A 4 settimane le aree di visione del cervello dei neonati "già simili a quelle dell'adulto"

La nuova scoperta delle ricercatrici di Università di Pisa, Irccs Fondazione Stella Maris e Università San Raffaella pubblicata sul "Journal of Neuroscience"

di MAURIZIO COSTANZO -
14 aprile 2023
Le ricercatrici Biagi, Tosetti, Morrone e Crespi

Le ricercatrici Biagi, Tosetti, Morrone e Crespi

Era iniziata 15 anni fa la ricerca scientifica sull'evoluzione delle aree cerebrali coinvolte nella visione nei neonati. Che ha portato a un risultato straordinario, rivelando che le aree del cervello di un bimbo appena nato che presiedono all'analisi della visione del movimento, sono simili a quelle dell'adulto e già mature ad appena quattro settimane di vita. Fino a questo momento si credeva, infatti, che queste aree cerebrali si sviluppassero successivamente, in virtù delle interazioni che il neonato ha con il mondo esterno. Ma lo studio, che ha abbassato ulteriormente il loro limite di età di sviluppo, ha dimostrato che non è così. Una scoperta non da poco, che avrà ricadute pratiche per i piccoli pazienti: apre, infatti, le porte a importanti ricadute cliniche sul trattamento riabilitativo precoce per i disturbi dello sviluppo neurologico. A questo risultato è giunto un gruppo di ricerca tutto al femminile. Lo studio, intitolato "Development of Bold Response to Motion in Human Infants", e appena pubblicato sul "Journal of Neuroscience", prestigiosa rivista internazionale, è stato condotto da un team tutto in rosa di ricercatrici italiane, coordinato dalla professoressa Maria Concetta Morrone del Dipartimento di ricerca traslazionale e nuove tecnologie in medicina e chirurgia dell'università di Pisa. Ne hanno fatto parte le dottoresse Laura Biagi, Michela Tosetti del Laboratorio di fisica medica e risonanza magnetica dell'Irccs Stella Maris di Pisa, e Sofia Allegra Crespi del Dipartimento di psicologia dell'università Vita-Salute San Raffaele di Milano).
Le ricercatrici

Le ricercatrici

Il progetto di ricerca

Era il 2008 quando la ricerca prese il via, dopo sette anni arrivarono i primi risultati. È del 2015 la prima pubblicazione su "Plos Biology": era la prima volta che veniva dimostrato che, già a 7 settimane di vita, le aree cerebrali della visione erano già formate e simili a quelle di una persona adulta. Con ciò sono state anche prodotte le prime mappe della funzione corticale visiva dei neonati. Ma il team di ricerca non si è fermato, e ha pensato bene di rivolgere le sue attenzioni su neonati ancora più piccoli, estendendo i propri studi a bimbi che erano nati da appena 4 settimane. Attraverso la risonanza magnetica funzionale il team di ricercatrici è riuscito a registrare l'attività cerebrale dei neonati mentre osservavano stimoli visivi. È stata una bella sfida la gestione di bimbi così piccoli, che per la buona riuscita dello studio andavano mantenuti svegli, collaborativi e attivamente impegnati nell’osservazione degli stimoli visivi, in un ambiente come quello della Risonanza magnetica che non è certo tra i più facili. La mamma è stata sempre vicina ai piccoli, che rassicurati dalla presenza e dal suo contatto, sono riusciti a seguire con lo sguardo dei punti luminosi su uno schermo, che si muovevano a volte con traiettorie coerenti e altre volte in modo casuale.

Già a quattro settimane di vita, le aree del cervello del neonato che presiedono all'analisi della visione del movimento sono mature e simili a quelle dell'adulto

I risultati

I risultati dello studio hanno dimostrato che anche i bambini di 4 settimane di età, proprio come riscontrato nei neonati più grandi e negli adulti, mostrano in un'ampia rete di aree cerebrali - comprese quelle associate alla percezione del corpo e al sistema vestibolare - maggiori risposte al movimento coerente rispetto a quello casuale. Nella ricerca sono stati inclusi circa 20 bambini, di cui 12 pubblicati nel primo lavoro e altri 8 neonati coinvolti in questa seconda ricerca cha si è focalizzata sui bimbi più piccoli. Le ricercatrici sono riuscite a dimostrare che anche in questa età molto precoce, le principali aree corticali associative deputate alla percezione del movimento sono delineate e rispondono a stimoli visivi di movimento.

Gli sviluppi pratici della ricerca

Questo studio non si ferma sulla carta, ma apre la strada a concrete applicazioni in ambito medico, sia diagnostiche che terapeutiche. "Comprendere la parcellizzazione delle aree cerebrali nei neonati e come queste maturino nelle prime settimane di vita – spiega il team di ricerca tutto al femminile - ha importanti implicazioni cliniche. Per esempio, può aiutare a prevedere le conseguenze di un danno perinatale e il suo esito, nonché a guidare i medici verso nuovi approcci riabilitativi più specifici ed efficaci se realizzati durante determinate finestre temporali dello sviluppo".