facendo, “resteranno bambini privi di tutele complete, i cui genitori dovranno affrontare battaglie giudiziarie, sfiniti da tempi lunghissimi, solo perché il loro bimbo venga considerato semplicemente un figlio”. 

Trapanese attacca chiaramente questa decisione: “L’Italia è l’unico paese europeo con un governo che lavora per togliere diritti invece che per aggiungerli. Se la prende con bambini che esistono e vivono la loro quotidianità serenamente in famiglie piene d’amore, desiderati sopra ogni cosa, ma considerati in Italia figli di un dio minore”. Per Trapanese “stiamo continuando a parlare di ciò che dovrebbe essere semplicemente attuato. I diritti non si discutono, si riconoscono e basta. Ma come fate a non rendervene conto?”.

#lucenews #diritti #coppieomogenitoriali
  • Il nuovo progetto presentato dal governatore Viktor Laiskodat a Kupang, in Indonesia, prevede l’entrata degli alunni a scuola alle 5.30 del mattino. Secondo l’alto funzionario il provvedimento servirebbe per rafforzare la disciplina dei bambini.

Solitamente nelle scuole del Paese le lezioni iniziavano tra le 7 e le 8 del mattino: anticipando l’orario d’ingresso i bambini sono apparsi esausti quando tornano a casa. La madre di una 16enne, infatti, è molto preoccupata da questa nuova iniziativa: “È estremamente difficile, ora devono uscire di casa mentre è ancora buio pesto. Non posso accettarlo. La loro sicurezza non è garantita quando è ancora notte. Inoltre mia figlia, ogni volta che arriva a casa, è esausta e si addormenta immediatamente.”

Sulla vicenda è intervenuto anche Marsel Robot, esperto di istruzione dell’Università di Nusa Cendana, che ha spiegato come a lungo termine la privazione del sonno potrebbe mettere in pericolo la salute degli studenti e causare un cambiamento nei loro comportamenti: “Non c’è alcuna correlazione con lo sforzo per migliorare la qualità dell’istruzione. Gli studenti dormiranno solo per poche ore e questo è un grave rischio per la loro salute. Inoltre, questo causerà loro stress e sfogheranno la loro tensione in attività magari incontrollabili”. Anche il Ministero per l’emancipazione delle donne e la Commissione indonesiana per la protezione dei minori hanno espresso richieste di revisione della politica. Il cambiamento delle regole di Kupang è stato anche contestato dai legislatori locali, che hanno chiesto al governo di annullare quella che hanno definito una politica infondata.

Tuttavia il governo centrale ha mantenuto il suo esperimento rincarando la dose ed estendendolo anche all’agenzia di istruzione locale, dove anche i dipendenti pubblici ora inizieranno la loro giornata alle 5.30 del mattino.

#lucenews #lucelanazione #indonesia #scuola
  • Quante ore dormi? È difficile addormentarsi? Ti svegli al minimo rumore o al mattino rimandi tutte le sveglie per dormire un po’ di più? Soffri d’insonnia?

Sono circa 13,4 milioni gli italiani che soffrono di insonnia, secondo le ultime rilevazioni di Aims - l
Che siano appena entrate nel mondo del lavoro oppure già da tempo operative nelle aziende, le donne guardano con sempre meno interesse al part-time, puntando invece sull’avanzamento di carriera, anche a costo di cambiare settore. Il dato emerge dall’indagine condotta da Kearney, società di consulenza strategica, in occasione dell’International Women’s Day (Iwd). Obiettivo: mettere a confronto due generazioni, la cosiddetta generazione X (nate tra 1965 e il 1980) e le Millennial (nate fra il 1981 e il 1997). Un modo per conoscere meglio le aspettative delle donne e il profilo della “Modern Working Woman”, ma anche capire se l’offerta sia davvero in linea con la domanda.
Baby Boomers, Gen X, Millennials. Quali sono le differenze tra generazioni (Fonte: Kearney)

Generazione X, insoddisfatte ma pronte a cambiare 

Chi è già da un po’ sul mercato del lavoro, ovvero le donne della generazione X, si aspetta una crescita di ruolo all’interno della propria azienda (20%) guardando a nuove possibilità di carriera, anche fuori dal proprio settore (23%). D’altronde cambiare diventa una buona opzione, visto che la soddisfazione per la posizione del momento non è comune: a fronte del 22% di donne che si dichiarano appagate dal proprio ruolo, la metà circa delle intervistate è scoraggiata e non esclude altre soluzioni.

