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“Basta criticare la mobilità elettrica: in Italia è già sostenibile”. L’appello del professor Bardi

Docente all’Università di Firenze e membro del Club di Roma smonta una ad una le criticità avanzate dagli italiani, troppo condizionati dalle campagne propagandistiche denigratorie

di DOMENICO GUARINO -
11 marzo 2024
Il professor Bardi

Il professor Bardi

Pochi temi come la mobilità elettrica sono in Italia così divisivi. C’è chi ne decanta la magnifiche e progressive sorti, e chi invece ritiene che sia una chimera destinata a sgonfiarsi con la fine degli incentivi. Per alcuni è una svolta necessaria e conveniente, tanto per gli uomini quanto per l’ambiente, e chi invece ne esalta i problemi ritenendo che non rappresenterà mai una soluzione praticabile, anche perché eccessivamente costosa.

Per capirne di più abbiamo intervistato il professor Ugo Bardi, docente all’Università di Firenze e membro del Club di Roma, che da anni si occupa di risorse, ambiente, energia e trasporti, in collaborazione con l’Associazione per lo studio del picco del petrolio (Aspo), e che è appena uscito con il suo ultimo libro dedicato appunto a questi temi: “Il futuro del trasporto. Come la mobilità elettrica cambierà la nostra vita”, pubblicato per Luce edizioni. 

Ugo Bardi
Ugo Bardi

Professore non c'è, dunque, alternativa alla mobilità elettrica: perché?

“Non è tanto una questione di alternativa quanto dell’evoluzione in atto nella tecnologia del trasporto. Il motore termico sta concludendo la sua traiettoria che era iniziata circa un secolo fa. A questo punto non è più accettabile, in quanto troppo inefficiente e troppo inquinante. La trazione elettrica si sta imponendo come una soluzione praticabile e che si integra bene con altri fattori emergenti, come l’intelligenza artificiale e l’energia rinnovabile. Altre tecnologie che sono state proposte, come gli e-fuel o l’idrogeno, sono troppo costose e troppo inquinanti per competere”.

In Italia le auto elettriche, per quanto in crescita come numero, non sembrano riuscire a bucare il mercato come accade in altri Paesi. Come mai?

“L’Italia è un Paese particolare per tante ragioni, una è che sembra che la popolazione sia più sensibile alle campagne propagandistiche che in altri Stati. Di certo nell’ultimo anno abbiamo visto un fuoco mediatico di denigrazione contro le auto elettriche che è stato tanto intenso da poterlo definire ossessivo. È comprensibile che i potenziali utenti dei veicoli elettrici ne siano rimasti frastornati. O forse è perché l’Italia è l’unico Paese al mondo a forma di stivale? Chissà”.

Cosa si sente di dire a chi oppone dubbi sulla ‘sostenibilità’ della mobilità elettrica in termini di fonti di approvvigionamento?

“È uno dei trucchi più comuni della propaganda di trasformare in difetti i vantaggi della cosa che si vuole denigrare. Qui l’approvvigionamento è proprio uno dei vantaggi fondamentali della trazione elettrica. Mentre per i carburanti dipendiamo quasi al 90% dalle importazioni dall’estero, per la produzione di elettricità siamo a oltre il 40% di produzione nazionale da fonti rinnovabili, in rapida crescita. Quindi, passando alla mobilità elettrica, ci liberiamo dal peso di dover pagare per le importazioni di petrolio, come pure dai vari ricatti geopolitici che derivano da questa dipendenza”.

E a chi contesta l'inadeguatezza della rete di ricarica?

“La rete di ricarica per veicoli elettrici in Italia è a un buon livello in confronto con gli altri Paesi. Siamo già a oltre 50.000 colonnine pubbliche, e il loro numero è in rapida crescita. Va detto che certe regioni al sud sono ancora poco servite, e molte colonnine sono ancora vecchi modelli a bassa potenza. Ma, nel complesso, chi si sposta con mezzi elettrici non trova normalmente problemi a ricaricare. Nel futuro, la situazione è destinata a migliorare ulteriormente”.

Anche sullo smaltimento delle batterie molti si dichiarano scettici: come risponde?

“Un altro problema dove la propaganda trasforma i vantaggi in svantaggi. Le batterie non devono essere ‘smaltite’, si possono e si devono riciclare. Le vecchie batterie al piombo sono un esempio di quello che si può fare: si riciclano a oltre il 90% e non portano nessun problema di smaltimento. Per quanto riguarda l’ultima generazione di batterie, quelle al litio, al momento il flusso di batterie da riciclare è ancora piccolo, per cui l’infrastruttura di riciclo sta venendo creata adesso. Ma non c’è dubbio che queste batterie possono essere riciclate senza problemi, recuperando tutti i materiali che contengono e rimettendoli nel ciclo produttivo”.

Ovviamente, a parte la questione della mobilità privata e pubblica su gomma, c'è il tema degli aerei e quello delle navi, tra le altre cose, o dei Tir. Lei pensa che a breve possa esserci una rivoluzione anche in questi campi?

“Stiamo vedendo una serie di evoluzioni interessanti. Fino a pochi anni fa si diceva che la trazione elettrica era adatta soltanto a piccoli veicoli stradali, tipo i golf cart o cose del genere. Ora siamo arrivati ad avere delle automobili elettriche perfettamente pratiche e comparabili a quelle tradizionali. In parallelo, si comincia a pensare ad altre categorie di veicoli. Il crollo dei prezzi delle batterie rende possibile la costruzione di camion elettrici con autonomie di parecchie centinaia di chilometri a prezzi ragionevoli, che richiedono un’infrastruttura di ricarica specifica, ma è una cosa perfettamente possibile.

"Il futuro del trasporto. Come la mobilità elettrica cambierà la nostra vita”
"Il futuro del trasporto. Come la mobilità elettrica cambierà la nostra vita”

Per le navi, ci stiamo rendendo conto che è possibile attrezzare una porta-container caricando a bordo un certo numero di container di batterie. La ‘Yara Birkeland’ è una porta-container norvegese completamente elettrica in servizio dal 2022. È piccola in confronto alle grandi navi porta-container oceaniche, ma dimostra che è una cosa fattibile.

Infine, si è sempre pensato che gli aerei elettrici fossero una contraddizione in termini, ma invece ci sono dei prototipi che stanno dimostrando il contrario. Sono aerei di aspetto un po’ curioso: hanno una grossa ‘pancia’ per ospitare le batterie e delle ali strette perché non c’è bisogno di metterci i serbatoi del carburante dentro. Si tratta di aerei pensati per portare qualche decina di passeggeri su distanze dell’ordine del migliaio di chilometri. Non ci si fanno viaggi intercontinentali, ma sono mezzi di trasporto molto interessanti perché sono molto efficienti e non inquinanti. Insomma, sono aree tecnologiche in rapida evoluzione che hanno sbocchi pratici a breve termine”.