Millennial, no al part-time. Meglio la carriera

Per le Millennial l’aspettativa e la voglia di fare carriera sono ancora più rilevanti (34%) e, anche in questo caso, per raggiungere il traguardo, le donne sono disposte a guardare altrove (27%). L’insoddisfazione per il presente resta un tratto comune e, anzi, ancora più forte di quanto già emerso con la generazione X: solo il 9% delle intervistate si ritiene soddisfatto del ruolo che ricopre. Su un dato però Millennial e generazione X concordano: entrambe non intendono puntare sul part-time, che rappresenta un’occasione solo per il 3,5%.
Per le Millennial il part-time non rappresenta un'occasione. Una su tre punta sulla carriera

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Cosa potrebbe, secondo le intervistate, migliorare la situazione? Per entrambe le generazioni (23%) al primo posto c’è la formazione. Un programma costante in questo ambito è ritenuto essenziale per la carriera, così come un piano chiaro di avanzamento condiviso dalla propria azienda (Gen X 14%; Millennial 18%) e opportunità di sviluppo delle competenze (Gen X 17%; Millennial 15%). Per le più giovani il riconoscimento economico ha un peso maggiore (17% contro il 12%), come la presenza di programmi di mentorship (13%). La Gen X punta sul reskilling delle competenze (14%), in particolare quelle Stem (le discipline scientifico-tecnologiche) o legate al mondo Esg (governance ambientale, sociale e aziendale).

Piccole e grandi aziende, le differenze

Secondo l’indagine condotta da Kearney, il 44% delle dipendenti di piccole e medie realtà ritiene soddisfacente l’impegno avviato dall’azienda sulla strategia di diversity e inclusione, mentre fra le donne dei grandi gruppi il grado di soddisfazione scende al 34%. Passando dalla percezione ai fatti, nelle Pmi solo il 23% del campione sostiene che le aziende abbiano target chiari. La percentuale cresce però insieme alla dimensione: 39% nelle piccole aziende, 60% nelle realtà intermedie e 78% nelle multinazionali. Guardando alle società che hanno già attivato un percorso di inclusione, l’impatto percepito dalle donne risulta tuttavia consistente, con una media più alta per le grandi (superiore al 51%) ma positiva anche per le piccole (41% di consensi).

Dalla finanza alla sanità, differenze per settore

Le donne che lavorano nelle realtà “professional service” sono le più ottimiste sulle politiche di inclusione intraprese (50%); seguono il settore legale (44%) e manifatturiero (38%). Spiccano per target chiari gli uffici legali (81%) e la finanza (54%) mentre in fondo alla classifica, in ordine, troviamo sanità e istruzione che, rispettivamente per il 56% e il 29% delle donne interpellate, non hanno obbiettivi strategici ben definiti. Guardando alle opportunità di crescita, al primo posto spicca l’industria del business services (79%), seguita da marketing, vendite (72%) e It - innovation technology (55%).
Marina Catino, partner di Kearney: "Avere la consapevolezza permette di capire come procedere"

Marina Catino: "Conoscere per capire come procedere"

"Alla domanda 'quanto ti senti supportata nel percorso di carriera?' il quadro risulta piuttosto variegato – spiega Marina Catino, partner Kearney -. Se in generale quasi la metà delle donne ritiene di avere il giusto supporto alle proprie aspirazioni, questa percentuale scende a una su tre parlando di Millennial o Gen X, cioè di coloro che hanno più probabilità di doversi destreggiare tra carriera e altre responsabilità e impegni. Ne abbiamo parlato con testimoni d’eccellenza dell’industria italiana e per tutti è evidente la necessità di partire dall’ascolto. Avere la consapevolezza permette di capire come procedere. Come ha ricordato l’onorevole Gribaudo, prima firmataria della legge sulla parità salariale, il tema della misurazione è essenziale anche per valutare le misure che vengono attuate".
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